La vergogna di una pena troppo mite

È buona regola non commentare le sentenze, le stesse vanno semmai rispettate o impugnate. Ma ogni regola ha la sua eccezione e nel caso del recente pronunciamento della Corte delle Assise criminali nei confronti di don Ronaldo Leo la stessa va sollevata. A ricorrere in seconda istanza ci penserà la pubblica accusa; noi, non da giuristi azzeccagarbugli, bensì da cittadini allibiti, ci limitiamo a sottolineare con stupore e delusione di come la giustizia non sappia considerare oggettive aggravanti, trasformandole per paradosso in inaccettabili attenuanti. Ogni essere umano ha diritto ad essere equamente trattato, finanche giudicato. Ma ogni uomo o donna, a maggior ragione se si tratta di minori, deve essere tutelato nella propria integrità, fisica e psicologica. Chi ne abusa, ne abusa: punto. Non ci vengano a raccontare dello scalino più basso della graduatoria, per il fatto che ci fossero uno o più strati di vestiario tra la pelle, le parti intime e le grinfie dell’abusatore. Sono giustificazioni che non si possono più sentire, che non possiamo tollerare, che ci mettono la pelle d’oca.
Chi per professione o per scelta di dare una mano alla società nella crescita dei giovani ha il privilegio di stare vicino a chi rappresenta il futuro collettivo, è investito di un’importante responsabilità. Ogni gesto o azione che viola mente o corpo, o che interferisce con una sana e naturale crescita verso l’età adulta, è soltanto un’aggravante, mai un’attenuante. E questo senza se e senza ma. Non ci accaniamo contro quel giudice e quella corte che si è aggrappata ad ogni cavillo del Codice penale.
Ci appelliamo, una volta ancora, finanche supplicando, uomini e donne di buona condotta e integrità morale a mettere mano in maniera decisa alle regole del codice penale. È risaputo che la Svizzera è tra gli Stati europei maggiormente tolleranti sugli abusi e va da sé che sentenze scandalosamente lievi appaiono offensive verso le vittime, ridicolizzano il tema della violazione intima, sono uno schiaffo alle vittime. Vittime una volta di più. Ci vuole il coraggio di dire basta, ma basta per davvero. Parlamento federale, se ci sei, batti un colpo. Avendo quale fine una vera giustizia. Poi nessuna pena potrà mitigare il dolore di quella ferita inferta a una persona innocente, ferita che mai si rimarginerà. Nella mente di quei poveri ragazzi rimarrà il gesto di un adulto malato o incapace di contenere le sue perverse pulsioni sessuali.
Diamo atto alla Chiesa di avere cambiato passo dopo il rapporto del settembre 2023 che ha tolto il coperchio su un pentolone maleodorante da decenni. Il tempo delle giustificazioni indulgenti o del silenzio complice è finito. Spalle al muro le cose stanno cambiando, ma non ci può bastare: il comportamento, finanche vescovile da parte dell’ex numero uno della Curia Valerio Lazzeri, è stato leggero, incosciente e inaccettabile. Tanti, troppi, hanno chiuso gli occhi e tollerato un prete come don Leo. Oggi non si può prescindere dall’obbligo di denuncia. Senza esitazione alcuna. Ma poi ci vogliono sentenze degne di questo nome. Non ridicole misure da comminare a ladri di polli. Nel nostro Stato di diritto non può essere in proporzione più severa la pena per un automobilista col piede pesante che per un viscido abusatore di minori.