Salute

Boom di fecondazioni in vitro

Riuscire ad avere un bambino con la fecondazione in vitro è un percorso molto lungo e oneroso sia dal punto di vista emotivo che economico – Le nuove tecniche riducono le gravidanze gemellari
Created with Midjourney/OpenAI
Giorgia Cimma Sommaruga
21.05.2023 11:30

Nel 2021 in Svizzera «le coppie trattate con metodi di fecondazione in laboratorio (fecondazione in vitro) sono state 6’934, il che corrisponde a un incremento dell’11%», comunica l’Ufficio federale di statistica. Un incremento riscontrabile anche in Ticino dove il Dr. med. Alessandro Santi, Primario del Centro cantonale di fertilità, incontra «tra le 8 e le 10 coppie nuove ogni settimana che desiderano diventare genitori». Le statistiche riferite dall’Ufficio federale di statistica (UST), osserva il primario, «si riferiscono alle gravidanze e ai bambini nati, non tengono in conto il numero di donne che scelgono, spesso attorno ai 30 anni, di congelare i propri ovuli». Tuttavia un dato che secondo Santi è di enorme rilevanza è la diminuzione dei parti gemellari.  

Un embrione alla volta

Dal 2016 in poi accade qualcosa di straordinario. «Secondo me questo è il risultato fantastico di due votazioni - racconta emozionato il primario -. Un risultato che ci ha permesso di cambiare la legge: prima non potevamo far crescere gli embrioni in laboratorio, dovevamo decidere subito quali  - dopo due tre giorni - trasferire. Oggi invece li possiamo far crescere a cinque giorni di vita e questo ci permette di capire quali saranno gli embrioni che hanno più potenziale di portare ad una gravidanza. Ne inseriamo solo uno, la selezione naturale sceglie il più idoneo». Le donne hanno le stesse chance di gravidanza di prima, ma il rischio del parto gemellare si è fortemente ridotto.

«Questo ha permesso - osserva Santi -, che centinaia di bambini in meno sono nati prematuri visto che  le gravidanze gemellari sono diminuite». Perché, purtroppo, durante le gravidanze gemellari i gemelli nascono prima, e questo significa «che i polmoni non sono ancora ben sviluppati, quindi l’ossigeno che arriva ai bambini è minore, e potenzialmente anche il cervello ne potrebbe risentire». Questo si ripercuote sullo sviluppo fisico e soprattutto cognitivo e sul rischio di dover trasferire i bambini appena nati in cure intense. Limitare al minimo questi rischi è per il primario un grande passo avanti visto che «non penso riuscirei più a operare come si faceva prima dell’entrata in vigore di questa legge». A testimonianza di questa diminuzione, precisa l’UST, «i parti plurigemellari in seguito a trattamenti di fecondazione in vitro hanno segnato un’ulteriore diminuzione rispetto all’anno precedente. È stato osservato anche un chiaro calo nel numero dei parti prematuri successivi a FIV eseguiti nel 2021: quelli avvenuti prima della fine della 37. settimana di gravidanza sono stati 286, l’11,9% di tutte le nascite facenti seguito a trattamenti FIV nel 2021. Questa percentuale era pari al 14,5% dopo FIV nel 2020 e addirittura del 20.6% nel 2017 (prima dell’entrata in vigore della nuova legge)».

Mamma sì o no?

Riuscire ad avere un bambino con la fecondazione in vitro è un percorso molto lungo e oneroso sia dal punto di vista emotivo che economico. «È necessario sottoporsi a molti controlli perché è la natura a controllare lo sviluppo dei follicoli che contengono gli ovuli: non possiamo deciderlo noi medici e neanche la paziente quando arriverà questo momento. Questo implica anche molti sacrifici visto l’impegno notevole che spesso non è facile da conciliare con gli impegni professionali». Infatti, tuttora, il tabù del diventare mamma è più che attuale. «Le mie pazienti me ne parlano spesso: non vogliono nemmeno che il proprio datore di lavoro sappia che stanno facendo delle cure perché temono di essere considerate come persone professionalmente meno affidabili, visto che diventeranno mamme e quindi potenzialmente più a rischio di perdere il proprio posto di lavoro».

«Aiutare aiuta tutti noi»

E tra gli altri sacrifici non manca quello economico. «Queste coppie pagano di tasca loro tutti i trattamenti - spiega Santi -, io lo trovo ingiusto perché nessuna di loro preferisce una gravidanza in vitro piuttosto che una naturale. Semplicemente la natura ha scelto che non possono farlo, dunque perché pagare per una colpa che non hanno?». E a pensarci bene, «questa tecnica aiuta a far nascere dei bambini, e questi bambini un giorno aiuteranno noi, perché lavoreranno, pagheranno le tasse e aiuteranno quindi a sostenere la società».

Effettivamente tutti gli altri paesi in Europa coprono le spese di fecondazione in vitro. «Già da diversi anni è stata richiesta a Berna la possibilità che la fecondazione in vitro sia coperta dalla LAMal come avviene in tutti gli altri paesi europei: non si tratta solo di un aumento di costi, non dobbiamo ridurlo a questo, perché si potrebbero benissimo trovare alcune misure compensatorie che permetterebbero di diminuire ad esempio i costi delle complicazioni dopo la nascita».

Correlati
Quando l'infertilità ti fa sentire «difettosa»
L'incapacità di concepire un bambino può causare nella coppia frustrazione, rabbia, risentimento, inadeguatezza, stress emotivo, preoccupazione – «Ho già pensato che se mio marito avesse scelto un'altra donna, a quest'ora avrebbe già potuto essere padre»