Da un Sörensen all'altro, per scrivere ancora la storia

Il Bellinzona necessita di una scossa. Tremendamente. Perché la stagione in Challenge League, sin qui, ha assunto i contorni di un calvario. E, certo, poiché il nuovo corso targato Juan Carlos Trujillo non è ancora stato in grado di fornire le necessarie rassicurazioni extra-sportive. A tendere la mano ai granata è dunque la Coppa Svizzera, palcoscenico che non disdegna - anzi - drammaturgia e colpi di scena. Di più: domani al Comunale, nell’ambito dei sedicesimi di finale del torneo, è atteso il Grasshopper. E cioè una compagine che, lungo la ultracentenaria storia della competizione nazionale, ha spinto l’ACB a superarsi in diverse occasioni. Perché no, insomma. In fondo gli uomini di Manuel Benavente - Jersson Gonzalez è sempre in attesa di patentino e permesso di lavoro - non hanno nulla da perdere. E fra loro c’è anche chi potrebbe chiudere il cerchio. Parliamo di Aris Sörensen, nipote del grande Jørn.
Ieri in 14mila, domani?
Oggi Aris guida la difesa dei sopracenerini. Alla fine degli anni Sessanta, per contro, Jørn faceva la differenza poco oltre la linea di centrocampo, da mezzala o trequartista. E nell’incrocio di Coppa più significativo tra ACB e GC, a risultare decisivo fu proprio l’ex giocatore della nazionale danese. Correva il 1969, e in palio v’era nientemeno che la finalissima al Wankdorf. Sabato, per l’incontro casalingo contro il Rapperswil, sono stati conteggiati 345 spettatori. 56 anni fa, invece, il Comunale venne preso d’assalto da 14.000 spettatori. E così, leggiamo sul CdT dell’8 aprile, granata e cavallette duellarono «in un ambiente riscaldato ed elettrico». Finì 2-1 per i ticinesi e, dicevamo, a fare la differenza al 38’ ci pensò l’uomo giunto dal nord. Citiamo di nuovo: «Sörensen ha cavato dal fondo dei suoi polmoni il fiato necessario per scattare, evitare terzino e portiere avversari che gli si erano fatti incontro, e raddoppiare il bottino delle reti». A spuntarla all’ultimo atto, tuttavia, sarebbe stato il San Gallo.
«Proverò a chiudere il cerchio»
«Con nonno Jørn, in verità, non abbiamo mai parlato precisamente di quella partita e di quel gol» confessa Aris. «Ma, a questo punto, appena ci sentiremo rispolvererò il tema». A ricordarsi della semifinale e del segno che lasciò, aggiunge il difensore classe 2001, «è invece mio papà». Memoria e collante tra passato e presente. «Mi sono informato: al Comunale, all’epoca, regnava un entusiasmo enorme. E in questo senso sarebbe bello poter riportare allo stadio non gli stessi numeri, ma emozioni paragonabili. Sul piano personale, invece, chiudere il cerchio aperto da mio nonno renderebbe il tutto ancora più speciale».
Per riuscirci, va da sé, occorrerà alzare decisamente il livello della prestazione. «Siamo consapevoli che quanto mostrato in campionato, sinora, non è stato il massimo» riconosce Sörensen: «Al netto delle difficoltà incontrate di recente, il Grasshopper rimane una società gloriosa.Ecco perché dovremo superarci per sperare nel colpaccio. E il contesto indecifrabile della Coppa può esserci alleato».
Grossi e una notte da eroe
Se l’ultima sfida, consumatasi pochi mesi dopo l’incredibile finale in rosa del 2008, aveva sorriso agli zurighesi, negli anni il Bellinzona ha comunque saputo togliersi diverse soddisfazioni. Due, in particolare, e sempre vestendo i panni della compagine sfavorita. Il 24 ottobre del 2004, proprio nei sedicesimi di finale, i tifosi granata avevano assistito a una partita folle. Con tanto di gravi disordini e seri danni materiali provocati dai sostenitori del GC, 14 dei quali fermati dalla polizia. Sotto di due reti all’89’, l’ACB era stato capace di spingere l’incontro prima ai supplementari e poi a una serie di rigori trionfale. E ciò grazie a un giovante ticinese, spesso snobbato dal tecnico Maurizio Battistini. Parliamo di Nicola Grossi, autore di una sensazionale doppietta nei tempi di recupero.
Il 12 novembre 2000, di nuovo al secondo turno, era per contro stata la squadra di Gianni Dellacasa a firmare un piccolo, grande capolavoro. Al Comunale, al termine di una gara definita «una lezione di calcio», i futuri campioni svizzeri vennero spazzati via dalla reti di Tsawa e Manfreda. Uno spettacolo. Tanto da spingere il doppio ex Kubilay Türkyilmaz, presente in tribuna, a sponsorizzare l’allenatore del Bellinzona: «Se il Grasshopper volesse costruire una squadra giovane, allora la dovrebbero affidare a Dellacasa».