L'editoriale

L'autunno caldo dei conti cantonali

Il dibattito sul Consuntivo 2022 che sta andando in scena in Gran Consiglio in questi giorni non ha certo stupito per novità – A catturare l’attenzione, giustamente, è il Preventivo 2024
Paolo Gianinazzi
21.06.2023 06:00

l dibattito sul Consuntivo 2022 che sta andando in scena in Gran Consiglio in questi giorni non ha certo stupito per novità. D’altronde, le cifre dello scorso anno (peraltro positive), in questo momento interessano a pochi o nessuno. A catturare l’attenzione, giustamente, è il Preventivo 2024. Quello in cui, a settembre, saranno presentate le misure per il riequilibrio delle finanze. Senza girarci troppo intorno: il deficit strutturale delle finanze cantonali ammonta, per i prossimi anni, attorno ai 150 milioni di franchi. Ora, senza scomodare i triti e ritriti paragoni con «il buon padre di famiglia», appare chiara la necessità di intervenire. Fare debito, in determinate e temporanee circostanze può essere buona cosa. Portare avanti deficit strutturali non lo è mai. Altrettanto chiaro è il fatto che, con i paletti del decreto per il pareggio di bilancio votato dal popolo nel maggio 2022 (intervenire prioritariamente sulla spesa, escludendo aumenti d’imposte, senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti, senza riversare oneri ai Comuni), i sacrifici si faranno sentire. Detto altrimenti: la spesa andrà tagliata, e qualcuno rimarrà scottato. D’altronde, non c’è alternativa: quell’impostazione è stata prima voluta dalla maggioranza del Parlamento e poi approvata pure in sede popolare con un secco 56,9% di voti favorevoli. La via è stata tracciata. E ora spetta prima al Governo proporre e poi al Parlamento discutere (e azzuffarsi) sulle misure per dare seguito a quel voto.

Una critica, però, va mossa sulle tempistiche. Che la situazione si stesse facendo difficile lo si era capito sin dal 2020. E già nel maggio 2022, guardando ai dati di Piano finanziario disponibili allora, era ben chiara anche l’entità del deficit strutturale. L’incantesimo della BNS si è sciolto come neve al sole già nel corso del 2022, togliendo il velo alla fragilità delle finanze cantonali. Le prime misure di rientro saranno però presentate solo a settembre e poi, se tutto filerà liscio (ma ci permettiamo di dubitare che sulle misure si andrà in goal senza qualche bagarre) saranno discusse in Parlamento a fine anno. In soldoni, resterà poco più di un anno per trovare quel pareggio di bilancio votato nel 2022 (e peraltro comunque sancito quale principio nella Costituzione cantonale sin dalla votazione popolare del 2014). Si poteva e si doveva agire prima. Almeno un anno prima, con il Preventivo 2023, quando il mancato introito dalla BNS si stagliava all’orizzonte. Un rimprovero che vale per il Governo, certamente, ma anche per il Parlamento. Spesso il Legislativo redarguisce l’Esecutivo su questo aspetto, a suon di «spetta al Governo presentare le misure». Tutto vero. Ma stride con il fatto che anche il Parlamento dal 2022 a oggi ha comunque approvato crediti e nuovi compiti per decine di milioni di franchi senza battere ciglio, e senza interrogarsi sulla necessità di risparmiare e darsi delle priorità.

Già, il vero cantiere della politica, al momento in cui sarà presentata la manovra, sarà quello di darsi delle priorità: a cosa non si può rinunciare e cosa invece può attendere. Un lavoro che andrà fatto senza cedere al panico, evitando di prendere misure draconiane sulla base di preventivi e preconsuntivi, per poi scoprire di aver calcato troppo la mano in sede di consuntivo. Ma anche un lavoro che andrà fatto con una certa concertazione, soprattutto all’interno del cosiddetto fronte borghese. Non dovesse essere così, appare sempre più una certezza il ricorso alle urne. Come in tutte le cose, servirà equilibrio. E ciò anche per evitare di presentare in fretta e furia misure che non reggerebbero alla prova del voto popolare, creando così ulteriore confusione. Al cittadino (che in questo momento ha ben altro di cui preoccuparsi), importa poco se il pareggio sarà raggiunto a fine 2025 o l’anno successivo. Ciò che conta è presentare misure equilibrate. E, allo stesso tempo, sapere di poter contare su uno Stato con finanze solide, pronto a rispondere in caso di urgenza, come accaduto durante la pandemia. Detto diversamente: difficilmente vedremo gente in strada a protestare se il pareggio arriverà nel 2026. Diverso il discorso se saranno proposti tagli inopportuni.

Intanto, il Consuntivo 2022 verrà forse approvato oggi con una risicata maggioranza, di cui fanno parte solo due partiti di Governo (PLR e Centro). Se venisse bocciato con i voti contrari di Lega e PS sarebbe invece un chiaro segnale in vista del Preventivo 2024. Ad ogni modo, comunque vada a finire, all’orizzonte di solide alleanze non se ne vede nemmeno l’ombra. Ci attende un autunno politicamente caldo. Anzi, almeno un paio di autunni molto caldi.

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