Musica

La grande fuga da Sanremo 2026

Fra un mese, probabilmente domenica 7 dicembre, Carlo Conti rivelerà i nomi dei 26 concorrenti del Festival: per ora, però, a prevalere sono i no
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Stefano Olivari
01.11.2025 19:02

Fra un mese, probabilmente domenica 7 dicembre, Carlo Conti rivelerà i nomi dei 26 concorrenti del Festival di Sanremo 2026: che saranno più di 26, nonostante i tanti annunci del genere «saremo sintetici», e soprattutto senza alcuni dei grandi nomi che Conti dava per sicuri, da Olly ad Angelina Mango fino al troppo annunciato Tiziano Ferro. Vediamo quindi il borsino aggiornato di Sanremo 2026, con le uscite discografiche programmate che adesso danno un quadro abbastanza preciso della situazione.

Tiziano Ferro? No

Il no di Tiziano Ferro è quello che più ha amareggiato Conti, convinto di avergli fatto superare la paura della competizione. Ferro in estate gli aveva anche detto un mezzo sì, pur non avendo all’epoca pronta una canzone forte da proporre. Ecco, la canzone forte non è arrivata, come ha ammesso onestamente lo stesso Ferro, e qualche giorno fa l’uscita anticipata del suo nono album, Sono un grande, lo ha confermato. Nessun brano che spacchi, toni intimistici e nessuna sparata da trionfo sanremese: cose buone per fare come altre volte l’ospite. Va detto anche che in un periodo travagliato sul piano personale, fra divorzio e affidamento dei figli, forse Ferro non aveva tutta questa voglia di entrare nel tritacarne del gossip.

Gli altri no

Fra i nomi che Conti dava per sicuri al suo secondo Sanremo consecutivo, il quinto assoluto, c’erano anche i due ultimi vincitori, Angelina Mango e Olly, oltre all’abbonata Annalisa. Altri tre grandi rifiuti, con motivazioni diverse. Mango dopo i problemi fisici e psicologici ha ripreso a cantare, ma non vuole più ripiombare nello stress da successo (o da insuccesso) che le stava rovinando la vita, e così per non creare equivoci ha evitato di presentare canzoni alla selezione. Olly non è stressato, non sembra nemmeno il tipo da esserlo, ma di sicuro vuole smarcarsi da Sanremo e lo stesso no all’Eurovision lo aveva dimostrato. Tornerà in gara quando si sarà consolidato come personaggio, oppure non tornerà proprio. Quanto ad Annalisa, è una macchina da hit ma a dicembre, alla fine del tour, ha deciso di prendersi una pausa dopo anni a ritmi pazzeschi. Fra i grandi no dobbiamo inserire, visto lo status, anche Al Bano, che nelle scorse settimane ha detto di essere rimasto deluso da Amadeus, che per due volte aveva rifiutato una sua canzone, e anche da Carlo Conti che invece lo avrebbe senz’altro voluto ma soltanto in coppia con Romina: il no di Al Bano a questo punto è stato automatico, anche se tutti noi vorremmo rivederlo a Sanremo con Romina per sempre.

Una prima lista

Le giurie, con radio e giornalisti che contano per due terzi, permettono a Conti di promettere ai grandi nomi una certa protezione da parte del «sistema», ma a questo giro qualcosa è andato storto. E lo stesso numero delle canzoni che Conti sta valutando, una quarantina (lo ha detto lui stesso), è abbastanza basso rispetto ai tanti posti disponibili. Non sembra che ci sia l’assalto nemmeno per co-condurre: in stand-by l’opzione Giorgia, che rimane la più credibile, il fatto che si stia orientando quasi su vallette in senso baudiano (tale sarebbe Samira Lui, che però è personaggio Mediaset) dice tutto. Potrebbe essere interessante il Dopofestival di Nicola Savino, che però rischia di essere quasi al mattino. In ogni caso qualcuno sul palco dell’Ariston salirà a cantare e una prima lista che circola nei corridoi della RAI ha i nomi di Diodato, reduce da un tour sold-out e pronto a un ritorno potente, Ermal Meta, sempre fedele a Sanremo, Tommaso Paradiso, altro nome contiano, poi la quota indie di Fulminacci e il trionfatore dell’estate 2025 Alfa, senza dimenticare la Generazione Z con Emma Nolde e La Niña. Fra i grandi vecchi che hanno canzoni al vaglio da segnalare Enrico Ruggeri, Michele Zarrillo e soprattutto Marco Masini. Si è proposta ufficialmente anche Arisa. Insomma, a costo di portare in gara una brutta canzone Conti sa bene di aver bisogno in gara di personaggi con una notorietà extramusicale, da Fedez a Patty Pravo vale tutto. 

I Pooh

È sicuro che il Sanremo 2026, la cui organizzazione è partita in ritardo a causa del balletto fra Comune di Sanremo e RAI, dove non si è capito chi fosse prigioniero di chi, dovrà avere ospiti davvero super per bilanciare una gara forse moscia, per questo sono già stati annunciati i Pooh, che hanno smesso di fare concerti e tour di addio e sul palco dell’Ariston festeggeranno i 50 anni di carriera. Per il resto è questione di budget e di dischi in promozione, a parte pochi casi tipo Mina, una cui telefonata da Lugano, non si dice la presenza, è il sogno proibito di Conti e non solo di lui. Fra chi non è inflazionato come ospite un obbiettivo realistico della RAI è Renato Zero, personaggio non associabile a una sola generazione.

Gli 883

Da tutte le cose dette finora è evidente che c’è una separazione abbastanza netta fra artisti da gara e potenziali superospiti, quasi due caste diverse. Della seconda fa parte senza dubbio Eros Ramazzotti, dato quasi per sicuro sul palco dell’Ariston a 40 anni dalla vittoria con Adesso tu. Ramazzotti ha in uscita un nuovo album il 21 novembre, nuovo si fa per dire visto che si tratta di rielaborazioni di vecchi successi insieme a pesi massimi come Bocelli, Ultimo, Jovanotti, Alicia Keys e il grande obiettivo nazionalpopolare di Conti, cioè Max Pezzali. Il piano B fattibilissimo è proprio un duetto Ramazzotti-Pezzali come ospiti, mentre quello A, anticipato dal Corriere del Ticino in agosto, rimane la reunion degli 883 proprio a Sanremo. Anche in questo caso, come per Tiziano Ferro, manca la canzone forte, in più manca volontà di Max, al di là della presenza estemporanea di Mauro Repetto sul palco a qualche suo concerto. Senza contare che Pezzali non ha mai avuto grandi riscontri a Sanremo: la sua prima partecipazione nel 1995 con gli 883 (Senza averti qui, ottavo posto) fu un flop in rapporto al successo dell’epoca e le successive nel 2005, 2011 e 2018 non hanno fatto la storia. Ma il tempo sta iniziando a stringere e la RAI ha bisogno di un colpo del genere.

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