Calcio

Alberto Regazzoni e i segni indelebili della Coppa Svizzera

L'ex attaccante di Lugano e San Gallo analizza la finalissima del 15 maggio, lui che nel 2006 ha alzato il trofeo ma nel 2009 lo ha perso
Massimo Solari
04.05.2022 21:17

La Coppa Svizzera tatuata sulla pelle. Due volte. Da un lato la sagoma del trofeo, dall’altro una brutta cicatrice. Alberto Regazzoni porta su di sé entrambi i segni. Indelebili. Grazie al successo del 2006, con il Sion, e a causa della sconfitta con lo Young Boys, tre anni più tardi. Perciò lo abbiamo intervistato a dieci giorni dalla finale del Wankdorf, lui che di Lugano e San Gallo è pure un ex.

Una domanda alla volta, i ricordi del «Rega» - 39 anni oggi, auguri - si fanno più vividi. Emozioni e sensazioni ripescate dalla cassaforte interiore. Quella destinata ai momenti forti della carriera. Al suo interno, Regazzoni ha un ripiano speciale, riservato alla Coppa Svizzera. «Fragile», l’etichetta in bella vista. «Ovviamente vincere la competizione è stato qualcosa di stupendo. Una giornata e una festa indimenticabili». Datate 17 aprile 2006, per la precisione. Quando a calciare il rigore decisivo che mise in ginocchio l’YB, consegnando la «decima» ai vallesani, fu proprio lui. «Ma quella gioia, immensa, non cancella la ferita per la sconfitta del 2009. L’amaro in bocca non se n’è ancora andato. D’altronde, scialacquammo un vantaggio di due reti a zero». Di nuovo gialloneri contro Sion, sempre al Wankdorf, solo a maglie e verdetti invertiti per Alberto.

«È magia»

A fare la differenza, all’epoca, fu la grande esperienza del club vallesano in Coppa Svizzera. Praticamente imbattibile (perlomeno sino al 2017) a ogni finale disputata. Alberto Regazzoni la chiama «magia». Che «al Tourbillon e nel cantone», quando si parla del trofeo nazionale, «si respira dappertutto». Di più: «Sedici anni fa, l’impresa fu doppia. Perché la squadra militava in Challenge League e un mese dopo si aggiudicò pure lo spareggio promozione contro il Neuchâtel Xamax. Insomma, la fiducia era tale, così come l’entusiasmo dei tifosi, da rendere quasi inesorabile il successo finale». E le 40.000 persone che abbracciarono Regazzoni e compagni al rientro da Berna, in fondo, lo testimoniarono alla perfezione.

Tifoserie a confronto

Anche a Cornaredo sono ore frenetiche. Persino euforiche. La quota di 7.000 biglietti venduti non è lontana. E il margine a disposizione della società è ancora piuttosto ampio. «Dopo tutto il Ticino calcistico è orfano di trofei dal 1993. La fame di gloria, dunque, è tantissima» osserva il nostro interlocutore. Per poi aggiungere: «L’auspicio per il futuro, allargando per un attimo il discorso, è che il Polo sportivo possa richiamare più spettatori anche a Lugano in campionato. E penso soprattutto alle nuove generazioni. In questo senso, credo che la semifinale con il Lucerna abbia dimostrato bene cosa significhi una partita con oltre 6.000 persone. È un’altra cosa. Per gli stessi giocatori in campo». Nonostante l’eccitazione bianconera, comunque, il Wankdorf - il prossimo 15 maggio - sarà colorato soprattutto di biancoverde. «E io che ho avuto la fortuna di giocare con il San Gallo, conosco bene la spinta dei suoi sostenitori. Il potere, per certi versi, che sono in grado di esercitare su un incontro». A dispetto del Ticino, fa notare «Rega», il club «è sostenuto praticamente da tutta la Ostschweiz, senza campanilismi».

