Il personaggio

L'intervista a J-Ax: «Oggi il rap è ovunque»

Con i suoi Articolo 31, l'artista chiuderà sabato 1. luglio a Bellinzona l’edizione 2023 di «Castle On Air»
Mauro Rossi
30.06.2023 15:30

Dopo l’idolo della «Generazione Z», Lazza e dopo un Antonello Venditti che ha riportato il pubblico al cantautorato più tradizionale, «Castle On Air» concluderà il suo programma 2023 ospitando, sabato 1. luglio al Castelgrande di Bellinzona, un duo che potremmo considerare stilisticamente «mediano» tra gli artisti citati. Nel senso che oltre ad essere stato tra i primi ad introdurre il rap nelle classifiche italiane è pure quello che ha contribuito ad «italianizzare» un genere fino a quel momento completamente staccato dalla tradizione della Penisola. Ci riferiamo, ovviamente. agli Articolo 31, il duo milanese composto da J-Ax (Alessandro Aleotti) e DJ Jad (Vito Luca Perrini) che dopo aver dominato la scena negli anni Novanta e ad inizio Millennio, è tornato alla ribalta quest’anno, con una fortunata partecipazione al Festival di Sanremo, con il recente tormentone estivo Disco Paradise (assieme a Fedez e Annalisa) e con un tour che dopo quattro sorprendenti «tutto esaurito» al Forum di Milano si appresta a girare l’Italia quest’estate partendo proprio dal… Ticino. Ne abbiamo parlato con J-Ax.

Partiamo dalla «reunion» del duo: è un’operazione revival oppure c’era davvero il desiderio da parte di entrambi di tornare alle origini?
«In realtà il progetto Articolo 31 non si è mai veramente interrotto. C’è semplicemente stato, ad un certo punto, il desiderio di ognuno di noi di fare qualcosa di diverso. Io in particolare avevo bisogno di dimostrare che ce l’avrei fatta anche da solo. Una volta raggiunto l’obiettivo, è stato naturale tornare alla mia prima band. Che d’altronde aveva già avuto una reunion nel 2018 quando ho festeggiato i miei primi 25 anni di carriera. Da lì tutto è proceduto in modo normale. Jad è venuto in tour con me, poi è scattata la scintilla, abbiamo fatto il pezzo per Sanremo, poi quello con i featuring di Fedez e Annalisa che sta andando alla grande. Quindi non è che abbiamo fatto questa cosa solo per capitalizzare a livello di concerti estivi. Tant’è che stiamo già lavorando a svariati demo, a dei singoli e ad un album…».

Vi aspettavate però che questo ritorno fosse salutato con così tanto calore dal pubblico?
«Un po’ ce lo aspettavamo ma non a questi livelli, non certo da riuscire a riempire quattro volte il Forum di Milano… Anche perché neanche all’apice del nostro successo negli anni Novanta avevamo fatto simili numeri. Quindi, sì è stata una piacevole sorpresa. Così come constatare che i nostri dischi, negli anni, continuano ad essere ascoltati e a colpire persone di ogni età, come quelle che abbiamo visto ai nostri concerti».

Forse ciò è dovuto al fatto che molti vi considerano un po’ i «genitori» del rap italiano. Vi riconoscete in questa definizione?
«No, noi siamo semplicemente un gruppo che è riuscito a fare delle canzoni ponte, che hanno avvicinato l’orecchio di un pubblico reazionario come quello italiano ad una musica nuova ai tempi. Nient’altro. Certo, abbiamo avuto delle intuizioni prima di altri, però abbiamo sempre odiato chi fa l’esperto o il vecchio maestro e dunque non ci riteniamo assolutamente tali. Anzi personalmente ritengo giusto che i giovani non guardino a chi e cosa è venuto prima e facciano le loro cose senza pagare tributi di sorta. È una cosa non necessaria e soprattutto che non può essere imposta».

Dalla… pausa sabbatica al vostro ritorno il rap italiano è cambiato e molto. In che misura, a vostro giudizio?
«In modo positivo: ci sono molti più ragazzi che fanno rap e con una qualità media altissima rispetto a quando siamo partiti noi. Èd è abbastanza normale, a pensarci, perché oggi il rap è il genere che si è mangiato tutto, con le sue varie declinazioni che vanno dalla trap ad un certo tipo di rock. Il rap oggi è dappertutto. È diventato così enorme che smette di essere un genere bensì l’elemento cardine della musica odierna. E non posso che esserne felice e spero che questo trend duri il più possibile e che tutti questi ragazzi che stanno spaccando, continuino su questa strada e abbiano tutti una bella carriera».

Ma, sinceramente, se lo aspettava che, soprattutto in Italia, il rap diventasse il «mainstream»?
«Dal momento in cui è arrivato internet sì. Il problema in Italia non è mai stato che la gente non amava il rap. È che la gente che controllava il mercato musicale – le radio e i giornali – aveva una sorta di prevenzione nei suoi confronti, tendeva a non concedergli spazi. Dal momento che, grazie a Internet, si è potuto scegliere la musica da soli – e lo sapete bene voi in Svizzera dove invece il rap è esploso contemporaneamente al resto d’Europa, cioè qualche anno prima che in Italia – i ragazzi hanno iniziato ad ascoltare solo il rap. Che, da quando mi ricordo è sempre stato il genere preferito da tutti loro. Il problema era che l’establisment italiano aveva fatto muro. Ed ora sta pagando il karma visto che non c’è più alcun artista pop in classifica ma solo rapper…».

Ora che ha conquistato l’Italia, il rap cosa deve fare per continuare il suo percorso di crescita? Come può evolversi in modo da conservare la sua leadership?
«Mi sembra assurdo parlare di leadership in quanto il rap, oggi non è più un movimento, non è più una musica che proviene da un determinato contesto. È la musica di oggi: è stato talmente metabolizzato che te lo ritrovi dappertutto. Se un tempo uno che si approcciava alla musica prendeva in mano una chitarra e strimpellava quattro accordi, oggi inizia facendo rap. Poi magari si sposterà verso qualche altro genere musicale, ma lo farà sempre con uno spirito rap che finirà per entrare e contaminare anche tutti gli altri generi. Il rap ha infatti così tante declinazioni che sarà imprescindibile per la musica in generale. Con i suoi standard, con determinate sue strutture che diventeranno precisi punti di riferimento dai quali poi ciascuno prenderà ciò che gli serve…».

Torniamo agli Articolo 31. Ci ha parlato di molti progetti in cantiere. Può anticiparci qualcosa?
«Siamo al lavoro su una serie di singoli che contiamo di pubblicare e che confluiranno in un nuovo album. Che però non sarà una semplice raccolta dei singoli già editi ma un progetto ben preciso che però, non pubblicheremo all’inizio, in modo da non “bruciare” le sue canzoni, ma al quale arriveremo con un percorso di avvicinamento».

E sul fronte «live», come sarà il tour estivo che partirà da Bellinzona?
«Simile a ciò che abbiamo proposto al Forum: ce ne sarà per tutti, partendo dai nostri inizi per arrivare alle ultime produzioni degli Articolo 31. Esibendoci sia accompagnati da una band sia dal deejay. Non mancherà inoltre né qualche mio successo, né lo spettacolo di scratch di Jad e Wlady. Ci sarà insomma di che divertirsi».