Detto tra noi

Quelle complicate relazioni

Se gli amici ce li scegliamo, i parenti no
Mauro Rossi
14.10.2022 06:00

Incrocio un amico che non vedo da tempo. Dopo un caloroso abbraccio iniziano le domande di rito su come vanno le cose alle quali risponde con un sorriso. Finché non chiedo notizie di suo fratello del quale ho pure smarrito le tracce: a quel punto si rabbuia e sibila tra i denti «non ne ho idea, è almeno tre anni che non ci parliamo e non ci sentiamo». Di fronte al mio stupore aggiunge, per troncare quella parte del discorso: «Solite beghe familiari». Quelle che l’amico liquida come «beghe familiari» sono tra i conflitti e i contrasti più frequenti, duraturi e carichi di conseguenza a livello sociale. Molte volte nascono da interessi di parte, spesso invece scaturiscono da fatti e situazioni banali che però, in contesti parentali, si amplificano oltre misura e si trascinano insanabilmente per lassi di tempo lunghissimi, talora con esiti tragici: basta scorrere ogni giorno le cronache per rendersi conto della cosa. E non si tratta di un fenomeno contemporaneo ma di situazioni che esistono da che la razza umana è sulla Terra: non è un caso che il primo omicidio documentato della storia sia quello narrato dalla Bibbia in cui Caino uccide il fratello Abele.

Ma per quale ragione i rapporti familiari finiscono per essere così cruenti, talora addirittura in misura maggiore di quelli, ad esempio, tra amici? Per una ragione semplice e banale: perché se gli amici ce li scegliamo, i parenti no. Quelli ce li ritroviamo nostro malgrado. Non sono i figli a decidere di che genitori dotarsi, né hanno alcun potere di sindacare in merito a fratelli e ad altri consanguinei: ci sono e basta, con i loro pregi, i loro difetti, le loro idiosincrasie e, perché no, anche le loro perfidie e malvagità. E neppure i genitori, del resto, scelgono i figli: certo durante la loro crescita possono avere una buona dose di influenza sulla formazione del loro carattere e della loro personalità nonché sul modo di affrontare le cose, ma sempre fino a un certo punto. Poi, come accade per tutti gli altri parenti, nella gestione dei rapporti subentrano altri elementi come l’amore, l’affetto, il rispetto, la sopportazione. Che però non dipendendo completamente da noi, possono frantumarsi con maggior fragore rispetto alle relazioni che abbiamo scientemente costruito e che, in caso di contrasti, è paradossalmente più semplice interrompere. Una volta che mancano i presupposti per portare avanti una relazione con un amico – ma anche con un compagno/compagna o un socio – infatti, ognuno può tranquillamente tornare allo «status» precedente: con i parenti questo «pre» non esiste e ciò finisce per rendere ancora più difficile e complessa la gestione dei rapporti. Per vivere con il minor numero possibile di problemi l’ideale dunque potrebbe essere l’avere tanti amici e pochi parenti. Ma davvero anche in questo caso credete che non riusciremmo a complicarci la vita?