L'approfondimento

Credit Suisse ma non solo: come il cinema ha dipinto l'alta finanza

Dall'ironico «Una poltrona per due» a «Wall Street», passando per il sottovalutato «Margin Call» e «The Big Short»: ecco alcuni film per entrare in clima
Michael Douglas e Charlie Sheen in una scena di «Wall Street».
Marcello Pelizzari
20.03.2023 10:45

La vicenda Credit Suisse ci riporta al cinema. E alla televisione. Non tanto, o non solo, perché – volendo usare un’espressione abusata – certe cose di solito succedono solo sul grande o piccolo schermo. Ma perché film e serie, spesso, hanno trattato i grandi temi della finanza. E i relativi crolli. Proviamo a fare chiarezza e, soprattutto, a consigliarvi qualche titolo.

Una poltrona per due

Ne avevamo parlato qui. Il suo successo, soprattutto in Italia, a oggi rimane un mistero. Anche perché, a ben vedere, al di là del fatto che – puntualmente – venga trasmesso il 24 dicembre, Una poltrona per due non è un vero e proprio film di Natale. È un film, tuttavia, ambientato nell’alta finanza. E, a suo modo, funge anche da mini-guida per concetti quali le materie prime, i futures, i contratti derivati e le speculazioni borsistiche. Certo, nella realtà non si può scommettere sul succo d’arancia surgelato della Florida. Ma i meccanismi, beh, quelli sono.

Wall Street

Non è un film sulla finanza. È il film sulla finanza per eccellenza. A cominciare dai dialoghi. Tipo questa dichiarazione programmatica di Gordon Gekko, al secolo Michael Douglas: «Io non ti sto parlando di un impieguccio da 400 mila dollari all’anno a Wall Street, di viaggiare in prima classe e fare le ferie in alberghi a 5 stelle. Io ti sto parlando di ricchezza vera. Ricchezza da poterti permettere una ragazza come Darien, di viaggiare con un tuo jet privato, 50-100 milioni di dollari; o capitano o niente!». O se preferite questa: «Il denaro c’è ma non si vede: qualcuno vince, qualcuno perde. Il denaro di per sé non si crea né si distrugge. Semplicemente si trasferisce da una intuizione ad un’altra, magicamente». Parentesi critica: Oliver Stone, forse, è troppo manicheo e retorico nell’attaccare il sistema – tramite il personaggio di Martin Sheen – epperò la pellicola, anno di grazia 1987, gira che è una meraviglia. Per chi non lo avesse mai visto, Wall Street narra le vicende di Bud Fox, giovane broker che, nella speranza di fare carriera e diventare appunto un capitano, finisce per fare insider trading a favore dello squalo degli squali, Gordon Gekko. Al di là della finzione, il film descrive molto bene proprio i meccanismi dell’insider trading e delle manipolazioni borsistiche, molto frequenti negli anni Ottanta.

Margin Call

Non è un capolavoro, d’accordo, ma come si dice in gergo «ti tiene lì». Ancorato a una realtà che, minuto dopo minuto, si fa sempre più complicata. E per certi versi tragica, dato che Margin Call racconta le peripezie di un team impiegato in una banca d’investimento a Wall Street. Team capitanato da Kevin Spacey e chiamato, nell’ultima notte prima della terribile e tentacolare crisi del 2008, a prendere una decisione forte: liberarsi il più in fretta possibile di tutti i titoli tossici e, quindi, salvarsi dalla catastrofe imminente. Il film, indubbiamente, è uno spaccato duro e credibile di quanto accadde in quei giorni frenetici. Qualche frase a effetto? La prima: «Ricordatevi di questo giorno, ragazzi: sarà un bagno di sangue». La seconda: «Ci sono tre modi per andare avanti in questo campo: essere i primi, essere i più in gamba o imbrogliare».

The Wolf of Wall Street

Diretto da Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio nei panni di un autentico lupo di Wall Street, Jordan Belfort, The Wolf of Wall Street racconta l’ascesa di un apprendista broker che, dopo aver bruciato le tappe, apre la Stratton Oakmont con cui accumula fortune su fortune. Gli eccessi nella vita privata e la spregiudicatezza sul mercato, però, attireranno nientepopodimeno che l’attenzione dell’FBI. Interessante, in questo senso, notare il ruolo affidato alle banche elvetiche. Che, agli occhi degli americani, negli anni Ottanta rappresentavano un rifugio per fuggire dalle grinfie di Zio Sam. Sebbene la banca in questione, nel film, non venga citata, nella realtà ha accettato di versare 188 milioni di dollari per evitare procedimenti giudiziari. E questo dopo aver aiutato parecchi clienti americani a evadere le tasse.

The Big Short: la grande scommessa

È, più di tutti, il film più attuale legato alla grande crisi del 2008. Attuale e puntuale, anche perché è tratto da una storia vera. L’intera pellicola, firmata Adam McKay, ruota attorno alle vicende di tre gruppi di investitori che, separatamente, prevedono il crollo dell’intero sistema. Non solo lo prevedono, ma decidono di scommettere (non senza ricevere risatine di scherno) contro le banche. Una scommessa che permetterà loro di guadagnare una fortuna.

Il film ha il pregio di spiegare, con chiarezza e ironia, le procedure e i complicati tecnicismi finanziari alla base della scommessa e del citato crollo. Nel cast attori di primissimo piano come Brad Pitt, Ryan Gosling, Steve Carell e Christian Bale, il cui personaggio – Michael Burry – negli scorsi giorni ha attaccato a muso duro Silicon Valley Bank.

Billions e Diavoli

Chiudiamo con due bonus, legati ad altrettante serie tv. La prima, Billions, è incentrata sulla lotta fra un procuratore distrettuale specializzato in crimini finanziari e un magnate di hedge fund. La seconda, Diavoli, è ambientata nella Londra post-crisi 2008 e, attraverso la storia di Massimo de Ruggero, trader italiano attivo nell’alta finanza londinese cresciuto grazie ai consigli di Dominic Morgan, direttore di una delle più potenti banche mondiali, finisce per dipingere una guerra economica fra Stati Uniti ed Europa.

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