«Pochi giorni in luglio sono meglio dello status quo»

Da agosto a luglio, perché «è un obiettivo strategico». Ma in realtà, per ora, l’idea del Consiglio d’amministrazione del Locarno Film Festival è di guadagnare soltanto qualche giorno rispetto all’attuale collocazione, probabilmente una settimana. E questo già dal 2027. È quanto si evince dal comunicato stampa inviato questa mattina sulla base delle discussioni avvenute nel corso dell’ultima seduta dei vertici amministrativi. Il CdA conferma «la volontà di anticipare le date della manifestazione». Ma mette in qualche modo anche le mani avanti: «Le modalità per raggiungere questo obiettivo dovranno considerare in modo realistico gli interessi dell’economia turistica, della politica regionale e nazionale, del pubblico e dei partner del Festival». E propone una sorta di compromesso, ritenendo «difficilmente attuabile, nel breve periodo, uno scenario che consenta di tenere l’intera manifestazione entro la fine del mese di luglio». Quindi, il CdA «rinuncia a formalizzare la richiesta di messa a disposizione della Piazza Grande a partire dalla metà del mese», ma si ribadisce «convinto che, grazie alla collaborazione tra tutte le parti coinvolte, potrà essere possibile giungere a un anticipo che permetta di collocare il primo fine settimana del Festival entro gli ultimi giorni di luglio». In soldoni, l’idea è di vivere un weekend pieno nel mese di luglio. Giocando con le date del 2026, fissate in agenda tra il 5 e il 15 agosto - e queste non si discutono, è giusto sottolinearlo -, si potrebbe pensare a un Festival che inizi, per esempio, il mercoledì 29 luglio, se non - esagerando - il 22 luglio.
Le modalità di distribuzione
Il CEO Raphaël Brunschwig conferma che «si tratta di salvaguardare l’esigenza artistica e il riconoscimento internazionale del Festival». Festival che è «sì un momento piacevole in cui stare insieme, ma che, per parte dei festivalieri e dei professionisti, è un momento importante di lavoro. Dal nostro posizionamento, quindi, dipende anche la partecipazione di figure chiave dell’industria cinematografica e della stampa. Questa problematica si è acuita da quando ci sono le piattaforme di streaming», da quando è cresciuta la modalità del «tutto nello stesso momento in tutto il mondo». «Di conseguenza, anche le modalità di distribuzione non sono più le stesse. E agosto, in questo senso, non è più un buon momento». Brunschwig parla di più dimensioni da considerare. «C’è anche quella legata al territorio nazionale, per il quale il Festival è punto di incontro, tradizionalmente alla fine delle vacanze di molti cantoni della Svizzera tedesca». E allora, spostando l’evento in piena vacanza - in pieno luglio -, molti visitatori potrebbero rinunciare a partecipare al Festival. Insomma, lo si diceva, è una sorta di compromesso, o quantomeno è una questione di equilibri. «Il CdA ha tolto, di fatto, lo scenario più radicale, quello secondo il quale tutto il Festival si sarebbe potuto organizzare nel mese di luglio. Ma anticiparlo rimane comunque strategicamente importante. Messo sul tavolo questo auspicio, possiamo dialogare con la Città e con i portatori d’interesse per trovare le giuste soluzioni». Una settimana o dieci giorni possono bastare. «Sì, sarebbe comunque un miglioramento». Banalmente, potrebbero attirare professionisti e giornalisti al momento assenti. «Molte situazioni non si possono prevedere, ma per l’industria, a livello internazionale, anche pochi giorni in luglio sono meglio dello status quo».
La spinta della presidente
Prima di dare voce alla regione, un’ultima considerazione, con Raphaël Brunschwig, a cui chiediamo - una volta di più - quanto sia determinante, in questo movimento d’anticipo, la presenza della presidente Maja Hoffmann. «Il tema è sul tavolo da anni, ma è chiaro che lei giustamente sottolinea che è stata chiamata proprio per rafforzare la posizione internazionale del Festival. E sottolinea, in modo chiaro, come questo elemento - quello temporale - sia fondamentale per dispiegare a fondo il potenziale della sua presidenza». Il Festival, ammette Brunschwig, ha tante anime. L’anima artistica ha sempre spinto in questa direzione, ma ora la convinzione parte dall’alto. «È stata scelta una persona che potesse rafforzare la posizione internazionale del Festival, costruendo su una base forte come quella stabilita a livello nazionale, salvaguardandola e rafforzandola, anzi». Insomma, il dilemma dell’equilibrio è allora «insito nella natura del Festival. Il punto sta nel trovare un valore aggiunto rispetto a tutte le dimensioni che fanno il Festival».
