Parco ciani

I Camillas ripartono da Lugano con uno spettacolo tra amici

Orfano di Mirko Bertuccioli, mancato ad aprile, il gruppo pesarese torna a esibirsi al LongLake Festival, in quella che considera un po’ la sua seconda città - Vittorio Ondedei ci racconta del periodo che stanno vivendo e dei progetti futuri
Red. ExtrasetteeMarija Miladinovic
17.07.2020 08:24

I Camillas sono tornati. Con lo spirito ridanciano di sempre, di ognuna delle molte volte che sono venuti a Lugano, ma con una rivoluzione nel mezzo. Sono gli stessi: frenetici, determinati, confusi, allegri. Tutto questo e molto di più, ma anche qualcosa in meno. Il gruppo che ha conosciuto vasta fama dopo la partecipazione con Bisonte a Italia’s got Talent, si esibirà in Ticino per la prima volta senza una delle sue colonne portanti: Mirko Bertuccioli, morto il 14 aprile a 46 anni dopo essersi ammalato di COVID-19.

I fratelli Camillas – Ruben (Vittorio Ondedei), Michael (Enrico Liverani) e Theodore (Daniel Gasperini) – si esibiranno con altri amici questo fine settimana in uno spettacolo (sold out da giorni) chiamato «La Gioia delle Infradito - “Sono sempre lì a dire e fare e cantare e rovesciarvi e sorridervi”», dedicato a Mirko, che nella famiglia musicale era Zagor, e organizzato nel quadro degli eventi del LongLake Festival.

Onore alla vitalità e alla follia

Ma come si fa a non farsi prendere da un po’ di umana malinconia in un evento che segna una rimpatriata come questa, in un ambiente, quello luganese, in cui Zagor era così amato? «Ciascuno si tiene dentro quella tristezza, io la percepisco come mancasse una parte di me, che quando suonavo era lì alla mia destra da quindici anni. Ma se vogliamo ricordare Mirko dobbiamo farlo con vitalità, energia, follia, che erano le sue, la parte triste è la nostra, capito? Sarebbe sbagliato!», ci dice Ruben con voce vivida e fintamente perentoria. «Lui non ce l’aveva una parte triste, sarebbe improprio stare lì e fare i malinconici mentre facciamo musica. Quella roba lì la facciamo poi magari quando andiamo fuori a cena e chiacchieriamo. Ma continuiamo. Il fermarsi, anche musicalmente, ripetendo sempre le stesse cose, gli stessi brani, è l’unica cosa che non avremmo potuto fare. Per questo ci vediamo con gli amici, organizziamo, suoniamo e in questo modo arrivano già anche nuove canzoni e nuovi progetti. Per stare bene noi, perché fermi non sappiamo stare».

Quelli che sono stati I Camillas, con questo nome, non esisteranno più, racconta ancora Ondedei. «In attesa di trovare un altro nome ce ne inventeremo di nuovi ad ogni occasione, per uno degli eventi in programma in agosto ci chiameremo Elvis, Natascia e Corrado, per esempio», continua ancora il perfomer con la serietà simpatica che caratterizza il gruppo.

Fermarsi mai

«Quelli al parco Ciani saranno degli spettacoli con amici, anche del posto, in cui noi tre, insieme ad altri musicisti, suoneremo I Camillas. È una cosa che ci stanno chiedendo da varie parti in questo momento, quella di proporre le nostre canzoni insieme a chi ci vuole bene... Ed è una cosa che a me piace: che vengano reinterpretate dalla sensibilità e dai modi di persone diverse. È un po’ come fosse una trasformazione che stiamo vivendo. E nel frattempo andiamo avanti e abbiamo anche già cominciato a inventarci nuove canzoni, a fare altre cose». Ruben parla del ritorno alle esibizioni in pubblico – marcato sì dal post-lockdown, ma soprattutto dal lutto – con uno spirito puramente positivo. Certo, ora bisogna capire che direzione e che forma prendere in futuro, «intanto però ci teniamo occupati». «È come quando conosci una persona e aspetti di sapere come andrà la relazione, per capirlo intanto fate delle cose insieme e poi si vedrà, senza pressioni. Per noi è così, fortunatamente non abbiamo obblighi contrattuali quindi potremmo anche andare avanti a rifare vecchie canzoni con gli amici finché vogliamo. Ma la verità è che non ci riusciamo, dobbiamo sempre fare cose nuove».

Dopo Pesaro c’è Lugano

«Lugano in questo è molto importante per noi: è la seconda città dei Camillas», racconta ancora il pesarese. «Ho fatto un conto l’anno scorso e, tra gli appuntamenti al Buskers Festival e le altre serate, è quella in cui ho passato più notti tra le città in cui abbiamo girato negli ultimi due anni». La ripresa dell’attività artistica non poteva quindi non prevedere una capatina anche al di qua dal confine: «I ragazzi del LongLake ci hanno chiamato proponendoci di fare esattamente quello che avremmo voluto fare: uno spettacolo tra amici. L’aver tessuto negli anni una rete reale di persone, luoghi e momenti, ritornando negli stessi posti, ha fatto sì che le nostre serate diventassero questo: momenti in compagnia», continua ancora Ruben elencando per nome molte delle amicizie strette nel corso degli anni in Ticino, dove si sono esibiti la prima volta nel 2010.

Il libricino piccolino dal futuro

«Quando Mirko è morto ci ho pensato qualche giorno se far uscire il libro. Ma lui non l’aveva vissuta (la scrittura, ndr.) come fosse una cosa sua privata, lo aveva fatto perché il libro fosse pubblicato, perché uscisse. Allora mi sono detto: vediamo che pensieri scatena nel mondo». Sì perché Ondedei e Bertuccioli hanno anche scritto un libro: La storia della musica del futuro, con la casa editrice People (a dirla tutta è il secondo: il primo si chiamava La rivolta dello zuccherificio, edito da Il Saggiatore, 2015). «Lo abbiamo scritto insieme tra dicembre e i primi di febbraio e parla di come ci immaginiamo che possano cambiare ed evolvere la musica, le persone, il mondo e il nostro modo di sentire le canzoni: le assorbiremo attraverso la pelle con delle creme create apposta o con delle lenti che ci faranno “vedere” la musica», racconta Ruben con la frenesia di sempre. «È un libricino estivo, piccolino e giallo. Ma è anche inquieto, a suo modo. Contiene un po’ di cattiveria, ma non di quella ben definita, di quella un po’ confusa, che alla fine c’è un po’ in tutti. Lo leggi e ti diverti, ma poi ti fermi e dici: e se dovesse davvero essere così?».

Il libro La storia della musica del futuro verrà presentato venerdì alle 18.00 al parco Ciani ed è già in vendita alla libreria Il Segnalibro di Lugano. Non potrà invece essere acquistato durante i concerti per motivi di sicurezza legati alle misure COVID.