Alberto Regazzoni e i festeggiamenti con il presidente del Sion Christian Constantin, dopo la vittoria della Coppa Svizzera 2006.
Alberto Regazzoni e i festeggiamenti con il presidente del Sion Christian Constantin, dopo la vittoria della Coppa Svizzera 2006.
Il San Gallo arriva meglio alla finale. Ma al completo, il Lugano è solidissimo e può fare davvero male

I dubbi dei sangallesi

Sul sintetico di Berna, ad ogni modo, ci andranno le squadre di Mattia Croci-Torti e Peter Zeidler. «E penso di non affermare il falso, sostenendo che il San Gallo giunge all’appuntamento meglio del Lugano» rileva Regazzoni. «I risultati degli ultimi mesi non mentono. I bianconeri dovranno affrontare forse la formazione più in forma in Svizzera». Eppure... «Avendo perso l’ultima Coppa Svizzera, il San Gallo vivrà il match con qualche dubbio in più. Se al completo, poi, il Lugano può davvero fare male. Tolte le ultime, particolari partite, la squadra ha più volte mostrato la sua solidità difensiva, così come la sua abilità nelle ripartenze. No, il gioco non lo faranno i sottocenerini, ma il San Gallo. Che, una volta di più, si aggrapperà al suo pressing. Persino in occasione dell’ultimo scontro - il netto 3-0 del kybunpark - sono tuttavia emerse le lacune difensive dei biancoverdi. Qualcosa, in retrovia, la concedono sempre. La gara perfetta, va da sé, richiederà quindi una concretezza offensiva che il Lugano ha garantito solo a tratti in stagione». E a proposito di numeri e di uomini chiave a disposizione. Come la mettiamo se Maric, alla fine, dovesse alzare bandiera bianca? «Anche qui le cifre parlano chiaro: il Lugano è molto più performante con Mijat. Detto ciò, sono sicuro che per una finale tutti gli elementi di Croci-Torti saranno pronti. Preparati a battagliare per 120’ e oltre. A decidere la sfida, poi, saranno i dettagli».

Dichiarazioni controverse

Dici dettagli e, inevitabilmente, pensi a chi agirà a bordo campo. «Due allenatori sanguigni, mai passivi e, per questo, belli da vedere» sottolinea Regazzoni, che con il Crus ha condiviso diverse avventure. «Come suggerivo in precedenza, i due praticano un calcio diverso. Ma se penso a Croci-Torti, non è tanto una questione di credo. Banalmente, parliamo di un tecnico intelligente, che sa molto bene come far rendere determinati giocatori e, dunque, il Lugano. Conosco Mattia da tanti anni e immagino che senta la partita come non mai. Alla prima esperienza su una panchina di Super League, da ticinese alla guida di una ticinese, è già a un passo da un’impresa che sarebbe storica». Ecco, appunto. Negli scorsi giorni ha fatto rumore - soprattutto oltre San Gottardo - una dichiarazione del mister bianconero. Quel «ho più voglia di vincere di Zeidler», non è passato inosservato. Alberto Regazzoni, però, non si scompone: «In fondo è normale che Croci-Torti affermi e creda fortemente di non avere rivali sul piano degli stimoli. È il Crus. Il resto sono solo speculazioni dei media, sulle quali forse cercherà di marciare il San Gallo. Non penso, in ogni caso, che Zeidler sia meno motivato. Ognuno, in simili circostanze, cavalca le personali ragioni». E il tecnico dei sangallesi, in effetti, di conti in sospeso con la Coppa ne ha due, per altro belli grossi. Dell’ultima edizione persa sul più bello con il Lucerna abbiamo detto. Ma non va dimenticato il colpo di scena del 2017, quando il 59.enne tedesco venne licenziato da Christian Constantin a un mese dalla finale conquistata alla guida del Sion. La quattordicesima finale, poi persa nettamente con il Basilea; il mito vallesano in Coppa Svizzera spezzato.

Mattia Croci-Torti e Peter Zeidler sono allenatori sanguigni e mai passivi, sarà bello osservarli in azione

Dagli undici metri

Chi vuole ricostruire il suo, di sogno spezzato, è invece Mattia Bottani. A Zurigo, sei anni fa, la Coppa rimase lì, a soli undici metri. Quelli dai quali Alberto Regazzoni, dieci anni prima, seppe regalarsi l’unico trofeo di una brillante carriera. «Mattia è un professionista. E non credo proprio che scenderà in campo accompagnato da cattivi pensieri. Anzi, sarà pronto a fare la differenza. Ancora una volta. Se sta bene, il numero 10 bianconero può davvero mettere in difficoltà la difesa del San Gallo. E per i giocatori ticinesi, come lui e Maric, è evidente che vincere, rappresentando la propria città, costituirebbe il coronamento di un percorso». Sì, Lugano vibra e sogna insieme a loro. «È una partita, una sola. Di seconde chance non ne vengono concesse. Meglio non avere rimpianti, ve lo assicuro, perché possono accompagnarti per il resto della vita». Già, dalla Coppa Svizzera Alberto Regazzoni è stato segnato due volte. Nel bene e nel male.

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