Bentancur e le ambizioni granata: «La vetta della classifica? Lontana, ma non si sa mai»

L’AC Bellinzona ha chiuso il girone d’andata con un’altra vittoria. Sì, il Natale - in casa granata - sarà sereno. Non era per forza scontato. Anzi. Anche per questa ragione il direttore generale Pablo Jesus Bentancur, per tutti «Pablito», sorride. E guarda al 2024 con rinnovate ambizioni.
«Pablito» ci permetta una curiosità: ma è più soddisfatto per i risultati centrati al Comunale o per il primo posto occupato dai Dragons di Lugano, per i quali ricopre il ruolo di libero?
«Sono felice per entrambi. Con i Dragons puntiamo a vincere il campionato di volley di Prima Lega e, di riflesso, alla promozione. La squadra è molto forte. E pure parecchio unita. Io la definisco la mia seconda famiglia».
Ma nei weekend a quale campo di gioco dà la priorità?
«Valuto di volta in volta. Di base dipende dall’importanza del match che sarà disputato dall’ACB. E pure dalla presenza o meno di mio papà Pablo. Domenica, per esempio, lui non ha potuto essere a Vaduz e trattandosi dell’ultima partita del 2023 non ho esitato a rimanere vicino alla squadra».
Al Rheinpark avete conquistato altri tre punti. Terminando il girone d’andata al 6. posto, a quota 23 e a una sola lunghezza dallo Stade Nyonnais terzo. Non male considerate le premesse.
«Sì, sono molto contento. L’avvio del campionato, d’altronde, era stato deludente. Con Sandro Chieffo sono arrivati appena 2 punti in sei partite. Mentre Fernando Cocimano era riuscito a invertire la tendenza, cogliendone 4 in tre uscite. Il ruolino di marcia dell’attuale staff tecnico, invece, parla da solo: 17 punti in nove gare. Credo però che sia importante porre l’accento anche sul modo con cui il nuovo Bellinzona è stato in grado di ottenere questi risultati positivi. E penso alla capacità di dominare l’avversario, di essere protagonisti sul rettangolo verde. Tutto ciò è frutto del grande lavoro svolto in settimana. Un lavoro mai visto da quando sono operativo al Comunale. A scandire la vita sportiva dei giocatori è un’enorme disciplina».
Sotto Mario Rosas prima e Manuel Benavente poi avete perso solo contro le big di Challenge League - Sion e Thun - e lo Zurigo, per altro al termine di un ottavo di finale di Coppa deciso dai supplementari. Cosa le suggerisce questo dato?
«A mio avviso vale anche la pena menzionare il contesto di queste sfide. La sconfitta contro il Sion è giunta subito dopo l’eliminazione dalla Coppa per mano dello Zurigo. Un incontro, quest’ultimo, che ha richiesto uno sforzo significativo. Basti pensare che gli stessi zurighesi, sino a quel momento imbattuti, hanno conosciuto la prima battuta d’arresto stagionale pochi giorni dopo. Non solo: sia con il Sion, sia a Thun, abbiamo pagato a caro prezzo dei nostri errori grossolani. Per tacere del fatto che i bernesi hanno avuto la possibilità di riposare due giorni in più di noi. Diciamo che sono stati furbi a insistere per disputare il match il 13 dicembre».


