Olga, rifugiata e pendolare: «In Ticino non ho trovato lavoro»
Per un mese Olga ha preso il treno delle 6.00 alla stazione di Lugano, binario 3. Usciva di casa alle 5.30 a Viganello e tornava alle 22.30. Cinque ore di viaggio ogni giorno, per andare a lavorare a Zurigo. Sempre meglio che rimanere in Ticino senza far nulla, dice, o peggio ancora in Ucraina nel mezzo del conflitto. «Quando hai visto la guerra il tuo livello di sopportazione cambia. Cambia il tuo modo di vedere il mondo».
Architetto, 37 anni, Olga Kovalchuk è scappata il 26 febbraio scorso da Kiev e ha attraversato sei Paesi prima di raggiungere sua sorella in Ticino. Cinque giorni in auto, lasciandosi alle spalle una vita distrutta. Qualsiasi viaggio è piacevole al confronto. Ma anche fare la pendolare Lugano-Zurigo ha messo i suoi nervi decisamente alla prova. «Dopo un po’ non ce la facevo più - racconta - Ho dovuto smettere e cercare un’altra soluzione». Adesso ha spezzato la settimana: tre giorni a Zurigo, quattro in Ticino. Non è comunque facile, ma tiene duro.
Ancora pochi in Ticino
Olga è una dei 153 cittadini ucraini residenti in Ticino che risultano occupati nel mese di novembre. Dallo scoppio della guerra ne sono arrivati 3.050, ma solo il 5 per cento delle persone tra i 18 e i 65 anni ha un’occupazione. La media svizzera è del 12.7 per cento. Anche se il numero è in aumento (ad agosto gli ucraini lavoratori erano 113, in ottobre 143) rappresentano ancora una piccola minoranza. Colpa anche del sistema di ridistribuzione molto rigido. Una volta registrati in Ticino, i titolari di permessi S non possono «emigrare» in un altro cantone per cercare lavoro. Anche chi lo ha trovato, come Olga, fa fatica a spostare la residenza. Ci ha provato per mesi invano, alla fine ha lasciato perdere. «Il sistema burocratico è estremamente complesso per noi rifugiati» ha imparato.
Stipendi bassi
Un altro problema - forse il problema - sono le retribuzioni. Molto basse rispetto alla media. In Ticino le autorità cantonali non dispongono di dati sui salari degli ucraini, ma sono noti i quattro settori di maggiore impiego: commercio, informatica, estetica e servizi di pulizia. Il dato, fornito dal Dipartimento delle istituzioni, rispecchia solo in parte l’andamento nazionale: da un lato, per gli informatici trovare lavoro è più facile (sono il 17 per cento degli occupati a livello svizzero), mentre è più difficile nella ristorazione anche per via dell’ostacolo linguistico, maggiore in Ticino che oltre Gottardo (dove hotel e ristoranti danno lavoro al 25 per cento degli ucraini occupati). Alle donne giunte dall’Ucraina (la maggioranza: agli uomini è vietato lasciare il Paese) restano le professioni femminili meno qualificate. E peggio retribuite.
2.500 franchi al mese
Olga è un’eccezione. Pur di non abbandonare il suo mestiere, quello per cui ha studiato, si è spinta a cercare oltre Gottardo. È stata fortunata. «Tramite un annuncio su Facebook ho trovato questo posto di tirocinio in uno studio d’architettura di Zurigo» racconta. «Sono felice, anche se paradossalmente ora faccio più fatica di prima ad arrivare a fine mese». I conti non le tornano: in quanto occupata deve pagare la cassa malati (513 franchi al mese) che in precedenza gli veniva rimborsata dal Cantone. Più l’abbonamento del treno (320 franchi al mese) e l’affitto (800) fa quasi tre quarti del suo stipendio da tirocinante. Sono 2.500 franchi al mese, contro una media zurighese di 6.300.
«Sono grata al mio datore di lavoro, mi ha dato un’opportunità. In Ticino ho cercato a lungo senza trovare niente». Lo stesso problema che spinge molti ticinesi a emigrare o «pendolare», ma con una differenza: Olga ha alle spalle 15 anni di esperienza a Kiev, ed è pagata come una stagista. Ma non ha pensato di sporgere denuncia. «Ho tante cose da imparare sul modo di lavorare di qui» dice. «Spero comunque che al termine del contratto di tirocinio la paga verrà alzata, perché così rischio di lavorare in perdita».