L'editoriale

Lex Netflix al voto tra globale e locale

Il vero fulcro dell’oggetto in votazione è l’obbligo per le piattaforme di streaming di programmare almeno il 30% di produzioni europee
Antonio Mariotti
04.05.2022 06:00

Il 31 marzo scorso la televisione romanda RTS ha lanciato la nuova serie poliziesca Hors Saison che segna un passo importante nell’ambito del panorama audiovisivo elvetico. Si tratta infatti della prima produzione di questo tipo interamente concepita, sceneggiata, prodotta e girata nel nostro Paese che ha potuto contare su importanti capitali stranieri (francesi per l’esattezza). Ciò ha permesso di avere a disposizione un budget di 8,5 milioni di franchi, quasi il doppio rispetto al costo abituale di una produzione da 300 minuti alle nostre latitudini. Bruscolini, comunque, rispetto ai 130 milioni investiti da Netflix per la prima stagione di The Crown, tanto per far capire quali sono le cifre che circolano a livello mondiale. Hors Saison potrebbe però rimanere un’eccezione alla regola, se il prossimo 15 maggio dalle urne dovesse scaturire un «no» alla revisione della Legge federale sul cinema.

I 15-18 milioni di franchi annui che le piattaforme di streaming e le reti tv straniere che fanno ricavi in Svizzera sarebbero obbligate a reinvestire nel nostro Paese nel caso di una vittoria del «sì» non basterebbero infatti ad assicurare un fulgido futuro alla produzione audiovisiva indigena. Servirebbero al massimo per produrre un paio di serie e un lungometraggio in più ogni anno. Il vero fulcro dell’oggetto in votazione è quindi un altro: l’obbligo per le piattaforme di streaming di programmare almeno il 30% di produzioni europee. Una regola che, da fine 2018, tutti e 27 i Paesi dell’UE sono tenuti a rispettare e che il telespettatore elvetico vivrà presto, o sta già vivendo, poiché è impensabile che colossi come Netflix, Amazon o Disney+ elaborino un’offerta ad hoc per un Paese così piccolo e per giunta suddiviso in tre aree linguistiche.

Accettare la revisione di legge significherebbe quindi soprattutto riallinearsi alle norme europee in materia e compiere un passo decisivo verso la futura rinegoziazione con Bruxelles dell’accordo bilaterale sul programma Media, al quale la Svizzera ha già partecipato a tutti gli effetti tra il 2007 e il 2013. Un programma (ora confluito nel filone «Europa creativa») che può contare per il periodo 2021-2027 su ben 1,5 miliardi di euro soltanto per il sostegno alla produzione audiovisiva.

Il fatto di reinvestire una percentuale dei propri ricavi sui vari territori nazionali non è invece obbligatorio nei Paesi dell’UE ma è significativo che le maggiori industrie cinematografiche del continente (Francia e Italia in primis) abbiano adottato aliquote fino al 20% dei proventi per favorire le loro produzioni. Ben oltre il 4% proposto da Consiglio federale e Parlamento. Questo meccanismo non deve però essere visto come una «punizione» per il successo ottenuto dalle piattaforme di streaming ma nemmeno come un «risarcimento» a favore di un cinema svizzero che, nonostante i recenti successi, stenta ancora a farsi conoscere dal grande pubblico internazionale. È piuttosto un necessario aggiornamento legislativo alla luce della rivoluzione che negli ultimi anni ha vissuto il settore audiovisivo a livello della fruizione delle opere. Come la Confederazione fa da quasi 60 anni, gli enti regionali da decenni e la SSR da un quarto di secolo, tocca ora anche a questi nuovi attori globali sostenere la produzione indipendente locale.

Del resto, dopo l’ubriacatura collettiva del lockdown, le piattaforme hanno capito che, se non vogliono perdere terreno, non possono sottovalutare l’aspetto locale delle loro proposte. Investire nei vari territori in cui operano non è più solo un’opzione ma un obbligo. È quindi del tutto improbabile che, come paventano i contrari alla revisione di legge, i prezzi degli abbonamenti aumentino nel caso s’imponesse il «sì». Le grandi piattaforme dimostrano ogni giorno di saper spendere bene i propri soldi. E non si vede perché non dovrebbero saperlo fare in Svizzera.

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