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Goliardia d’autore

Da oggi nei negozi «Album Postumo», il nuovo lavoro dei sempre lanciatissimi Vad Vuc
Mauro Rossi
11.11.2022 06:00

Sembra strano che sia passato più di un ventennio da quando uno scapestrato gruppo di ragazzotti «momò» dal nome volutamente provocatorio si presentò a Palco ai Giovani con un divertente e casinista frullato musicale in cui c’era di tutto: dialetto ticinese, punk, folk irlandese, ska, guggenmuzik, country e addirittura echi tex-mex con tanto di sombreri sulla scena. Una allegra brigata sulla quale, visto il carattere profondamente festaiolo e goliardico che la caratterizzava, c’era poco da scommettere in quanto a tenuta artistica. Invece da allora sono passati, come dicevamo, più di quattro lustri durante i quali i Vad Vuc (è di loro che parliamo) non solo sono rimasti – pur con qualche fisiologico aggiustamento – «on the road» ma sono artisticamente evoluti tanto da diventare un punto di riferimento della scena musicale della Svizzera italiana anche e soprattutto dal profilo autoriale. Una posizione in questi giorni ribadita dalla pubblicazione di un nuovo album (il tredicesimo della ormai lunga discografia dell’ensemble, tra registrazioni in studio e «live») dal titolo Album postumo - Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane. Album nel quale la svolta verso la musica d’autore iniziata ormai da un decennio si è ulteriormente accentuata, grazie anche alla presenza di un importante lotto di ospiti (Banda Osiris, Enrico Ruggeri, Davide Van De Sfroos, Gnu Quartet...), a una produzione di prim’ordine affidata a personalità di punta della scena italiana (su tutti Taketo Gohara, tra i più importanti alchimisti sonori contemporanei) ma soprattutto a un lotto di composizioni intense e coinvolgenti in cui la profondità di pensiero e di analisi della quotidianità si mescola con una elegante e raffinata vis poetica senza tuttavia mai rinunciare a tratti di leggerezza. Ne abbiamo parlato con le due principali anime del gruppo, il cantante e leader dell’ensemble Michele «Cerno» Carobbio e il tastierista, arrangiatore e produttore Fabio «Mago» Martino.

Partiamo dal titolo, Album Postumo - Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane...
Cerno: «È un titolo provocatorio che da un lato esorcizza il periodo difficile durante il quale il disco è stato realizzato ma anche il suo contenuto. Si tratta infatti di una sorta di “concept album” composto da canzoni che, pur nella loro diversità, trattano gli aspetti violenti della nostra quotidianità».

Un disco che arriva dopo un periodo decisamente jellato: dapprima la COVID che ha bloccato ogni attività nonché il ricco programma di festeggiamenti del ventennale di attività; poi un grave guaio fisico del cantante (fortunatamente risolto) che ha nuovamente costretto la band a un nuovo stop artistico. Stop che però, a giudicare dai risultati, non ha toccato la vostra creatività che, anzi, sembra aver tratto giovamento dai vostri guai...
Cerno: «I miei problemi fisici, arrivati proprio quando stavamo per riprendere l’attività live, sono stati un evento pesante e devastante ma che ha trasformato il disco in un collante, in un’occasione di continuare a sentirci, a creare qualcosa assieme nonostante le difficoltà. Ecco perché nonostante lo si abbia titolato Album postumo ritengo sia il disco più fortunato e propositivo della nostra storia: perché è nato ed è cresciuto in un periodo incredibile di “sfighe” che si sono trasformate in “sfide” e in un qualcosa di speciale e unico».

A contribuire alla riuscita del disco, oltre alla vostra determinazione, una produzione che, per la prima volta nella storia dei Vad Vuc, è stata di levatura internazionale.
Fabio Martino: «Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con Taketo Gohara, uno dei produttori che ammiravamo di più visto che ha messo il suo imprinting su alcuni dei dischi per noi più importanti dell’ultimo decennio, da Vinicio Capossela a Brunori Sas, ai Marlene Kunz a Motta... E il fatto che dopo aver ascoltato alcuni nostri brani abbia accettato di lavorare con noi è stato un ulteriore stimolo per portare quelli che al momento erano solo dei progetti al loro compimento».

Poi ci sono gli ospiti: da Enrico Ruggeri alla Banda Osiris a Davide Van De Sfroos: quanto è stato difficile coinvolgerli?
Fabio Martino: «È stato tutto stranamente facile e naturale. Una volta che si è deciso di partire, ogni casella è andata a posto nel modo più magico e naturale possibile. Come con Enrico Ruggeri, che quando gli abbiamo proposto di cantare ne Il Mago di Cantone è andato a documentarsi sulla vicenda e ci ha risposto entusiasticamente dopo pochi giorni. O alla Banda Osiris la cui collaborazione è nata dopo un curioso incontro sulla diga della Verzasca, quasi si trattasse di un segno del destino. Ma anche con gli altri è stato facile sia entrare in contatto sia, soprattutto, lavorare assieme».

Merito probabilmente anche delle vostre canzoni, così diverse rispetto a quelle «casinare» dei vostri inizi...
Cerno: «Mi capita di riascoltare i primi dischi nei quali, è vero, dei Vad Vuc di oggi ci ritrovo ben poco: dal mio modo di cantare agli arrangiamenti che allora erano tutti piuttosto “casuali”, con brani in cui si dava il via e tutti suonavano tutto, quasi a caso. Però quel piglio goliardico di allora ritengo ci sia ancora, anche se adesso il modo di lavorare è diventato più completo, complesso, intelligente, non fosse altro che dopo 22 anni che suoniamo assieme qualcosa abbiamo imparato...».

