Insoliti viaggi nel tempo
Ogni tanto, nei ritagli di tempo oppure per distrarmi mentre assisto a qualcosa di noioso, mi diletto – come molti – a gingillarmi con il telefonino. Ma non per baloccarmi con uno dei tanti giochini inseriti al suo interno (con quelli sono decisamente negato, fatta eccezione per il solitario di carte del quale, comunque, non riesco quasi mai a venire a capo) e neppure per consultare compulsivamente i social media ormai ridotti in massima parte ad una gigantesca cloaca dalla quale ho deciso di restare il più possibile alla larga. Bensì nel tentativo di scoprire le mille potenzialità di questi meravigliosi e fantastici computer portatili, molto più potenti di quelli che più di mezzo secolo fa guidarono l’uomo verso la Luna e che invece noi usiamo prevalentemente per operazioni sì utili ma che rasentano spesso la banalità.
Una delle cose che ultimamente mi ha affascinato del mio cellulare è il calendario: una semplice applicazione che però ci consente non solo di scoprire cose interessanti (tipo: il giorno in cui siamo nati, anni fa, cadeva di lunedì o di domenica?) ma anche di fare suggestivi viaggi nel tempo. E ritornare, ad esempio, al 14 giugno del 1724. Che era un mercoledì. Ma che mercoledì? Piovoso, caldo, afoso? E come era il nostro Paese in quel preciso momento? Cosa c’era al posto della strada che abbiamo percorso solo pochi minuti fa? E come vivevano e cosa pensavano i nostri antenati in quel periodo? Riuscivano anche solo lontanamente ad immaginare cosa sarebbe accaduto trecento anni più tardi? Oppure, facendo scorrere velocemente i polpastrelli sullo piccolo schermo, volare al 14 giugno del 2325, che cadrà invece di domenica. Ma esisteranno ancora, in quel lontano futuro le domeniche? E come i nostri pronipoti avranno trasformato il mondo? I problemi climatici, economici e sociali con cui ci stiamo districando oggi li avranno finalmente risolti? L’umanità avrà superato la sua atavica conflittualità oppure sul pianeta la presenza della nostra specie sarà semplicemente un ricordo? E cosa possiamo fare noi oggi affinché quel giorno in cui il 99,99% degli otto miliardi che popolano oggi la Terra non sarà neppure uno sbiadito ricordo, sia una giornata che valga la pena di essere ricordata e non da trascorrere pigramente magari facendo scorrere le dita su dei computer che non riusciamo neppure ad immaginare, cercando di ricostruire cosa accadeva più di trecento anni prima?
Domande e pensieri curiosi ma sostanzialmente inutili visto che entrambe le date prese in considerazione sono per noi qualcosa di totalmente astratto. Che però possono aiutarci a comprendere meglio il nostro microscopico ruolo all’interno della colossale macchina dell’universo. E magari a prenderci un po’ meno sul serio e a godere di ciò che abbiamo in questo nostro breve ed effimero passaggio nella storia.