Detto tra noi

Pessimismo e ottimismo gramsciano

Negli ultimi tempi sembra che il pessimismo verso il futuro sia diventato una costante mediatica, ma in realtà c'è forse un po' di esagerazione...
Mauro Rossi
12.05.2023 06:00

Dobbiamo agire guidati dal pessimismo dell’intelligenza e dall’ottimismo della volontà, scriveva più di cent’anni fa il politico, scrittore e filosofo italiano Antonio Gramsci riprendendo uno scrittore francese di inizio secolo. Una visione sostanzialmente positivistica della vita che, tradotta, significa pressappoco: sappiamo che le cose, attualmente, non vanno bene però dobbiamo essere fiduciosi del fatto che potrebbero migliorare. Una tesi che il sentire comune degli ultimi tempi sembra tuttavia aver ribaltato: come sosteneva alla radio qualche giorno fa un collega giornalista, il trend imperante pare essere quello del catastrofismo incombente, del dover cercare a tutti i costi qualcosa di cupo, di negativo e minaccioso in ogni cosa che accade, ancorché positiva. Le piogge di questi ultimi giorni hanno riportato i bacini acquiferi in una situazione di normalità? Sì però è meglio non gioire perché, la prossima estate, la siccità potrebbe comunque ripresentarsi. La tanto paventata crisi energetica invernale a seguito del conflitto in corso nell’est Europa non si è verificata? Sì però attenzione che il prossimo inverno le cose potrebbero andare diversamente. L’OMS (l’Organizzazione mondiale della sanità) ha decretato finita l’emergenza COVID? Sì però un nuovo virus potrebbe essere presto all’orizzonte. È una bella giornata e dunque potremmo andare tranquillamente a fare una passeggiata? Sì però con la massima cautela perché la possibilità che ci cada una tegola sulla testa non è così remota, e così via... Alimentata anche dai media che, da sempre, hanno la tendenza a porre l’accento sui fatti negativi – che fanno notizia – piuttosto che sui fortunatamente maggiori ma più silenziosi elementi positivi della società, la fiducia sembra essere definitivamente scomparsa dai nostri orizzonti, sostituita da un sentimento di generale malfidenza, di disillusione nei confronti di tutto e di tutti che, dal lato pratico, si traduce in una costante angoscia, in una congenita paura di ciò che potrebbe accadere che inevitabilmente finisce se non per bloccare, per condizionare pesantemente ogni nostro pensiero e ogni nostra azione. E soprattutto impedirci di avere una visione serena di ciò che accade e, di conseguenza, di guardare avanti con quella serenità indispensabile per agire, costruire, progettare nonché per aggirare quelle difficoltà che fisiologicamente si presentano sul nostro cammino. Difficoltà che se affrontate con il gramsciano motto del pessimismo dell’intelligenza e dell’ottimismo della volontà potrebbero mostrarci un cielo un po’ meno scuro e il pur complicato momento storico un po’ meno vicino al tanto strombazzato Armageddon.

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