L'editoriale

La prospettiva che non lascia tranquilli

Chi un mese fa ha gridato all’isolamento del Ticino a seguito della chiusura della galleria ferroviaria di base del San Gottardo forse oggi ha capito che avrebbe fatto meglio a risparmiare i toni iperbolici per un’occasione più consona
Bruno Costantini
12.09.2023 06:00

Chi un mese fa ha gridato all’isolamento del Ticino a seguito della chiusura della galleria ferroviaria di base del San Gottardo per un deragliamento, scambiando un indubbio problema di mobilità ed economico per un evento apocalittico che avrebbe tagliato fuori il nostro cantone dal resto della Svizzera, forse oggi ha capito che avrebbe fatto meglio a risparmiare i toni iperbolici per un’occasione più consona. Se la ferrovia con la vecchia linea di montagna dai tempi di percorrenza più lunghi garantisce comunque i collegamenti per le persone, mentre per le merci il traffico è già ripreso nel tunnel di base, la concomitante chiusura per una settimana della galleria autostradale è un fatto allarmante che dimostra la vulnerabilità del principale asse di transito tra il nord e il sud dell’Europa.

Il Ticino aveva già sperimentato di peggio, con la chiusura per due mesi del San Gottardo dopo l’incendio del 2001, uno dei tragici eventi di un autunno nero sul piano internazionale e su quello nazionale. Ora a dare più da pensare non è tanto la chiusura della galleria per una settimana con la strada del passo ancora aperta e la deviazione sul San Bernardino, ma la prospettiva: il tunnel ha ormai 43 anni ed è stato sottoposto a un traffico ben superiore a quanto previsto. Poiché la seconda canna sarà pronta solo fra sette anni, nel frattempo altri problemi strutturali all’opera originaria non sono da escludere. A cosa andremmo incontro? Il Ticino non deve solo recarsi a Berna a chiedere risarcimenti, ma dovrebbe definire con la Confederazione una strategia qualora le circostanze rischiassero di mettere il nostro cantone in una situazione di isolamento. La coesione nazionale non è solo teoria. Questa è inoltre l’occasione per tornare a battere i pugni sul tavolo del Consiglio federale per ottenere il completamento di AlpTransit a sud di Lugano, la circonvallazione di Bellinzona e la «gronda ovest» del Gambarogno sciaguratamente esclusi da Ferrovia 2050. La garanzia dei collegamenti e la sicurezza dei trasporti devono essere una priorità del Ticino che non vuole l’isolamento.

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