Energia

Quei dividendi che dividono

Mentre l'Azienda elettrica ticinese mostra conti in rosso, qualcun altro festeggia: e non sono i consumatori – Il caso della Società elettrica sopracenerina
©Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
04.06.2023 10:45

Alla fine la pioggia è arrivata. Non solo quella che nel corso del mese di maggio ha rialzato il livello del Lago Maggiore a 193,8 centimetri, con temporali e trombe d’aria dagli strascichi (meteorologici, giornalistici) imprevedibili. Un’altra pioggia meno visibile è scesa nelle scorse settimane sulla sponda nord del Verbano: quella dei dividendi versati dalla Società elettrica sopracenerina (SES) agli azionisti pubblici. Numeri più alti rispetto alla «media stagionale», ma qui la crisi climatica non c’entra.

Tre milioni e 300 mila franchi. Un milione e 50 mila in più (rispetto a quanto previsto sulla carta) scesi dal cielo su una terra «inaridita» da rincari senza precedenti nelle bollette. Ma se la pioggia della SES è benefica per i conti dei Comuni la sostanza (metereologica e finanziaria) non cambia per gli abitanti del Locarnese che quest’anno hanno pagato l’energia elettrica il 46 per cento in più dell’anno scorso. Stesso aumento nel Luganese, molto più contenuto (5 per cento) nel Bellinzonese.

Le altre aziende però non hanno aumentato i dividendi (le AIL ne hanno distribuiti per 10 milioni). Visto l’andazzo la prudenza è d’obbligo: ad agosto sono previsti altri rincari in bolletta, i prezzi potrebbero salire di 3-4 centesimi a kWh secondo previsioni ufficiose. In tempi di magra i «premi» agli azionisti (anche se pubblici) non sono mai ben visti: forse per questo la decisione «sui generis» della Sopracenerina di incassarne di più (da 1,95 a 3 franchi per azione, un terzo) è passata praticamente sotto silenzio sebbene risalga al mese scorso. Nessun comunicato, niente articoli di giornale.

Dividendi che dividono

A qualcuno però non è andata giù. La proposta avanzata dal Municipio di Locarno, a dirla tutta, aveva diviso già lo stesso Consiglio d’amministrazione di cui fanno parte - oltre ai sei Comuni più grandi della regione, Locarno in testa - anche tre rappresentanti dell’AET. L’Azienda elettrica ticinese (proprietaria del 30 per cento delle azioni) avrebbe rinunciato al suo «extra» di 346 mila franchi su un incasso totale di poco meno di un milione. Bruscolini, rispetto al buco di 56 milioni annunciato proprio questa settimana dall’AET e causato - pare - dalla siccità dell’anno scorso.

Ma in tempi di secca ogni goccia è preziosa. Alla fine, l’assemblea ha votato a maggioranza per l’aumento. «Si è ritenuto che un maggiore afflusso di risorse fosse imprescindibile per i Comuni in un momento ancora difficile per le finanze pubbliche, dando loro la possibilità di valutare politiche distributive a favore della propria cittadinanza» spiega il sindaco di Locarno Alain Scherrer, che è anche presidente del Cda. «Va precisato che non è la prima volta che si decide per i dividendi maggiorati. È il terzo anno consecutivo».

«Un’ingiustizia»

La pandemia è finita intanto. E lo scoppio della guerra in Ucraina e la siccità dell’anno scorso hanno inciso molto sui prezzi dell’energia. «L’andamento delle tariffe e quello dei dividenti non sono strettamente in correlazione» sottolinea Scherrer. Ma secondo Bruno Storni, consigliere nazionale Ps e municipale di Gordola, i Comuni avrebbero «deciso di cavare maggiori profitti da una situazione in cui la popolazione si trova a pagare un conto salato». La causa, spiega l’ingegnere e docente al Politecnico di Losanna, sarebbe «l’imperizia dimostrata da una parte delle aziende elettriche ticinesi nei giochi della borsa energetica». Un’imperizia che, più della guerra e della siccità, avrebbe vincolato i consumatori a contratti di fornitura penalizzanti per i prossimi due-tre anni. Con il paradosso che «nel nostro cantone così ricco di centrali idroelettriche i cittadini pagano tariffe maggiori che in altri cantoni che ne sono privi» chiosa il municipale. «È come se nei paesi del Golfo pagassero la benzina più che da noi».

Come se ne esce? La proposta lanciata in passato dal Municipio di Gordola (e condivisa da altri Comuni) è di rinunciare ai dividendi extra. Togliendo anche tasse comunali e imposte, Storni calcola un risparmio di 100 franchi l’anno per abitante. Altrimenti, si può sempre sperare nella pioggia.

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