L'editoriale

Messaggi verso Berna su AlpTransit

Ma le parole resteranno tali se non vi sarà un lavoro di squadra verso la Confederazione
Bruno Costantini
25.05.2023 06:00

Negli anni non è proseguita una pressione politica sufficiente per completare il tracciato in Ticino. Così si esprimeva nel 2016, in occasione dell’inaugurazione della galleria ferroviaria di base del San Gottardo, Renzo Respini, capo del Dipartimento del territorio nella prima metà degli anni Novanta del secolo scorso quando, assieme a un gruppo di riflessione interdisciplinare, riuscì a convincere Berna sulle esigenze ticinesi per il tracciato della nuova trasversale, rimasta comunque monca a sud di Lugano e senza la circonvallazione di Bellinzona e l’aggiramento del Gambarogno. Allora c’era un intero cantone molto attento allo sviluppo di AlpTransit. Ora, aperte le due gallerie del San Gottardo e del Monte Ceneri, la politica ha ripreso il tema, grazie anche all’insistenza di ProGottardo. Lo scorso anno, prendendo posizione sul progetto Ferrovia 2050 della Confederazione, il Consiglio di Stato ha voluto esprimere in modo «inequivocabile», per bocca di Claudio Zali, le richieste ticinesi per anticipare i crediti di progettazione, dopo che il completamento di AlpTransit era già stato rivendicato dal Gran Consiglio nel 2018 e nel 2019, con analoga sollecitazione venuta dal Legislativo di Lugano.

L’altro ieri il Parlamento ha voluto compiere un terzo atto votando all’unanimità un «messaggio alla popolazione e alle autorità». Si può pensare che la politica sia determinata. «È giusto votarla, ma una risoluzione di questo tipo non vale niente, non muoverà l’autorità federale», ha detto in aula Pino Sergi dell’MPS. È una provocazione con una verità. Le parole resteranno tali se non vi sarà un lavoro di squadra verso la Confederazione. Il Ticino dovrà essere unito e convincente, capace di costruire alleanze perché anche Romandia e Svizzera tedesca hanno pretese. La pressione politica svanita, per riprendere Respini, dovrà venire innanzitutto dal Consiglio di Stato (che può contare sull’esperienza della veterana di Palazzo federale Marina Carobbio) e dalla Deputazione ticinese (quella attuale, che in giugno incontrerà il capo del DATEC Albert Rösti, e quella che uscirà dalle elezioni federali di ottobre). Tutto il resto è vuota liturgia.

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