Detto tra noi

L'infanzia precoce e la scuola

Il precoce ingresso dei bambini nella vita sociale necessita un altrettanto precoce intervento della scuola intesa come luogo di educazione
Mauro Rossi
11.11.2022 06:00

Qualche giorno fa mentre imprecavo contro l’ennesimo aggiornamento del telefonino che sostanzialmente mi impediva di utilizzarlo, mi si è avvicinato il figlio seienne di un amico. Il bimbetto ha dapprima osservato i miei goffi movimenti, poi mi ha chiesto l’apparecchietto, ci ha messo mano e me lo ha restituito dopo una trentina di secondi dicendomi «adesso va». Ennesima, disarmante dimostrazione di come le giovanissime generazioni siano venti spanne più avanti rispetto a noi quando avevamo la stessa età. E non solo per la loro dimestichezza con la tecnologia, derivata dal fatto che sostanzialmente sono nati con essa, ma anche per una proprietà di linguaggio, una capacità di analisi e di inserirsi nei discorsi dei grandi al cui confronto i nostri ragionamenti e il nostro parlare di allora appaiono quasi da trogloditi. Tuttavia anche in questo caso non si tratta di una maggiore intelligenza ma di una serie di opportunità di cui i bambini di oggi possono godere: televisione, cellulare, computer ma anche luoghi di aggregazione, centri sportivi e attività che li impegnano sin dai primi anni di vita favorendo un precocissimo inserimento nella quotidianità. Per non parlare poi del mutato rapporto dei piccini con il mondo degli adulti: che era sostanzialmente inesistente una volta quando i «grandi» stavano con i «grandi» e i bambini con i bambini e non c’era alcuna interazione tra i due universi. E che invece è molto più aperto oggi, con i bambini che non hanno difficoltà né eccessive limitazioni nell’introdursi nelle discussioni degli adulti. Mentre riflettevo su queste cose osservando lo schermo del mio telefonino finalmente funzionante a dovere, ho ripensato pure al dibattito in corso ormai da parecchi anni sull’opportunità di anticipare l’ingresso dei bambini nel mondo scolastico. Una proposta che se fino a qualche tempo fa mi trovava contrario («lasciamo che restino nella beata innocenza dell’infanzia il più a lungo possibile», era la mia opinione) oggi invece mi vede dall’opposto lato della barricata. Proprio per i motivi enunciati qui sopra, ovvero per il precocissimo ingresso - ormai avvenuto - dei bambini nella vita sociale che dunque necessita un altrettanto precoce intervento della scuola intesa come luogo di educazione, come spazio dove i bambini possano conoscere la vita e farsene un’idea filtrando i mille segnali, spesso contraddittorie e fuorvianti provenienti da quella tecnologia alla quale hanno un facilissimo accesso il più delle volte in solitaria, da autodidatti, a causa della sempre maggior difficoltà da parte dei genitori di stare loro appresso. E proprio perché le famiglie oggi sono purtroppo sempre meno in grado di assolvere a questi compiti primari di formazione, ritengo sia giusto che debba essere la scuola a intervenire, parlando ai bambini prima della tv e del telefonino. Prima insomma che sia troppo tardi e i danni siano ormai compiuti.