Detto tra noi

La superata saggezza dei proverbi

Complici i cambiamenti culturali e climatici alcuni detti sono diventati anacronistici ed altri, addirittura, limitativi e dannosi
Mauro Rossi
08.04.2022 06:00

Molti ricordi della mia infanzia sono legati alla mia nonna paterna e ai suoi proverbi. Ne conosceva a centinaia che sciorinava in ogni occasione. Non c’era evento, fatto o situazione che non riuscisse ad abbinare a un detto grazie al quale esprimere giudizi, indicare suggerimenti o semplicemente analizzare ogni accadimento, che si trattasse di meteorologia, di problemi di cuore, di malanni fisici, di questioni lavorative o politiche: in ogni caso aveva sempre pronta una frase, il più delle volte dialettale, ispirata a quella saggezza di matrice contadina che l’ha guidata durante le sua lunga esistenza. Una saggezza che però oggi ha perduto buona parte della sua validità. Me ne sono reso conto qualche giorno fa quando, passeggiando in un bosco sofferente per l’arsura che impedisce a questa anomala primavera di manifestarsi in tutto il suo splendore, mi sono tornati alla mente alcuni detti della nonna riferiti a fioriture, piante e quant’altro che ai suoi tempi facevano da precisi indicatori del mutamento stagionale. Detti che oggi non sono più applicabili per il semplice fatto che dalla nostra flora determinati fiori e piante sono scomparsi e sostituiti da altri maggiormente in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici in atto. Lo stesso discorso lo potremmo applicare alla fauna selvatica e a ciclici comportamenti che la caratterizzavano (come la comparsa delle rondini nei giorni attorno all’equinozio di primavera) e che oggi non sono più tali vanificando sostanzialmente tutta l’aneddotica a essi legata. Ma i proverbi della nonna hanno perso in massima parte la loro validità non unicamente a seguito dei cambiamenti climatici ma pure per l’evolversi della società che nell’ultimo mezzo secolo si è completamente svincolata da quei ritmi e da quegli stili di vita legati, come ricordavamo, alla tradizione rurale e ai suoi riferimenti che oggi non solo non sono più validi ma risultano addirittura anacronistici se non addirittura limitativi e dannosi in caso di rigorosa applicazione. Il celebre detto «moglie e buoi dei paesi tuoi», per esempio, oggigiorno è decisamente improponibile, ottuso e, perché no, pure razzista. Non proprio ideale è anche quell’antico ed esasperato invito alla prudenza e al conservatorismo che se rappresentava un autentico pilastro dell’era rurale, in un’epoca in cui la rapidità d’azione e la capacità di pensare fuori dagli schemi sono tra le poche cose in grado di fare davvero la differenza, ha perso buona parte della sua validità. Tanto che, personalmente, non me la sentirei di consigliare a chicchessia di impostare il proprio agire guidato dalla credenza che «chi va piano va sano e lontano» e «chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova» – due delle principali repliche della nonna ai miei adolescenziali desideri di trasgressione – bensì di sostituire il tutto con l’irriverente e tutto sommato provocatoria visionarietà di chi predicava «Pensa, credi, sogna e, soprattutto, osa»...