L'evento

Ukraine Recovery Conference sotto minaccia

Polizia e militari sull'attenti, cresce la tensione per attacchi terroristici e informatici durante il vertice a Lugano
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
03.07.2022 06:00

Atti terroristici, sabotaggi, manifestazioni di protesta, ciberattacchi. Domani e martedì a Lugano niente dovrà andare storto durante la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. Che proprio oggi vedrà l’arrivo delle prime delegazioni. Alcune alloggeranno in cinque alberghi cittadini. Altre non si fermeranno. Ma poco importa. Nulla deve esser lasciato al caso. Perché al Palazzo dei congressi e in giro per la città ci saranno i consiglieri federali Ignazio Cassis e Simonetta Sommaruga, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen e decine di capi delegazione. Dai ministri ucraini ai rappresentanti istituzionali di Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Svezia, Turchia, Italia, Danimarca, Norvegia... Una lista quasi infinita. Contando anche le organizzazioni come l’OMS, il Fondo monetario internazionale, l’UNICEF... Nulla dovrà andare storto e a vigilare ci saranno almeno mille militari e «diverse centinaia di agenti di polizia», ha spiegato ieri, sabato 2 luglio alla Centrale unica di allarme (CECAL) di Bellinzona, il portavoce della polizia cantonale, Renato Pizolli.

Un luogo non a caso. Perchè è qui alla CECAL che ci saranno gli occhi e le menti per vedere e analizzare tutto quello che succederà per due giorni a Lugano. Ma non solo. Sarà sempre qui che verranno prese tutte le decisioni per garantire la sicurezza di un evento che un po’ tutti paragonano al WEF di Davos. «Se siamo preoccupati di possibili atti terroristici? Sì, un po’ lo siamo», ha ammesso il comandante della divisione territoriale 3 dell’esercito svizzero, Lucas Caduff. «Abbiamo preso molto sul serio la minaccia russa di attacchi informatici perché la consideriamo molto concreta. Siamo comunque pronti alle contromisure», ha aggiunto Lorenzo Hutter, vicecomandante della polizia cantonale, che qui è il capo.

«Siamo pronti»

A pochissime ore dall’inizio dell’evento l’atmosfera è tesa. Ognuno nel cervello delle operazioni sa cosa deve fare e si augura che tutto fili per il verso giusto. «Siamo pronti. Abbiamo provato e riprovato tutto», sintetizza Caduff, che è anche responsabile della sicurezza del WEF. Di eventi ad alto rischio insomma se ne intende. «La conferenza di Lugano e il World economic forum hanno molte cose in comune. La differenza è che qui a Lugano abbiamo meno mezzi e meno uomini. Anche la copertura dello spazio aereo è diversa, perché Lugano è davvero molto vicina all’Italia», spiega il divisionario facendo con la mano il gesto di un aereo che si inclina. Altrettanto certo è che a occuparsi che tutto fili per il verso il giusto saranno in molti. Polizie comunali, cantonali, polizia dei trasporti, esercito, guardie di confine, polizia federale, protezione civile. Tutti daranno il loro contributo.

Ci si prepara da tempo

Una marea di uomini e donne. Che si preparano in realtà da diverso tempo. E sono gestiti alla CECAL di Bellinzona. Dove tutto è stato diviso in cellule. Con la stessa iniziale, P. E un numero. «La P1 guidata dal capitano Maurizio Ferrarini si occupa di coordinare le entrate in servizio, gli orari, i permessi e le malattie di tutti i poliziotti», chiarisce Pizolli, mostrando la stanza ricavata al piano terra dell’edificio.

Poco lontano, in un’altra sala, c’è la P2. «È la cellula informazioni», sottolinea il suo capitanoAlessio Lo Cicero spalancando la porta. Dentro tre file di tavoli. Molti computer. E quattro operatori che non smettono un secondo di guardare i monitor. «È il nostro centro intelligence», sottolinea con orgoglio Pizolli. Su una parete c’è un grande schermo in cui scorrono le immagini catturate dalle telecamere. Si intravvedono scorci di Lugano. Dalle strade alla stazione.

Al secondo piano, subito dopo le scale, c’è chi risponde quando si chiama l’Helpline. Attiva da venerdì. «Nel primo giorno, venerdì, abbiamo ricevuto 140 telefonate. Soprattutto da commercianti, dottori e pazienti, preoccupati di dover disdire l’appuntamento con il proprio specialista. Ci aspettavamo tensione. Invece chi chiama chiede solo informazioni».

Fatti pochi passi si arriva nel cuore pulsante della centrale d’allarme. Una vasta sala con decine di postazioni e schermi di computer. È qui che gli agenti rispondono a tutte le telefonate di emergenza. Sette giorni su sette. Ventiquattro ore su ventiquattro. E dunque anche sarà così anche durante il vertice. «Abbiamo allungato i turni del personale da 8 a 12 ore - afferma il capitano Athos Solcà - ci aspettiamo un carico di lavoro maggiore e vogliamo farci trovare pronti». Qui a Bellinzona nulla insomma sembra essere lasciato al caso. Si è pianificato tutto. Con attenzione. Anche i più piccoli particolari.

Lo Stato Maggiore

Usciti dal cuore pulsante della CECAL si cammina per un corridoio dritto e si arriva in un locale molto grande. «Questa è la sala dello Stato Maggiore», precisa Pizolli. «È qui che verranno coordinate tutte le operazioni. Perché è qui che si riuniranno tutti i responsabili delle varie cellule per gestire il personale sul terreno». E in effetti in mezzo al locale sono state piazzate tre file di tavoli. Che unite formano una U. Alle pareti grandi televisori. Su cui scorrono immagini e grafiche computerizzate. In una di queste si vede la cartina di Lugano a cui è stata sovrapposta la limitazione dello spazio aereo. Che sarà controllato anche dai droni. Un altro lato del locale è stato invece diviso in piccole stanze. I cartelli appesi ai vetri indicano a chi sono state assegnate. In uno si legge Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). In un altro Polizia federale. «Dalle 10 di oggi - sottolinea Hutter - ogni posto di questa stanza sarà occupato». Perché nulla da domani a martedì dovrà andare storto.

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