La posta di Carlo Silini

Produttori di servizi di comunicazione, questa lettera è per voi

Scrivete a [email protected] con menzione «per Carlo Silini»
Carlo Silini
10.08.2022 06:00

Caro Carlo, il 17 maggio hai scritto una risposta riguardo ai costi "invisibili" della posta elettronica, una risposta molto dettagliata e precisa. Mi tocca particolarmente poiché da anni lavoro ed insegno in Svizzera ma ancora di più in Cina sui problemi legati agli sprechi del consumismo ed in particolare dell’energia. Agli studenti spiego anche come il consumo di energia sia aumentato notevolmente da quando l’informatica è entrata nel cerchio personale e sociale. La tua risposta si chiude con un consiglio che certamente va condiviso, e cioè scambiarci lettere di carta che spinge a riflettere meglio e di più sui messaggi che veramente contano. Ma è un consiglio più di ordine etico, personale, sociale. La posta elettronica ed i suoi annessi e connessi di social non spariranno ed anzi aumenteranno. I consigli direttamente legati all’elettronica che riprendi dal VSB vanno certamente bene. Il consumatore può certamente fare il suo per ridurre, ma i produttori, nel nostro caso i fornitori di servizi di comunicazione, potrebbero e dovrebbero fare il loro dovere! Loro hanno gli strumenti per darci le statistiche e dirci dove noi consumatori potremmo ridurre i consumi energetici nell’utilizzo dei messaggi elettronici. Ed andrei anche oltre: loro potrebbero implementare questi strumenti di controllo energetico sulla comunicazione e contribuire in modo sostanziale ad evitare gli sprechi. Insomma, dal consumatore bisogna passare al produttore che è il vero inquinatore. Chiediamogli di fare qualcosa in tal senso.

Claudio Boër, Lugano

Caro Claudio, abbiamo discusso a lungo in un’ampia intervista su alcuni modi poco noti di ridurre i consumi. Raccontavi che per evitare immensi sprechi - per esempio nella produzione delle scarpe - bisognerebbe "porre il consumatore non alla fine della catena logistica, o solo in negozio, come vuole la produzione di massa, quando ormai i prodotti sono già fabbricati, ma all’inizio, prima che li prodotti entrino nel ciclo manifatturiero". Invece di offrire ai consumatori miliardi di scarpe fatte e finite tra le quali scegliere le proprie, lasciandone invendute tantissime, bisognerebbe comandare solo quelle che servono, magari prendendo un calco scientifico del piede, in modo che risultino poi perfette. E soprattutto in modo da evitare sprechi. Entrando però nel mondo del virtuale le cose si complicano, perché gli sprechi diventano invisibili e nessuno ha l’impressione di farne. Citavo uno studio scientifico in base al quale un dipendente invia e riceve in media 55 email 33 volte al giorno e questo produrrebbe tanti gas serra quanto 11 km di spostamento in auto. Suggerivo comportamenti virtuosi al nostro livello di semplici utenti, come eliminare le email regolarmente, allegare solo foto in bassa risoluzione, svuotare spesso il cestino e impostare un filtro antispam. Sono felice che, dall’alto delle tue competenze, inviti anche i produttori di posta elettronica a giocare a carte scoperte, dicendoci chiaro e tondo dove possiamo risparmiare e quanto paghiamo esattamente per le nostre navigate su Internet. Ma, chissà perché, ho l’impressione che ai produttori sfuggirà il nostro accorato appello.