Vita da Cannes

Uno scandalo, anzi sono due

Il 76. Festival di Cannes non poteva iniziare in maniera più eclatante, soprattutto se si pensa che entrambe le opere jn questione sono firmate da registe
Antonio Mariotti
19.05.2023 08:58

Due titoli, due scandali: il 76. Festival di Cannes non poteva iniziare in maniera più eclatante, soprattutto se si pensa che entrambe le opere jn questione sono firmate da registe: Maïwenn con il film d’apertura Jeanne Du Barry e Catherine Corsini con il primo lungometraggio in concorso: Le Retour. Sia ben chiaro però: a far scorrere fiumi d’inchiostro sulla stampa francese nel corso delle ultime settimane non è stato il contenuto delle vicende narrate sullo schermo o l’approccio artistico delle autrici, anche perché nessuno aveva ancora visto il risultato finale, bensì delle vicende accadute prima, durante o dopo le riprese che gettano un’ombra soprattutto sui criteri che possono portare una manifestazione di rinomanza mondiale come il Festival di Cannes ad accettare o meno certe produzioni nella sua selezione ufficiale. Ma andiamo con ordine e iniziamo dalla star assoluta di questi primi giorni sulla Croisette: Johnny Depp. Poco meno di un anno fa si concludeva il processo che ha visto di fronte, in una corte di Washington, ma anche davanti agli occhi di milioni di americani che vi assistevano in diretta tv, il protagonista della saga dei Pirati dei Caraibi e la ex moglie Amber Heard che lo accusava di violenze coniugali. Depp ne è uscito più o meno pulito ma ha dovuto addentrarsi in molti dettagli scabrosi della sua vita di coppia ed ammettere davanti ai giudici l’eccessivo consumo di alcol e droga in quel periodo. Insomma, non proprio il personaggio più raccomandabile da mettere in mostra per la prima, trionfale, «Montée des Marches». Neppure Maïwenn è del resto un’anima candida: nei giorni scorsi ha ammesso in un’intervista di aver aggredito il giornalista francese Edwy Plenel, cofondatore del sito d’informazione Mediapart. Il motivo? Non ha voluto chiarirlo, ma pare che abbia a che vedere con gli articoli pubblicati dalla testata online riguardanti le accuse di stupro nei confronti del regista e produttore Luc Besson, già partner di Maïwenn nonché padre di uno dei suoi figli.

Insomma, chi più gossip ha più ne metta, senza dimenticare le voci ricorrenti sui rapporti tesi (per non dire burrascosi) tra la stessa Maïwenn e Johnny Depp sul set di Jeanne Du Barry. La regista e protagonista del film ha preferito metterla sul piano culturale, sottolineando come per

il buon Johnny si trattasse della prima esperienza su un set francese dove vigono regole di comportamento diverse rispetto a quelle di Hollywood. Il fatto che i due litiganti abbiano percorso il tappeto rosso mano nella mano martedì sera sulla Croisette potrebbe far presagire una riappacificazione. O un’abile mossa pubblicitaria, visto che il film è uscito nelle sale francesi in concomitanza con la cerimonia d’inaugurazione del festival.

Più seri, e molto meno frivoli, i motivi che hanno scaraventato nell’occhio del ciclone Le Retour, dodicesimo lungometraggio della regista di origine corsa Catherine Corsini interamente girato nella sua regione natale. Il film è stato incluso nella competizione in seconda battuta, dopo la conferenza stampa, poiché il festival ha richiesto maggiore chiarezza su due aspetti. Primo, il fatto che il Centre National de la Cinématographie (CNC) abbia revocato il contributo statale di 700.000 euro poiché la produzione non ha annunciato l’aggiunta di una scena (poi tagliata al montaggio) in cui due attori minorenni (15 e 17 anni) simulavano una masturbazione reciproca. È stato appurato che i due giovani simulavano e basta, che non c’era stato alcun contatto fisico tra loro e che erano stati filmati solo i loro volti, ma la decisione del CNC non è comunque mutata poiché il suo regolamento impone ai produttori di annunciare qualsiasi modifica della sceneggiatura che coinvolga attori minorenni. Cosa che non è avvenuta. Sono inoltre stati segnalati ai sindacati dei comportamenti «inappropriati » da parte di alcuni membri della troupe nei confronti di adolescenti che partecipavano alle riprese. Fatti che non sono però stati confermati da un’inchiesta interna. Ciò non toglie che Le Retour ha spaccato in due il mondo dell’industria cinematografica francese, tra chi lo considera un film che Cannes avrebbe dovuto ignorare a prescindere e chi invece parla di un polverone montato ad arte da una fazione particolarmente misogina dell’ambiente alla quale non sembrava vero di poter infierire su un’opera che vede due donne nei ruoli di produttrice e di regista.