L'infermiera pagata (200 franchi l'ora) per pulire casa

Infermieri che cucinano la pastasciutta o fanno le pulizie di casa, e poi le fatturano come cure o terapie. Altri che passano «un salto» a prendere un caffè, il tempo di misurare la pressione, poi segnano due ore a carico della collettività.
Nella «zona grigia» delle cure a domicilio - di cui ha parlato di recente il consigliere di Stato Raffaele De Rosa nell’intervista al CdT del 4 novembre - finisce un po’ di tutto. Fatti e abitudini non per forza di rilevanza penale, ma civile - spesso - e civica.
Una fattura salata
Ci è finito anche - per fare un esempio - uno spitex del Locarnese che l’anno scorso è stato segnalato all’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio per delle anomalie nella fatturazione, almeno stando alla paziente che distrattamente buttò un occhio alle carte. Nove ore di pulizie a domicilio - durante la convalescenza per un’operazione alla schiena - fatturate in totale circa 1900 franchi. Sei volte quanto previsto da tariffario.
«Ho fatto notare la cosa alla cassa malati ma non hanno battuto ciglio, allora ho pensato di rivolgermi al Cantone» racconta l’assicurata a cui nel frattempo il mal di schiena è passato, ma non il malumore.
«Mi rendo conto che sono cifre minime, ma fatte le dovute proporzioni non stupiamoci poi se i costi della sanità esplodono».
Dieci casi sotto la lente
È vero: nell’ambito delle cure i numeri «cubano» in fretta. Negli ultimi anni le segnalazioni di irregolarità da parte dei pazienti in Ticino e le verifiche condotte dal Cantone sono aumentate, di pari passo con il numero degli spitex e degli infermieri privati attivi sul territorio. Sono diversi - almeno tre - i casi sfociati in altrettante inchieste penali solo negli ultimi due mesi, tuttora aperti presso il Ministero Pubblico. A questi, fanno sapere dal DSS, potrebbero aggiungersi una decina di altri incarti per cui si sta valutando di sporgere denuncia.
«Abbiamo avuto un aumento delle segnalazioni, a cui diamo seguito in modo reattivo, ma anche i controlli proattivi che conduciamo su operatori e servizi convenzionati con il Cantone si sono intensificati» conferma Daniele Stival, capo dell’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio del DSS. «A seguito dei primi riscontri, per cui attendiamo l’esito delle indagini, è evidente che le antenne su questo settore rimangono alzate».
I sospetti non bastano
Le irregolarità riguardano soprattutto, come detto, la fatturazione delle prestazioni. Ore in più, servizi conteggiati come qualcos’altro e addirittura visite mai effettuate.
«Capita di osservare delle sproporzioni evidenti nei conteggi orari, oppure anomalie nella tipologia di prestazioni, situazioni in cui in generale non vengono svolte prestazioni di cura» prosegue Stival. «Sono spesso dei dettagli, su i quali i margini di verifica da parte del nostro ufficio sono limitati e la principale istanza di controllo è la cassa malati, e per questo risulta importantissima la collaborazione e la sorveglianza dei pazienti stessi, che sono le prime sentinelle dell’interesse pubblico in questo frangente».
L’iter seguito dalla fattura da 1.900 franchi è, in un certo senso, esemplare: segnalazione all’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio, denuncia al Ministero Pubblico, apertura dell’inchiesta - ipotesi di truffa e falsità in documenti - da parte della procuratrice Caterina Iaquinta Defilippi. Interrogatori, udienza.
Allo spitex incriminato - che è convenzionato con il Cantone e continua tutt’oggi a operare - i contributi pubblici sono stati sospesi temporaneamente per quattro mesi, l’anno scorso, in attesa dell’esito dell’inchiesta. Alla fine, però, quest’ultima si è conclusa con un non luogo a procedere. Contattata, la società ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
«Casi puntuali»
È la zona grigia, appunto. Dove le fatture «gonfiate» possono sgonfiarsi al vaglio della magistratura, ma questo non significa che va tutto bene.
Se da una parte l’impressione, maturata anche all’interno del Ministero Pubblico, è che effettivamente gli incarti siano aumentati negli ultimi tre-quattro anni - la magistratura non dispone di statistiche di dettaglio - dall’altra è vero che i provvedimenti giudiziari sono ancora rari. È il caso ad esempio di uno spitex del Luganese la cui titolare è finita nelle scorse settimane al centro di un altro procedimento: stesse accuse - truffa, falsità in documenti -, stessa trafila - segnalazione al Cantone, denuncia in Procura, anche la procuratrice è la medesima - ma con esito diverso. La donna, un’infermiera 50.enne della regione, è agli arresti.
In assenza di statistiche bisogna parlare, sottolineano dalla Procura, di «casi puntuali». Ma i segnali di un surriscaldamento ci sono. Di recente un’infermiera indipendente è stata denunciata dal Cantone per avere fattura circa 5mila ore di cure a domicilio in un anno (tra i 200 e i 300mila franchi) quando un infermiere in casa anziani, per fare un confronto, ne lavora circa 1.700 a tempo pieno.
«Quando abbiamo segnalato la cosa, la cassa malati ha contrattato per ridurre le ore a 3.500» ha scritto De Rosa sui social. «Abbiamo sporto denuncia».
Situazioni limite
L’ufficio guidato da Daniele Stival vigila su 270 infermieri indipendenti convenzionati con il Cantone (su un totale di circa 600 attivi inTicino) e su una sessantina di spitex privati (su 70 attivi) e non può controllare tutte le fatture. «Quando riceviamo una segnalazione però, che riguardi un operatore convenzionato oppure no, procediamo con accertamenti approfonditi» spiega il funzionario. Lo stesso fa l’Ufficio del medico cantonale.
«Va precisato che le fattispecie oggetto di verifiche» una decina al momento, come detto «sono una piccola parte sull’insieme degli operatori del settore, i quali lavorano invece in modo corretto» sottolinea ancora Stival.
A prescindere dai singoli casi, comunque - e da come possono concludersi in sede giudiziaria - l’appello che il Cantone rivolge ai cittadini-pazienti, mentre i premi di cassa malati continuano ad aumentare, è di fare la propria parte.
«Considerare se il servizio che si riceve è effettivamente una prestazione sanitaria, e segnalare laddove c’è qualcosa che non quadra» conclude il funzionario. Prescindendo da quello che può sembrare, all’apparenza, il «proprio comodo». E ricordando che quando non paga nessuno, sulla carta, in realtà pagano tutti.
