Pensieri dal battellino

Gli interessi dei ticinesi

Ancorato il battellino in spiaggette all’ombra di grandi alberi, mentre Asia faceva il bagno ho guardato sull’iPad alcuni frammenti del dibattito in Gran Consiglio
Bruno Costantini
24.06.2023 06:00

In questi giorni, per trovare sollievo dalla calura, con il battellino siamo sempre stati a goderci la brezza del golfo, Asia sdraiata a prua con il suo nuovo costume crochet boho chic interrogandosi su chi in Consiglio federale prenderà il posto di Alain Berset. La mia amica microinfluencer del lago ha il sogno romantico di veder sbucare da dietro il San Salvatore un idrovolante con ai comandi il ministro socialista, magari assieme al collega Ignazio Cassis che torna a casa per il week-end.

Anche gli amici di Caprino ai quali abbiamo consegnato gazzosa e Barbera fatto col mulo erano intenti a scrutare l’orizzonte, tuttavia non per intercettare Berset, bensì per guardare i movimenti sull’altra sponda del Ceresio con l’affollamento di dirigenti ed ex dirigenti del PLR di Lugano nelle liste per il Consiglio nazionale: l’attuale presidente Paolo Morel e la ex presidente Giovanna Viscardi nella lista liberale, l’ex presidente Giorgio Grandini come indipendente nella lista leghista «per far ragionare chi si sente liberale radicale dentro di sé». Non facile. Il salto della quaglia Grandini l’aveva già fatto all’inizio dell’anno aprendo una sua rubrica sul Mattino, dando in fondo ragione a una vecchia teoria di Giorgio Giudici secondo cui la Lega è nata come costola del PLR. Oggi Re Giorgio confessa però che se si dovesse candidare non lo farebbe né con gli uni né con gli altri, ma su una lista sua, alimentando così, pure lui, la frammentazione politica come avvenuto in Gran Consiglio alle elezioni cantonali.

A proposito di Parlamento: ancorato il battellino in spiaggette all’ombra di grandi alberi, mentre Asia faceva il bagno ho guardato sull’iPad alcuni frammenti del dibattito in Gran Consiglio stuzzicato dal fatto che sul sito del Cantone nella pagina dedicata alle «informazioni in lingua facile» si spiega che il «Parlamento rappresenta gli interessi dei ticinesi». L’affermazione è impegnativa anche se in lingua facile e la sua attinenza con la realtà da dimostrare. La discussione sul consuntivo si è aperta con un florilegio di citazioni da far spavento: Seneca, Omero, Machado, Machiavelli, Stiglitz, La Rochefoucault, Harry Potter, Fantozzi. Vien quasi il sospetto che qualche intervento sia stato preparato con una presunta intelligenza artificiale. Dopo tre giorni di parole più o meno utili, più o meno superflue, visto che il vero dramma verrà con il prossimo preventivo, il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha mandato il Parlamento a quel paese (nella lingua facile si direbbe in altro modo, ma tecnicamente altrettanto corretto), rifiutandosi di rispondere alle domande e chiudendo di fatto la discussione. Ruvido e risolutorio, Zali lo si apprezza o lo si detesta per questo. La mia amica ha osservato che ciò non è rispettoso del Legislativo e quindi degli «interessi dei ticinesi». Infatti ci sono altri metodi.

Le leggende di Palazzo narrano un episodio degli anni Settanta del secolo scorso, quando il responsabile delle finanze cantonali Ugo Sadis, dovendo rispondere a una raffica di domande dei deputati del Partito socialista autonomo, fece lavorare tutta la notte i suoi funzionari per preparare le risposte. Il giorno dopo Sadis sommerse i deputati con una valanga di informazioni mischiando di proposito le indicazioni fornitegli dai servizi, cosicché nessuno capì più nulla e tutti s’azzittirono. Come di fronte alla Beatrice di Dante, «ogne lingua deven tremando muta» (omaggio all’inutile citazionismo parlamentare).