La regione attende
In attesa di conoscere la posizione della Città - il sindaco Nicola Pini a suo tempo commentò: «Valuteremo pro e contro dei vari scenari, ritenuto che l’equazione dovrà tenere conto dello sviluppo del Festival, ma anche del contesto e degli attori che lo accolgono e lo frequentano, così come delle varie manifestazioni che si svolgono nella regione durante l’estate» -, abbiamo raggiunto Aldo Merlini, presidente dell’Ente turistico Lago Maggiore. Un anno fa, aveva avuto modo di sottolineare quanto segue: «Ci vorrà tempo e anche da parte del festival ci vuole una richiesta chiara». Oggi ribadisce: «Prima di tutto, noi non abbiamo ancora ricevuto questa comunicazione. Ci tengo a ribadirlo: non è arrivato nulla. Detto questo, visto che domani abbiamo il Consiglio d’amministrazione, posso solo confermare quanto già espresso: per noi va bene anticipare le date di una settimana rispetto a quelle attuali. Noi siamo disponibili ad anticipare di una settimana, ma questo comunicato sembra andare oltre». Prima di dire se va bene o meno - aggiunge poi Merlini - «dobbiamo discuterne internamente, sempre se riceveremo un comunicato ufficiale dal Festival. Poi ne discuteremo anche con il Municipio, perché era stato proprio il Municipio a chiederci un parere. In questo caso, il primo interlocutore è giustamente il Municipio di Locarno». Anche per gli albergatori, riconosce il presidente dell’Ente turistico regionale, un anticipo di una settimana non sarebbe un problema. «Per quanto riguarda la collaborazione con chi organizza i concerti estivi in Piazza Grande, anche qui il tema va discusso con gli organizzatori. Prima di tutto bisogna sapere chi saranno, visto che non è ancora stato deciso. Poi, in base alla decisione del Municipio, se ne parlerà anche con loro. Comunque, ci tengo a sottolineare che i rapporti tra la nostra realtà e il Festival sono davvero ottimi». Come sottolineato da Brunschwig, le premesse ci sono.
Una questione internazionale

I festival cinematografici nascono non tanto con lo scopo di divulgare la settima arte, bensì con intenti turistici, se non propagandistici. Il Festival di Venezia, tanto per fare il più classico degli esempi, nacque nei primi anni Trenta del secolo scorso - grazie al lavoro del conte Giuseppe Volpi - per la volontà degli albergatori locali e con il sostegno delle autorità fasciste. Fu, la prima, nel 1932, un’edizione ricca di star e capolavori. Che, di fatto, creò uno standard (altissimo) di riferimento. Oggi, secondo la catalogazione della Federazione internazionale delle associazioni di produzione cinematografica, la FIAPF, sono quattordici i festival maggiori. Tra essi, figurano anche il Locarno Film Festival e i cosiddetti «top 3», ovvero Venezia, Cannes (nato nel 1946) e Berlino (1951, riconosciuto dalla federazione nel 1956). La posizione delle varie rassegne sottostà agli accordi con la stessa FIAPF. Infatti, Raphaël Brunschwig ci spiega che «il LFF ha già fatto richiesta alla FIAPF, la quale ha sondato la posizione degli altri festival. Poi non è escluso che anche altre rassegne più piccole cambino di conseguenza. Ma una prima verifica è stata fatta, ed è risultata positiva». L’articolo 12 del «programma di accreditamento» per i festival internazionali della FIAPF recita quanto segue: «Nel caso in cui un festival accreditato desideri modificare le proprie date e la propria durata, dovrà richiedere l’approvazione scritta della FIAPF prima di prendere e annunciare una decisione in merito». La decisione della federazione sulle date è da considerarsi «vincolante». L’articolo 13 va oltre: «I festival accreditati si impegnano a dare priorità alla promozione dei film e ad agire in modo equo e cooperativo con gli altri festival cinematografici accreditati. Ciò include il coordinamento delle date o l’evitare situazioni in cui i film inizialmente impegnati in un festival vengano ritirati e assegnati a un festival concorrente con breve preavviso». Insomma, la collocazione è un gioco di equilibri anche rispetto all’insieme dell’industria cinematografica. Per farci un’idea, nel 2026 i principali festival sono previsti nelle date seguenti: Sundance (per la prima volta senza Robert Redford, e comunque non accreditato alla FIAPF) 22 gennaio-1. febbraio; Berlino 12-22 febbraio; Cannes 12-23 maggio; Locarno 5-15 agosto; Venezia 2-12 settembre; Toronto a seguire (festival non competitivo). Come ha sottolineato qualcuno, il calendario disegnato dalla FIAPF - una tabella di marcia che permette di pianificare la vita di un film sulla scena mondiale - rappresenta un’assicurazione contro il caos. Le piattaforme dello streaming, Netflix in testa, hanno però ribaltato la logica temporale nota fino a una decina di anni fa. Alcuni festival, Cannes su tutti, provano a resistere a suon di regole restrittive, ma la pressione sulla FIAPF cresce.







