Il caso

La Marvel bullizza chi produce gli effetti speciali?

Sui social e su diverse testate statunitensi si moltiplicano le testimonianze di lavoratori stressati, vessati e sottopagati – La soluzione è creare un sindacato?
Marcello Pelizzari
04.08.2022 14:30

Sì, Marvel è una gallina dalle uova d’oro. Di proprietà della Disney, il franchise multimiliardario continua a produrre film e, di riflesso, a generare seguito e soldi. Eppure, esiste (anche) il rovescio della medaglia. Parliamo della protesta, silenziosa ma nemmeno troppo, di chi lavora negli effetti visivi (VFX).  

È successo tutto, o quasi, nelle ultime settimane. Via social e su alcune testate statunitensi. Il quadro dipinto, beh, è inquietante. La Marvel, come datore di lavoro, sarebbe «insaziabile» sul fronte delle richieste e, ancora, «impossibile da accontentare». Ovviamente, il personale impiegato è sottopagato.

«Il problema – ha sottolineato via Twitter un (oramai) ex impiegato negli effetti visivi – è che la Marvel è troppo grande e può chiedere tutto ciò che vuole. È una relazione tossica». Urca.

Pianti e attacchi di ansia

Le testimonianze, come detto, si accumulano. Un altro impiegato, al New York Vulture, ha spiegato che nei sei mesi in cui ha lavorato a un film della Marvel ogni giorno, o quasi, finiva con ore e ore di straordinari. «Lavoravo sette giorni su sette, con una media di 64 ore a settimana». Logiche le conseguenze: panico, attacchi di ansia, pianti.

La Marvel, è stato sottolineato, ha raggiunto e conquistato uno status talmente dominante che le case di effetti visivi sono disposte a scendere a patti pur di accaparrarsi la prossima commissione. Scendere a patti, beh, significa spesso fare di più con meno (persone). Sullo sfondo, il perfezionismo della Marvel. Capace di ordinare modifiche anche all’ultimissimo momento.

Ma è bullismo?

Un termine ricorrente, nel leggere le varie sfuriate, è bullismo. Sì, a detta di molti impiegati nel settore degli effetti visivi la Marvel si è comportata con tanta, troppa prepotenza. Chiedendo parecchio e dando, in cambio, pochissimo.

Molti, tuttavia, temono che prendere posizione su retribuzione e condizioni (pessime) di lavoro sia controproducente. Ovvero, che la Marvel si rivolga ad altri professionisti. Un’idea potrebbe essere quella di riunire i lavoratori nel settore degli effetti visivi in un sindacato.

Il problema, tornando alle richieste, complicate, della Marvel è che spesso per un determinato progetto a livello di effetti visivi vengono commissionate più versioni, così da avere un maggiore ventaglio di possibilità. Un’unione, forte, a livello sindacale potrebbe riportare sulla terra il colosso statunitense.

Parte del problema, a detta degli esperti, è legata al fatto che gli effetti visivi appartengano al mondo digitale. Nessuno, per dire, si sognerebbe di far costruire un set fisico e di farlo e disfarlo per una trentina di volte.

L'aiuto delle celebrità

Il tema dei sindacati, negli Stati Uniti, sta prendendo sempre più piede e non soltanto nel mondo del cinema. Organizzazioni di lavoratori stanno nascendo presso Amazon e Starbucks, ad esempio.

Molti si chiedono come mai non possa nascere un’unione di lavoratori negli effetti visivi capace di rivaleggiare Disney e Marvel. Soprattutto considerando la disponibilità economica del colosso che genera eroi e supereroi a getto continuo per lo streaming e il grande schermo.

L’importanza degli effetti visivi, per questi prodotti, è centralissima. Eppure, Disney e Marvel ancora non si sono sedute al tavolo per migliorare le condizioni di lavoro di chi, concretamente, produce la magia attraverso un computer. Altri settori, nel cinema, sono stati protetti.

Una spinta, concludendo, potrebbe arrivare dagli attori in carne e ossa che incarnano i supereroi. Come Mark Ruffalo, l’Hulk di moltissimi film targati Marvel, strenuo difensore dei diritti dei lavoratori. Senza effetti visivi, d’altronde, non potrebbe arrabbiarsi e diventare verde.

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