Detto tra noi

La tecnologia che rovina le emozioni

I dispositivi digitali rendono facile ed economico fotografare e filmare, a scapito del vivere le esperienze in modo «reale»
Mauro Rossi
09.09.2022 06:00

«Ho passato una decina di giorni in uno degli angoli più incantevoli del Mediterraneo», mi confessa un giovane amico di ritorno dalle vacanze. «Un posto splendido ma purtroppo sin troppo affollato, anche se si trattava di un turismo strano». Spiegati, gli dico. «Beh, era un posto frequentatissimo da giovani che però in quella meravigliosa spiaggia arrivavano, si spogliavano, passavano mezz’ora a farsi fotografie col telefonino in tutte le pose, poi si rivestivano e se ne andavano. Senza quasi mai fare un tuffo in quelle acque cristalline oppure fermarsi, prendere il sole e godere della bellezza del luogo... Una situazione quasi surreale, a pensarci». Vero, ma anche un eloquente specchio di una società nella quale non conta vivere delle esperienze ma mostrare di esserci stato a contatto, testimoniare una propria presenza anche fugace, effimera e ai limiti della virtualità.

Una tendenza figlia soprattutto della tecnologia prêt-à-porter degli ultimi due decenni che ha reso facile ed economico fotografare e filmare, finendo per banalizzare quelle che una volta erano curate operazione artistiche ma soprattutto illudendo che a rendere vera e indimenticabile un’esperienza non è l’averla vissuta ma l’averla fissata attraverso le nostre personali telecamere. I primi a prendere questa deriva sono stati gli orientali. Sicuramente ricorderete le comitive di giapponesi bardati con quelle che ritenevano ridicole mascherine e muniti di allora avanzatissime macchine fotografiche, che immortalavano sotto il nostro ironico e divertito sguardo, monumenti tipo il Duomo di Milano senza neppure scendere dal bus, passando poi in un battibaleno alla successiva attrazione da ritrarre anche in quel caso fugacemente? Bene oggi siamo diventati peggio di loro, con l’aggravante che se il loro comportamento era dettato dalla contingenza (le maratone turistiche cui si sottoponevano i turisti del Sol Levante erano all’insegna del «complete tour of Europe in five days») oggi nessuno ci mette fretta, nessuno ci vieta di godere appieno di ciò che si presenta ai nostri occhi. Tuttavia invece che bearci di uno splendido panorama preferiamo trascorrere il nostro tempo fissandolo (spesso male) sui nostri smartphone; invece che ascoltare un concerto passiamo un paio d’ore a braccia alzate e con il collo storto per filmarlo (ma poi qualcuno li riguarda quei pessimi e sbilenchi video?); invece che seguire una partita allo stadio profittando della straordinaria panoramica del campo offerta dalle tribune, occupiamo buona parte del tempo a cliccare a ripetizione sui nostri aggeggi e a condividere il tutto sulle piattaforme sociali. Con il risultato di perderci buona parte di quei momenti che potrebbero restare indelebilmente impressi nella nostra memoria e che invece finiamo per ridurre unicamente a una serie di banali immagini.