Tradizioni

Abitudini di Pasqua

Le festività pasquali, oltre che rito religioso, segnano anche l’arrivo della primavera e affondano le radici nelle ritualità legate alla terra
Il coniglio era considerato simbolo di fertilità e quindi rappresentava il ritorno della primavera. © CdT / Archivio
Michele Castiglioni
09.04.2023 10:00

Ci siamo, anche quest’anno la Quaresima finisce ed arriva la Pasqua a suggellare la fine del periodo di rinunce con i tipici pranzi «estesi» (e i pic-nic di Pasquetta) – per chi è cattolico, ma non solo – e l’arrivo della bella stagione, proseguendo non soltanto una tradizione secolare legata al cristianesimo, ma anche una ritualità più antica, legata alla terra e all’avvicendarsi delle stagioni. Si, perché – come del resto è il caso per quasi tutte le nostre festività religiose – la Pasqua cristiana arriva raccogliendo le «eredità» di festività precedenti legate all’avvento della primavera ed alla fine dell’inverno. Per fare un esempio, la tradizionale caccia alle uova prosegue l’utilizzo della simbologia dell’uovo come rinascita della Terra, presente nelle celebrazioni precristiane della primavera. Tuttavia, lo stesso uovo di Pasqua era considerato dai primi cristiani come un simbolo pasquale della risurrezione di Gesù: il simbolo dell’uovo era paragonato alla tomba da cui Cristo è sorto e quindi è stato naturale continuare ad utilizzarlo e oggi ci troviamo a dipingere le uova, a nasconderle, a farle benedire e a riprodurle come dolciumi tipici, a partire da quelle di cioccolato.

Un altro simbolo pasquale tipico, il coniglio, ha origini precristiane: esso nascerebbe, infatti, dagli antichi riti primaverili incentrati sulla fertilità che vedevano nel coniglio e nella sua grande capacità riproduttiva il simbolo del rinnovamento della vita che coincideva con l’uscita dall’inverno. Un’altra ipotesi sull’origine del simbolo del coniglio, ovviamente successiva, vuole che Sant’Ambrogio avesse indicato la lepre come simbolo di Resurrezione a causa del suo manto in grado di cambiare colore a seconda delle stagioni. Da un punto di vista «culinario», il coniglio pasquale ha cominciato ad apparire per la prima volta in Germania nel XV secolo con la realizzazione dei primi dolci a forma di coniglietto.

Rimanendo in ambito culinario, le nostre contrade prevedono la presenza del capretto – o dell’agnello – che è chiaramente un simbolo sacrificale, purificatorio e in questo senso benaugurale, come del resto si può osservare in molte culture.

Ma la Pasqua nei secoli ha assunto forme di ritualità simbolica anche molto differenti e curiose – pur mantenendo sempre un riferimento al rinnovamento ed alla rinascita. Ad esempio, ancora oggi l’usanza della benedizione della casa (e un tempo anche della stalla) ha tipicamente luogo nel periodo pasquale e nel passato era l’occasione per riaprire la casa dopo l’inverno, pulendola (ecco le pulizie di primavera), riparandola, aggiungendo qualcosa. Era per esempio uso dare una mano di calce nuova alle stanze, per «togliere l’inverno dalle pareti» (e la fuliggine della stufa) e presentarsi con la casa rinnovata alla visita del curato.

Naturalmente, la maggior parte delle ritualità pasquali è a sfondo religioso, basti pensare alle varie processioni, come quelle di Mendrisio, ma in realtà, quasi tutte le comunità ne facevano – o ne fanno tutt’oggi – una, ma ce ne sono anche altre, come quella del «Fuoco Sacro» o «Fuoco Santo», acceso durante la domenica di Pasqua (o nella liturgia del Sabato Santo), dal quale veniva poi prelevata la brace consacrata e portata nei focolari domestici, oppure l’antica tradizione di sostituire il suono delle campane, il Venerdì e il Sabato Santo, con suoni allegri e festosi di varia natura. In Ticino era tipico quello delle raganelle di legno, oppure dei «Tablek», uno strumento percussivo consistente in una tavoletta di legno e un martelletto giunto dal nord delle Alpi (oggi ancora in uso per esempio a Biasca). Alcune tradizioni poi sono tipiche del lunedì di Pasquetta, come quello dell’«Eiertütschen» ossia la sfida, tipica oltralpe, a far cozzare le uova colorate con il vincitore che, avendo rotto l’uovo dell’altra persona, può mangiarselo; oppure la gara sciistica di Villars-Bretaye, nel Canton Vaud, nella quale i partecipanti dovevano raccogliere le uova sode sciando.

Uscendo dalla Svizzera, poi, si incontrano usanze anche più curiose che vanno dal «lancio della pentola» del Sabato Santo a Corfù in Grecia, al volo degli aquiloni del Venerdì Santo alle Bermuda, fino alla «Easter Bonnet Parade» di New York, parata tradizionale dove vengono esibiti i copricapo più stravaganti ed originali, fino alla tradizionale «omelette gigante» preparata a Haux in Francia, che pare risalga al periodo napoleonico.

Insomma, anche la Pasqua, come il Natale, è una festività religiosa molto sentita soprattutto per i cristiani (cattolici e ortodossi), ma anche la celebrazione di un periodo particolare dell’anno – il passaggio dal difficile inverno alla vitale primavera – che accomuna in realtà tutte le comunità e per questo viene celebrata in modo trasversale in buona parte del mondo. Non stupisce quindi che qui in Ticino sia una ricorrenza particolarmente sentita, sia per motivi di tradizione religiosa, sia per un sentire ancestrale, legato alla terra che sostanzialmente è stata a lungo l’unico sostentamento per la popolazione del cantone.

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