Torniamo alle «ordinarie violenze quotidiane» dei cui racconti l’Album Postumo è zeppo. Violenze delle quali talvolta parlate con grande poesia, in altri casi con una feroce ironia che non fa sconti ad alcuno, come ne Il paese in cui tutto va bene...
Cerno: «Quello è un brano a cui teniamo moltissimo e che abbiamo addirittura scelto quale singolo da lanciare in concomitanza con l’uscita dell’album in quanto non vogliamo che passi sotto traccia, anzi. Perché tratta di una delle più brutte violenze presenti nella nostra quotidianità: gli abusi istituzionali, sui quali in nome di una apparente pacifica convivenza si tende a soprassedere. E che invece vanno denunciati, dei quali bisogna parlare apertamente senza alcun timore. Ed è quello che abbiamo cercato di fare noi usando l’arma dell’ironia ma senza velarla troppo».

Un altro brano di chiara denuncia del disco è Pirata in cui si parla della violenza sociale esercitata su chi arriva a una certa età magari con dei problemi e viene cinicamente emarginato…
Cerno: «È il sistema in cui viviamo oggi: un sistema spietato all’interno del quale non c’è rispetto dell’anziano, della malattia. Se non puoi produrre, vieni buttato nel cestino. È una violenza tremenda che abbiamo provato a raccontare inventando la storia di una persona che, ritrovatasi senza lavoro e con una malattia terminale, decide di imbracciare un fucile e farsi un drammatico e tragico regalo di compleanno. È una canzone triste ma nel contempo anche molto delicata grazie al prezioso arrangiamento che ci è stato regalato dagli archi dello Gnu Quartet».

Nel disco non manca, con Un can, un accenno alla guerra...
Cerno: «Non era un tema che originariamente volevamo trattare nell’album, però in primavera, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina è stato quasi naturale parlarne. Soprattutto denunciando quelle ragioni nazional-patriottiche che motivano i conflitti e che molti governanti, stando comodamente seduti dietro le loro scrivanie, usano per mandare la gente al macello».

Dai discorsi fatti fino a questo momento si potrebbe pensare che il vostro Album postumo sia un disco cupo e triste...
Fabio Martino: «Il fatto che nel disco vengano trattati temi importanti non vuol dire che i Vad Vuc abbiano smarrito la loro componente allegra e festaiola. Anche delle situazioni non facili possono essere infatti raccontare con leggerezza. Ed è quello che abbiamo cercato di fare in molte canzoni: come per esempio in Maltrainsema, un brano molto divertente a livello compositivo, di arrangiamento e di registrazione, nel quale per la prima volta tutti i componenti del gruppo fanno sentire la propria voce presentandosi in modo giocoso, scherzoso. Ma anche ne Lo scozzese ubriaco in cui un tema forte – quello degli abusi sessuali – abbiamo cercato di trattarlo con un piglio assolutamente non indulgente ma nel contempo non troppo drammatico. Insomma nonostante la sua intensità l’Album postumo è un disco in perfetto stile Vad Vuc e dunque da ballare e da cantare insieme».

E a tal proposito, quando i Vad Vuc torneranno sulla scena?
Cerno: «Al momento sono ancora impegnato nella riabilitazione dopo i miei guai fisici. Però le cose stanno procedendo al meglio e quindi non è escluso che presto potrò tornare sul palco. Nel frattempo ci saranno varie presentazioni del disco sia in Ticino, sia in Italia, dove, per la prima volta dopo parecchi anni, il disco verrà pubblicato grazie all’interessamento di un’etichetta indipendente molto autorevole nell’ambito del cantautorato (la IRD, ndr). Inoltre, stiamo già iniziando a programmare una serie di esibizioni per il prossimo anno sia in Ticino sia in vari festival oltre Gottardo. Insomma, anche se il nostro nuovo disco è... postumo i Vad Vuc sono più vivi e vegeti che mai...»

Il disco: dodici brani, molti ospiti

La copertina dell'album.
La copertina dell'album.

Dodici le canzoni che compongono Album postumo – Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane dei Vad Vuc, nei negozi (reali e virtuali) da venerdì 11 novembre, giornata in cui avverrà anche la presentazione ufficiale alla FNAC di Lugano (inizio ore 16.00) all’interno di uno showcase-intervista con i vari componenti del gruppo.

Questa la tracklist dell’album disponibile in formato digitale, su CD e, da fine novembre, anche in un’edizione speciale a tiratura limitata in vinile.

1. NON SAPPIAMO CHI SIAMO feat. Massimiliano «Max» Zampetti e Banda Osiris
2. MALTRAINSEMA
3. CHECKPOINT CHARLIE con un estratto dal monologo «L’elogio della schiavitù» di Giorgio Gaber
4. MAGO DI CANTONE feat. Enrico Ruggeri
5. PIRATA feat. Gnu Quartet
6. TEGNUM LA MAN
7. NERI O BIANCHI CHE SIANO
8. IL PAESE DOVE TUTTO VA BENE
9. UN CAN
10. IL NOSTRO EROE
11. LO SCOZZESE UBRIACO feat. Davide Van De Sfroos
12. MOGLIE PERFETTA

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