L'editoriale

La nuova Lega tra rapporti segreti e vendette

All'interno del fu Movimento di Via Monte Boglia è in atto una resa dei conti
Gianni Righinetti
25.06.2025 06:00

C’è una frase che, roboante, risuona da quando Daniele Piccaluga ha assunto le redini del fu Movimento di Via Monte Boglia: «La Lega è tornata a fare la Lega». Prima la verve ruspante da grancassa carnascialesca al ritmo di guggen per rilanciare la Lega della (e tra) la gente, il tutto ingolosendo la base con i sapori del risotto e luganiga. Poi l’idea strampalata dell’arrocco dipartimentale tra Norman Gobbi e Claudio Zali, dove però sotto, sotto c’era ben altro. Tensioni e coltellate alle spalle: una resa dei conti in grande stile. Sabrina Aldi la sua versione l’ha espressa in una lunga intervista nell’edizione di ieri del nostro giornale annunciando nel contempo l’addio alla Lega e alle cariche elettive. Il destino politico di Eolo Alberti (sotto inchiesta penale) è segnato: verrà espulso nelle prossime settimane nel corso di un’assemblea straordinaria. È in atto, dunque, una resa dei conti e altri potrebbero finire sulla lista nera dei nuovi poteri leghisti. Nuovi quelli che sono in prima linea, ma nelle retrovie c’è una regia collaudata e il braccio armato del Mattino. Va bene, scusate, dimentichiamo di giocare la parte gradita al potentato leghista: «Il Mattino non è la Lega». Poi, aggiungiamo noi, alcune concomitanze sono ovviamente fortuite, dettate dal puro caso. Ma, in fin dei conti, nelle stanze segrete e nel corso delle assemblee a porte rigorosamente sprangate, i leghisti facciano poi quello che vogliono e che più genera soddisfazione e profondo piacere. Fino a quando il gioco è finalizzato al reciproco massacro nell’illusione che questo generi una rinascita, senza considerare l’ipotesi dell’autodistruzione, sono in fondo semplici ed interni giochi di bassa lega. Ma non si può tacere l’azione del vertice leghista che ha deciso di sostituirsi all’autorità inquirente per «fare chiarezza» nell’orbita Hospita nella quale gravavano prima Alberti e poi Aldi. Un rapporto scritto di proprio pugno e firmato dall’avvocato Enea Petrini, leghista, già parlamentare e membro (in quota Lega) del CdA di BancaStato. «Mi è stato richiesto di esprimere un parere (…)»: inizia con questa frase un documento che ha poi ricevuto l’imprimatur del vertice, a partire dall’allora coordinatore ad interim Norman Gobbi: guida leghista al momento dell’assegnazione del mandato (da chi e perché?) e al momento della lettura di gruppo tra «leghisti fidati». Un documento molto pesante nei contenuti e dal castello che se ne desume, ma che ai fini pratici è carta straccia: si tratta di un rapporto di parte, concepito non sulla base di un contraddittorio, per giunta stimolato in gran segreto e sottaciuto, fin negato, per mesi. Anche dai diretti interessati che si sono arrabattati prima per dire che non esisteva, poi che erano solo «una raccolta di informazioni». Pure quando è partito il filone d’inchiesta su Alberti, a nessuno è venuto in mente di dichiararne l’esistenza, di trasmetterlo in Procura, o magari di mostrarlo in Governo, dato che Alberti era pure membro di CdA nel parastato (EOC). Amnesie e dimenticanze del tutto casuali? Tutto è possibile, ma si deve ammettere che è tremendamente difficile credere che sia stato davvero così.

Sabrina Aldi (che non ha alcun procedimento penale in corso) non è certamente immune da errori, perché quando finisci nei meccanismi della «politica degli affari», devi essere maggiormente comunicativo e non dare nulla per scontato. E, soprattutto, è sbagliato farsi carico personalmente di dinamiche politico-partitiche finalizzate alla ricerca di candidati del proprio colore politico per nomine nel potere giudiziario. Poi sì, andrebbe detto che il profilo piaceva trasversalmente. È fin tutto maledettamente semplice: se di inciucio si è trattato, questo non lo si può imputare a una sola persona, bensì a un gruppo parlamentare e pure ad un’ampia fetta del Gran Consiglio. E tutto questo vale anche per le poltrone nei CdA, per giunta l’inghippo coinvolge anche il Governo che la sua l’ha detta e, comunque, la può sempre dire. In un mondo di lupi c’è sempre da essere sospettosi quando qualcuno si presenta come linda e innocente pecorella.

Quando ieri è stata pubblicata l’inattesa intervista a Sabrina Aldi, i telefonini del gotha leghista si sono fatti incandescenti perché questa ipotesi non era stata considerata. Piccaluga ha risposto ai media in mattinata dopo aver concordato qualche frase fatta, come il risibile (a maggior ragione per un leghista che pretende di dire pane al pane a vino al vino) «ne prendiamo atto» riconducibile alle dimissioni dell’avvocato Aldi che ora promette di finire qui la sua carriera politica, ma che nel contempo assicura che ci sarà una lunga coda giudiziaria. Non lascerà cadere il tutto come se nulla fosse mai accaduto, come se certe frasi verbalizzate davanti al procuratore generale Andrea Pagani, il consigliere di Stato Gobbi non le avesse mai pronunciate. Come se quel rapporto (che doveva restare segreto), non fosse mai stato redatto. Aldi è un po’ il capro espiatorio, ma intanto molti leghisti vivono ore e giorni intrisi di imbarazzo.

A questo punto magari toccherà all’arguta penna di Lorenzo Quadri dalle colonne del Mattino inventare una via d’uscita per la sua Lega, con l’apporto del «governo ombra» di Via Monte Boglia. Al domenicale che accusa tutto e tutti di essere inclini al «mainstream» toccherà confezionare un’edizione per smorzare i toni, fondamentalmente quindi di «mainstream» leghista. Nella situazione attuale si può certamente continuare a prendersela con gli altri, vestire il guscio del Calimero e dipingersi come vittime, o, con linguaggio forbito da leghismo 3.0, come «parte lesa». Ma, forse, sarebbe bene finirla con il cabaret. I leghisti non ci avevano detto che ci sono i problemi dei ticinesi da risolvere? Forza, il tempo stringe.

In questo articolo:
Correlati
Lo strappo con la Lega: parla Sabrina Aldi
«Questo modo di fare politica mi ripugna, inoltre considero che i rapporti con gli attuali vertici del mio partito non siano più sanabili e che la frattura sia irreversibile: è quindi giusto che io lasci non solo il partito ma pure il mio incarico politico in Gran Consiglio»
Tensioni in via Monte Boglia, replicano Piccaluga e Quadri
Dopo l'intervista della dimissionaria leghista Sabrina Aldi, il coordinatore del movimento e il direttore del domenicale commentano la vicenda - La Gestione ha discusso stamane del caso e tornerà a farlo nelle prossime settimane - In Gran Consiglio è pronto a tornare Giancarlo Seitz