Bentornata Bridget Jones

Spesso i sequel deludono, ma non stavolta. Bridget Jones's Baby è una corrente d'aria fresca e divertente. Il personaggio di Bridget Jones è diventato un'icona femminile. Il suo «diario», creato dalla scrittrice inglese Helen Fielding, si è tramutato in film nel 2001, diretto da Sharon Maguire e interpretato da Renée Zellweger. Milioni di donne si sono riconosciute nell'imperfetta Bridget, donna intelligente e tenace ma che in ogni rapporto sociale si sente inadeguata, accumula gaffes e pensa di non fare mai la mossa giusta. Il sequel è arrivato nel 2004: Che pasticcio, Bridget Jones!, senza suscitare grandi consensi. Dodici anni dopo ecco Bridget Jones's Baby. Richiamata la regista Sharon Maguire; rimescolata la squadra di sceneggiatori (e proprio la sceneggiatura è uno dei punti di forza), comprendente, oltre all'autrice Helen Fielding, Dan Mazer ed Emma Thompson, che si ritaglia anche il piccolo ma esilarante ruolo della ginecologa; il reparto attoriale presenta novità. Se infatti Bridget è sempre la Zellweger e Darcy, l'eterno amore inconfessato della sua vita, è ancora Colin Firth, il terzo lato del triangolo non è più l'affascinate farfallone di Hugh Grant (l'attore non si è reso disponibile e la sceneggiatura chiarisce subito – il funerale iniziale – che il personaggio è scomparso in un incidente aereo) ma un americano. Interpretato da Patrick Dempsey (indimenticato dottore di Grey's Anatomy). Il confronto tra i due uomini da cui è attratta Bridget si sposta da una differenza caratteriale (affidabilità contro fascino da mascalzone) a una più sottile rivalità tra stile british ed esuberanza yankee. E funzionano alla grande le schermaglie tra Firth e Dempsey.
Superati i quarant'anni, Bridget Jones è diventata produttrice di un importante notiziario in una rete televisiva ma si ritrova inesorabilmente single. Fallito il suo rapporto con Darcy, Bridget detesta la solitudine e vede allontanarsi la possibilità di costruire una famiglia. Per scacciare la tristezza si stordisce ad un festival rock, dove finisce, dopo abbondanti bevute, nel letto di uno sconosciuto, che si scoprirà poi essere il milionario imprenditore di un sito di incontri sentimentali (Dempsey). Qualche giorno dopo, però, incontra Darcy e per un attimo si riaccende la passione. Conseguenza: Bridget è incinta, ma chi è il padre? Da qui una girandola di battute e situazioni che strappano risate e coinvolgono i genitori di Bridget; le lezioni pre-parto a cui partecipano entrambi gli aspiranti padri (Bridget ha ritenuto troppo pericoloso l'esame del DNA del feto); la presa in giro di una nuova dirigente della tv per non parlare delle disastrose interviste politiche mandate in onda, dato che Bridget ha altro per la testa.
Il punto di vista del racconto è psicologicamente del tutto al femminile. Con tenerezza e massicce dosi di romanticismo letterario, giustificato perché il personaggio di Bridget Jones è nato avendo come modello Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen.
Prevale l'umorismo britannico, sottile e disincantato. Attori tutti al meglio, compresi i comprimari, costumi e ambientazioni accurati, ritmo frizzante e veloce, effetto nostalgia con piccoli flash dei film precedenti e due sorprese finali. Quanto a Bridget Jones, se ne infischia di quelle eroine cinematografiche contemporanee sempre pronte a combattere per salvaguardare la propria indipendenza.