L'editoriale

Lo specchio di una società che cambia

Che cosa ci insegna la discussione dell'altro ieri in Gran Consiglio che ha portato alla decisione di anticipare l'insegnamento del tedesco?
Bruno Costantini
15.03.2023 06:00

La discussione dell’altro ieri in Gran Consiglio che ha portato alla decisione di anticipare alla prima media l’insegnamento del tedesco è stata lo specchio dell’odierna società ticinese con le sue tendenze e le sue contraddizioni. Al di là della scelta e delle difficoltà che potrebbe comportare la sua applicazione, il dibattito ci ha ricordato che in un Paese complesso come la Svizzera - plurilingue, multiculturale, dove le minoranze devono coltivare la loro identità ma anche avere gli strumenti per sentirsi parte integrante del sistema federale (l’unità nella diversità alla base della coesione nazionale) - gli equilibri non sono facili da trovare e mantenere in un mondo globale che viaggia velocemente mettendo sotto pressione le comunità locali. È un passaggio di idee, di contrasti, di occasioni da cogliere, di pericoli da sventare. Per non smarrirsi bisogna avere una solida identità culturale che passa anzitutto dalla lingua e dai valori che essa esprime. «I giovani non sanno più scrivere in italiano. Non sarebbe, questo, un dramma da affrontare tutti insieme: pedagogisti, docenti, politici?», ha detto in un’intervista al nostro giornale il professore emerito di letteratura italiana all’Università di San Gallo Renato Martinoni. Poi c’è il tedesco: la maggioranza della Svizzera è germanofona, con questa parte del Paese dobbiamo costantemente confrontarci per studio e per lavoro, AlpTransit ci ha avvicinato ancora di più a questa realtà. Adesso c’è pure l’inglese, lingua sempre più diffusa anche in Ticino nel settore finanziario e in quello delle nuove tecnologie. Gli incastri non sono semplici nemmeno per la scuola che deve sì innanzitutto formare dei cittadini che sappiano ragionare con la loro testa, ma che non può ignorare quanto successivamente attende i giovani negli studi e nel mercato del lavoro. Sono i segnali di un cantone che è di fronte a nuove scelte. Nelle scorse settimane il CdT ha ospitato i contributi dei sindaci dei centri urbani per delineare gli indirizzi della Città Ticino; nell’edizione odierna è invece il professor Remigio Ratti a tracciare i possibili percorsi per evitare le secche di un Paese perdente.