Con un inizio di campionato un pochino più solido il Bellinzona avrebbe potuto osservare la coppia di testa da più vicino. Ci pensa o in fondo - considerata anche la scottatura della scorsa stagione - è meglio così?
«Mentirei se dicessi che non abbiamo qualche rimpianto. Con una posizione di classifica migliore, il nostro campionato avrebbe anche potuto essere diverso. Al contempo però mi ritengo fortunato di aver potuto scovare e di collaborare con l’attuale staff spagnolo. Tra noi c’è chimica. E grande fiducia reciproca. Il che ci fornisce un’enorme spinta per pianificare le prossime mosse, anche a livello di mercato. No, non intendiamo mollare la presa. È vero, i 14 punti di distacco dalle prime non sono pochi. Ma nel calcio non si sa mai. Il campionato è ancora lungo e sia contro il Sion, sia contro il Thun, giocheremo altre due volte. Di qui la volontà d’investire sul girone di ritorno e pure in vista della prossima stagione».
Prima di rafforzare la rosa, tuttavia, dovrà essere chiarita proprio la situazione dello staff tecnico, il cui contratto scade a fine anno. A che punto sono le trattative?
«Loro vogliono rimanere. E noi vogliamo lo stesso. Abbiamo riposto grande fiducia in queste persone, venendo ripagati con buoni risultati e grande professionalità. Perciò abbiamo sottoposto al team spagnolo una proposta di rinnovo che abbraccia anche la prossima stagione. Attendiamo un riscontro, consapevoli che devono essere chiariti dei dettagli, non il principio dell’accordo».
Vi sono degli scogli di tipo economico?
«No, per quanto mantenere questo staff richieda uno sforzo notevole, disponiamo dei mezzi finanziari per sostenere il rinnovo».
E con il patentino di Mario Rosas come la mettiamo?
«Proprio nelle prossime settimane Mario avrà il compito di risolvere la questione in Spagna, dove sono emerse le criticità burocratiche che hanno spinto la Swiss Football League a sospenderlo. Naturalmente ci atteniamo alle regole. La lega ha ragione. E, in occasione delle ultime sfide, non ha mancato di riprenderci via e-mail dopo aver visto Mario dare brevi indicazioni alla squadra al fianco di Benavente. L’obiettivo, in ogni caso, è che il ruolo di allenatore principale torni a essere di Rosas. Con l’attuale soluzione, infatti, non riusciamo a sfruttare appieno le doti di scout di Benavente».
Di recente ha preannunciato anche l’uscita di scena di Gabriele Gilardi e la sua volontà di diventare il nuovo amministratore unico del club. Quando verrà formalizzato il passaggio di testimone?
«No comment».
Ah, vi sono problemi o resistenze?
«Su questo tema, ora, preferisco non parlare, davvero».


Torniamo al calcio giocato allora. Quando è prevista la ripresa degli allenamenti?
«L’8 gennaio. Ma non sappiamo ancora dove si terrà il ritiro della squadra, della durata di una settimana. Sul tavolo vi sono tre opzioni: Veronello, la Spagna e, come ultima scelta, la Turchia. Lo staff in questo senso è molto flessibile. E, a riprova della sua professionalità, comprende altresì la necessità della società di risparmiare su determinate spese. Non è da tutti, a maggior ragione tenuto conto delle condizioni logistiche non ottimali nelle quali si ritrovano a operare già quotidianamente. Va da sé, lo apprezziamo».
In precedenza ha menzionato il mercato e l’intenzione di piazzare alcuni colpi. Può essere più preciso?
«Vogliamo fornire più armi allo staff tecnico. Se le meritano. A livello di effettivi possiamo ancora ingaggiare due stranieri forti. Schetino, per esempio, non è stato sostituito dopo la partenza a fine settembre. Gli altri margini di manovra sono invece dati per gli Under 21 formati a livello locale. Probabilmente, poi, agiremo anche in uscita: alcuni elementi hanno giocato poco e - con grande correttezza - hanno chiesto di poter essere ceduti o prestati ad altri club. Infine, vi sono pure delle offerte per alcuni nostri calciatori in scadenza di contratto: su tutti Pollero e Samba, ai quali - viste le ultime prestazioni - potremmo comunque sottoporre una proposta di rinnovo».
Quanto è ancora presente la figura di suo papà Pablo, e quanto invece ha oramai preso le misure dell’AC Bellinzona?
«Mio padre rimane una figura fondamentale. Ogni volta che ho un’idea per risolvere una o l’altra situazione mi permetto di chiedere il suo parere. Ebbene, nonostante la mia convinzione riesce sempre a farmi vedere altre soluzioni, obiettivamente migliori. Suggerimenti che poi tendo a seguire. In questi mesi ha sacrificato tanto del suo lavoro per aiutarmi al Comunale. Quando torna a occuparsi della sua attività principale, come in questi giorni in Sudamerica, sono dunque sollevato».
Ma il rapporto che lega la famiglia Bentancur al Bellinzona rimane solido?
«Vi sono state alcune persone che si sono avvicinate alla società. E gestire questi interessi, non sempre puliti, è tutto fuorché semplice. Qualora decidessimo di cedere una percentuale del club, sarebbe solo con l’obiettivo di farlo crescere. Ma, per l’appunto, serve la massima attenzione. Personalmente mi piacerebbe continuare a lavorare per il bene dell’ACB. Mi sono innamorato del Ticino. E vorrei fare parte della storia granata. Insomma, se in futuro dovessi portare i miei figli al Comunale mi piacerebbe farlo senza dovermi nascondere. Di più: le ambizioni non mi mancano. E il modello al quale m’ispiro è il lavoro svolto da mio papà per l’FC Lugano. Sì, vorrei seguirne le orme qui a Bellinzona. Con una promozione. Perciò non abbiamo alcuna fretta. Anzi. Guardiamo alla futura direzione del club con fiducia».