«Mi piace l’idea di valorizzare le figure di grandi personaggi ticinesi»

Chi sceglie di fare il regista, come lui, sa di dover affrontare la vita con prospettive diverse. Proprio perché non appartiene a un mondo dove piovono proposte dal cielo, Enea Zucchetti, nato a Lugano 29 anni fa, non è mai stato con le mani in mano. Parallelamente agli studi, ha ricoperto ruoli molto diversi tra loro: si è occupato dell’organizzazione di film e serie TV per case di produzione ticinesi, ha effettuato sopralluoghi per le location, spaziando poi tra lavori video e fotografici. Ultimamente, Enea collabora con un’agenzia milanese per la regia di progetti commerciali per marchi di design. «Nella mia esperienza, in qualsiasi ruolo abbia lavorato, ho imparato qualcosa, anche dalle mansioni apparentemente più marginali – dice il giovane regista luganese – soprattutto nel mondo del cinema dove, da fuori, tutto sembra brillare; in realtà, ho capito che la buona riuscita di un film non dipende da fattori esclusivamente artistici, ma anche dagli aspetti logistici e organizzativi, che sono fondamentali». Una consapevolezza maturata ancor più durante le riprese di Un gran Casino, il film su Campione d’Italia che il regista austriaco Daniel Hoesl ha presentato lo scorso gennaio all’International Film Festival di Rotterdam. «Essere assistente alla regia di un’opera del genere è stata un’esperienza molto formativa» spiega Enea, che ha ereditato dai genitori la passione per le arti.
Da quando, 9 anni fa, decise di imboccare la strada della cinematografia iscrivendosi a un istituto di regia a Milano, questo giovane cineasta ticinese non ha mai avuto un attimo di indecisione. Una perseveranza premiata ancora in giovane età: a 24 anni, il suo primo cortometraggio L’azzurro del cielo è selezionato dal Film Festival di Locarno. Per la prima volta, Enea vede la sua opera proiettata davanti a un pubblico in una delle sale del festival e il suo cuore si riempie di emozione. «Sono cresciuto con il mito di Locarno, e quando dissero di sì al mio corto - girato e prodotto interamente da me - ho toccato il cielo con un dito». L’esperienza locarnese lo aiuta molto nella sua prospettiva artistica. Come di grande aiuto sarà il workshop che si svolgerà poco tempo dopo a Lanzarote con un mostro sacro del cinema: Werner Herzog. «Non aspettare l’ispirazione, ma comincia a fare qualcosa, a girare, poi la narrazione arriverà» fu il consiglio del grande regista tedesco.
Quando gli chiediamo a cosa si ispira nei suoi progetti artistici, Enea risponde con una frase del padre della pittura metafisica, Giorgio De Chirico: «Cosa amerò se non ciò che è enigma». Ai messaggi chiari e diretti, Enea preferisce dubbi e interrogativi. Enigmi, appunto. Per lui contano più le immagini della trama. «Quando lavoro, cerco di evocare l’atmosfera di un luogo, dello spazio, mettendo l’immagine al servizio della narrazione, non viceversa». Lo scorso anno, il suo nome figurava tra i tre vincitori della Locarno Residency, concorso nato per garantire a filmmaker emergenti un percorso d’accompagnamento all’opera prima.
Ad agosto, Enea dovrà presentare il suo progetto di lungometraggio a possibili produttori e finanziatori. Nel frattempo, lavora a un breve documentario legato a un’opera dell’architetto Luigi Snozzi. «Mi piace l’idea di approfondire e valorizzare le figure di grandi personaggi ticinesi che si sono fatti conoscere nel mondo, oppure di quelli che purtroppo sono stati dimenticati». Uno slogan molto in voga nello scorso millennio recitava «Ticino, terra d’artisti». Enea Zucchetti sembra confermare, con determinazione, questa vocazione.