L'intervista

Se il desiderio di genitorialità viene minacciato dai cambiamenti climatici

Secondo un sondaggio dell'Unicef due giovani su cinque stanno riconsiderando l'idea di avere figli a causa di quanto sta succedendo a livello ambientale – Ne abbiamo parlato con Lara Franzoni, psicoterapeuta
Federica Serrao
14.11.2022 17:00

Prima una pandemia. Poi una guerra in Europa che, in qualche modo, tocca tutti da vicino. E, nel mentre, anche i cambiamenti climatici. Negli ultimi tempi, non si può certo dire che le preoccupazioni siano mancate. Ma secondo i risultati di un sondaggio dell'Unicef, discussi nel corso della COP27 la settimana scorsa, questi timori non spaventano solamente per l'impatto che hanno nel presente e sulla nostra vita. Ad allarmare, infatti, sono anche gli effetti che problematiche di questo tipo avranno nel futuro. E, in particolare, sui propri figli. Due giovani su cinque, infatti, dichiarano di aver riconsiderato l'idea di avere un bambino proprio a causa dei cambiamenti climatici. Questi dati, emersi dal sondaggio dell'Unicef, raccolgono l'opinione di 243.512 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Tra i più preoccupati, secondo quanto si evince dai risultati, ci sono i giovani delle regioni africane. Qui, un ragazzo su due, ha ammesso di aver preso in considerazione l'idea di non aver figli a causa dei cambiamenti che stanno colpendo il nostro pianeta a livello climatico. Le percentuali più alte di timorosi si registrano in Nord Africa e nell'Africa subsahariana, ma cambiando continente, troviamo una situazione simile anche nel Medio Oriente. I giovani di queste regioni, più di altri, confessano di aver vissuto diversi shock climatici in prima persona, e lamentano preoccupazioni legate all'accesso a cibo e acqua, o per le conseguenze negative sul reddito. Per far luce su queste paure e su ciò che ne consegue, abbiamo intervistato Lara Franzoni, psicoterapeuta di Milano. 

Avere un figlio muove fatiche e risorse a livello individuale e di coppia, e di conseguenza anche paure e speranze
Lara Franzoni, psicoterapeuta

Sfide sconosciute

La paura di non poter garantire un futuro dignitoso ai propri figli è comune a tanti genitori. «Con la genitorialità gli adulti mettono il proprio desiderio di generatività nel futuro: ma se questo futuro è percepito come incerto, scarso di risorse o addirittura minaccioso, le persone tendono a frenare i proprio comportamenti», osserva la psicoterapeuta. «Lo scenario più probabile non è quello in cui le persone pensano "fare un figlio è consumare risorse", ma piuttosto "farò un figlio senza certezze". E questo clima di incertezze, di cui fa parte il cambiamento climatico, si posiziona insieme alle preoccupazioni finanziare, lavorative, abitative». Un timore che, a detta dell'esperta, sembra essere più consistente nei Millenials e nella generazione Z , piuttosto che nella X, anche secondo i trend rilevati dal 2020. «Diventare genitori, poi, implica un cambiamento da sempre considerato rischioso nel ciclo di vita familiare». Non per forza in senso negativo - avverte Lara Franzoni - ma semplicemente, avere un figlio muove fatiche e risorse a livello individuale e di coppia, e di conseguenza anche paure e speranze. «Pensiamo ai nuovi ruoli da vivere, i cambiamenti nella propria identità, nuove sfumature della relazione con il partner e con le famiglie di origine. E, naturalmente, tutto ciò che è connesso all'arrivo di un bambino totalmente dipendente dai neogenitori. Insomma, già di per sé è un panorama ricco di sfide sconosciute. E se devi occuparti di un essere umano che dipende da te ma tu non ti senti al sicuro, come si fa?»

Le persone provano insicurezza ma anche desiderio di famiglia, come accaduto durante i lockdown
Lara Franzoni, psicoterapeuta
© Shutterstock
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Timori continui nel tempo?

Durante la pandemia, le paure erano concrete. Davanti ai nostri occhi. Il virus si diffondeva rapidamente, come le immagini dei posti letto occupati dai parenti di terapia intensiva o dei morti, disposti in lunghe file di bare. Anche i cambiamenti climatici sono un fenomeno a cui possiamo assistere in prima persona, ma gli effetti più distruttivi saranno sempre più visibili solo con il passare del tempo. Lasciandoci, di conseguenza, di fronte a un nemico che sapremo colpirà, ma non quanto forte. Come può, quindi, un genitore convivere con una paura per certi versi continua, il cui impatto reale si vedrà solo con l'avanzare del tempo? «I bisogni delle persone sono variegati: dalla sicurezza, alla realizzazione, alla stabilità alla generatività», ci spiega la psicoterapeuta, chiarendo però che il rapporto tra questi bisogni non sempre è lineare, gerarchico o chiaro. «Per questo motivo, a volte osserviamo interazioni opposte. Per esempio, le persone provano insicurezza ma anche desiderio di famiglia, come accaduto durante i lockdown», aggiunge, osservando che, in merito a quanto emerso dai risultati del sondaggio dell'UNICEF, sia ora possibile solo fare delle ipotesi all'interno di un panorama di natalità in drammatico declino. «I trentenni stavano già rimandando la genitoralità, poi è arrivata la pandemia. E se altre paure si sommeranno, tra gli effetti ci sarà quello di ritardare la genitorialità, posticipandola a quando ci si sente di poter contare su maggiori sicurezze, ma lo stesso vale per il ripensare alle dimensioni della famiglia o per ipotizzare un trasferimento». 

In realtà, gli esseri umani sono immersi in paure di minacce non visibili da sempre, ma la pandemia ce lo ha ricordato
Lara Franzoni, psicoterapeuta

Paure (in)visibili

Ma ritorniamo sul nemico "non sempre visibile" che è il cambiamento climatico. «In realtà, gli esseri umani sono immersi in paure di minacce non visibili da sempre, ma la pandemia ce lo ha ricordato», osserva Lara Franzoni. «La paura stessa è anche legata alle esperienze sul territorio, per cui coloro che sono più colpiti o toccano con mano gli esiti del cambiamento climatico, o addirittura di disastri naturali, sono più propensi a tenerne conto». Come per esempio, ricordiamo, per i giovani nord africani o medio orientali, che nel corso del sondaggio hanno espresso per primi più preoccupazioni. «La speranza è, naturalmente, quella del cambiamento delle abitudini e del mantenimento della speranza, prima della revisione di tali scelte». E parlando di scelte - sostiene l'esperta - è importante dare voce alle paure di questi futuri genitori, dando ascolto ai timori relativi alle scelte riproduttive, alle loro conseguenze e, più in generale, al periodo perinatale. «Se in tanti vivono con leggerezza i cambiamenti attuali e la genitorialità stessa, è purtroppo anche vero che tante paure e tanti progetti procrastinati sono peggiorati dalla solitudine, dalla paura del giudizio, del mancato sostegno».