Grande schermo

Cinema e modernità incrinano la tradizione

Ecco «Downton abbey II - Una nuova era», il secondo lungometraggio tratto dalla celebre serie tv
Antonio Mariotti
29.04.2022 20:19

Ambientazioni maestose, riprese spettacolari, costumi e ricostruzioni storiche accuratissimi in pieno stile Belle Epoque, personaggi che non hanno più bisogno di presentazioni: questi gli ingredienti di Downton Abbey II - Una nuova era, secondo lungometraggio ispirato alla popolare serie tv britannica (vedi box a lato). Un menu reso ulteriormente prelibato dalla sceneggiatura del autore della storia: il settantunenne Julian Fellowes. Una «nuova era» per nulla pretestuosa, visto che Fellowes, pur mantenendo intatte le caratteristiche della sua creazione, riesce nel non facile intento di inserire nel film due avvenimenti che veicolano un vento di novità nell’aristocratico, tradizionale ed appartato microcosmo della famiglia Crawley e dei suoi servitori. Il primo colpo di scena è costituito dall’annuncio della decana, Lady Violet, di aver ereditato da un antico spasimante una lussuosa villa nel Sud della Francia. Una notizia che darà adito a numerosi sospetti e a una trasferta in Costa Azzurra per conoscere i precedenti proprietari e indagare, più o meno apertamente, sul passato della vecchia signora. D’altra parte però, questa scampagnata oltre Manica è più che benvenuta, poiché - per procurarsi i fondi necessari alla riparazione del tetto dell’antica magione - i Crawley hanno accettato di metterla a disposizione per un mese a una troupe cinematografica hollywoodiana. Ed è questo il colpo di scena che offre a Fellowes la materia più ricca.

La rivoluzione del sonoro

Con il cinema, infatti, tra le mura di Downton Abbey fa la sua comparsa il progresso: una realtà sociale ed economica dove le differenze di lignaggio non contano più nulla ma a farla da padrone è semmai il successo economico. Aspetto oltremodo stuzzicante: il film è ambientato nel 1928, subito dopo l’uscita nelle sale delle prime pellicole sonorei che stanno ottenendo un enorme successo. Anche i cineasti e gli attori al lavoro a Downton dovranno così passare da un giorno all’altro dal muto al sonoro, con tutti gli sconvolgimenti del caso. Assurge così a momento emblematico la scena finale delle riprese, in cui i servitori saranno chiamati a vestire i panni dei nobili, simboli viventi di una società messa sottosopra dalla modernità. Tra il doppio matrimonio iniziale e il funerale conclusivo, il film si sviluppa così in maniera classica e piacevole e la regia del collaudato Simon Curtis asseconda il tutto senza eccessi.

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