La storia

Che cos'è la nostalgia della Guerra Fredda?

La morte di Gorbaciov ha fatto tornare di moda un sentimento vivo in Russia e in altri paesi dell’Est, soprattutto l’ex DDR – Un sentimento che cinema e televisione hanno ampiamente sfruttato…
Stefano Olivari
02.09.2022 10:36

La morte di Mikhail Gorbaciov ha dato visibilità mediatica ai tanti nostalgici della Cortina di ferro che ci sono nel cosiddetto Occidente, concetto fra l’altro sempre più vago. Un partito che fra i suoi militanti non ha soltanto nostalgici del comunismo, o socialismo reale, ma anche di quel mondo bloccato dalla sfida fra due superpotenze in cui tanti, per motivi diversi, si sentivano protetti. Un mondo che ha generato film e serie televisive, di diverso livello, entrati nell’immaginario collettivo. 

Goodbye Lenin

Il film più famoso sui sentimenti ambivalenti nei confronti dell’Est Europa sotto l’ombrello sovietico è l’imperdibile opera di Wolfgang Becker, del 2003. Protagonista una militante comunista della Germania Est, Christiane, che nell’ottobre del 1989 dopo aver visto suo figlio Alex partecipare ad una manifestazione contro il regime ha un infarto ed entra in un coma da cui si risveglia dopo 8 mesi. Alex e la sorella si sono adattati alla Germania sulla via della riunificazione, ma non hanno il coraggio di raccontare la verità alla madre malata e creano una specie di Germania Est personale, inventandosi anche finti telegiornali e utilizzando amici che con Christiane fingono che tutto sia come prima. Divertente e commovente, ma soprattutto opera di culto della cosiddetta Ostalgie, la nostalgia post-riunificazione che nella ex Germania Est ha fin dagli anni Novanta colpito molte persone. 

Rocky IV

Il quarto film della saga creata e interpretata da Sylvester Stallone è la sintesi pop degli ultimi anni di Guerra Fredda, quelli in cui Reagan aveva definito l’Unione Sovietica «L’impero del male» ma intanto trattava con Gorbaciov sul disarmo nucleare. Un’epoca di contrapposizione, ma anche di speranze, come quelle evocate da Rocky nel discorso finale al pubblico di Mosca, dopo avere battuto Ivan Drago-Dolph Lundgren: «Sul ring eravamo in due disposti ad ucciderci l'un l'altro, ma penso che è meglio così che milioni di persone! Però quello che sto cercando di dire è che se io posso cambiare, e voi potete cambiare... Tutto il mondo può cambiare!». Da pelle d’oca, al di là dei dettagli trash come uno pseudo-Gorbaciov (Rocky IV è del 1985, quindi con lui già al potere) in tribuna che alla fine sportivamente applaude. Al tempo stesso la fine di un mondo, quello di Yalta, e la possibile nascita di uno migliore. 

The Americans

In questa serie televisiva, quattro stagioni girate fra il 2013 e il 2018, i protagonisti sono una coppia di coniugi russi fin dall’infanzia addestrati a fingersi statunitensi e una volta diventati adulti mandati negli USA a fare le spie per il KGB, cambiando ovviamente identità e con missioni al limite dell’impossibile compiute con la tecnologia dei primi anni Ottanta. Elizabeth e Philip hanno due figli, nati negli USA e americanissimi per modo di pensare, che nemmeno sospettano quale sia il vero lavoro dei genitori, i quali hanno la copertura di un’agenzia viaggi. La chiave della serie non è lo spionaggio, ma l’opinione che i due protagonisti hanno dei due blocchi. Fedeli alla linea e agli ordini del KGB, ma con un pensiero proprio che giorno dopo giorno cambia: un conflitto interiore che diventa insostenibile e che non può essere risolto. 

Deutschland 83

La serie tedesca, con due seguiti ambientati nel 1986 e nel 1989 e vista in Svizzera su La1, è incentrata su un giovane tedesco dell’Est, Martin, non ideologizzato come la zia Lenora ma nemmeno oppositore del regime, che per caso e per legami familiari si trova in mezzo agli eventi della Storia e ne diventa anche protagonista: nelle tre stagioni di Deutschland, girate dal 2015 al 2020, la nostalgia per una presunta ‘vera’ DDR si salda all’umorismo sulle miserie da fine regime, fra burocrati e fannulloni, senza però mitizzare l’Ovest. Una nostalgia, anzi Ostalgie, vissuta quasi in diretta, non per la miseria materiale e spesso anche morale ma per un’epoca in cui si stava di qua o di là. 

Occhio alla perestrojka

Come spesso accade quando si parla di anni Ottanta, lo spirito del tempo è stato sintetizzato da una commedia italiana che certo non ha concorso per il Pardo a Locarno ma che ha spunti irresistibili, comici e anche seri. Protagonisti Jerry Calà ed Ezio Greggio, dirigenti di un’azienda di Crema (il proprietario è uno strepitoso Guido Nicheli) che nelle loro trasferte in Bulgaria si guardano bene dal rivelare alle compagnie femminili del luogo la propria situazione familiare. Quando vanno a Sofia giocano facilmente a fare i ricchi della situazione, ma all’epoca i bulgari non possono espatriare. In una casa si vede la foto di Gorbaciov, riformista finché si vuole ma pur sempre emblema del’URSS… Caduti il Muro di Berlino e gli altri muri non fisici, saltano i divieti e le ragazze bulgare possono andare in Italia per coronare il loro sogno d’amore, con ostacoli di vario tipo. Notevole, visto che il film di Castellano & Pipolo è del 1990 e le battute politicamente scorrettissime lo dimostrano, l’intuizione che questo mondo più libero avrebbe portato anche più razzismo. Così come è notevole, ed è per questo che lo citiamo, la descrizione di quella sensazione di protezione che molti europei ‘liberi’ provavano sapendo che c’era l’Unione Sovietica. Certo ai dissidenti politici che finivano in un gulag siberiano andava peggio rispetto a noi bambini che pensavano che l’Europa fosse quella di Giochi senza frontiere, con Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri ad arbitrare. 

URSS

Sull’epoca della Cortina di ferro, anche restringendo il discorso alla Germania Est, esistono ovviamente migliaia di film, da La spia che venne dal freddo a Le vite degli altri, ma pochi hanno saputo interpretare la nostalgia per l’era di Gorbaciov che la morte del leader sovietico ha soltanto fatto uscire allo scoperto. Assolutamente da vedere, per i cultori del genere, Quella Trabant venuta dall’Est (1991, regia di Peter Timm), Berlin is in Germay (2001, regia di Hannes Stöhr) e allargandoci un po’ anche La Promessa, di Margarethe von Trotta, del 1995. Di sicuro in Germania Est e in altri satelliti dell’URSS la nostalgia per la Guerra Fredda è soltanto sul piano sentimentale, privato e artistico, con vari registri, dal comico al tragico, e con un massiccio sfruttamento commerciale. Non così in Russia, dove la nostalgia è qualcosa di più profondo e del resto è cavalcata dallo stesso Putin. Per questo Gorbaciov lì è visto da molti come il curatore fallimentare di una storia gloriosa, su cui non si può scherzare.

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