Calcio

Dall'orologio a cucù a Jashari, con il Milan e la Nazionale alla finestra

I rossoneri puntano tutto sul centrocampista svizzero del Bruges - Vent’anni fa, fu Johann Vogel ad abbracciare il club italiano: la sua avventura, in un contesto molto diverso, durò una sola stagione - Ma ieri come oggi all’orizzonte si stagliano i Mondiali e la Svizzera funge da spettatrice interessata
Ardon Jashari, 22 anni, vuole imporsi anche con la Nazionale. © keystone/jean-christophe bott
Massimo Solari
08.07.2025 17:00

Il milanologo Carlo Pellegatti attribuì un soprannome anche a lui: «L’orologio a cucù». Vuoi perché svizzero, vuoi per la traduzione italiana del nome. La verità, però, è che con la maglia rossonera Johann Vogel si affacciò sul campo di gioco con scarsissima regolarità. Sono trascorsi 20 anni dal trasferimento del centrocampista elvetico in Serie A. E, destino, il tondo anniversario s’intreccia con l’offensiva del Milan per ingaggiare un altro mediano rossocrociato: Ardon Jashari. Il club italiano, che ha messo sul piatto la bellezza di 32 milioni di euro più bonus, aspetta con trepidazione la risposta del Bruges. Prendere o lasciare, l’offerta alla società belga non si spingerà oltre. «Ma il giocatore vuole il Milan» ha tenuto a precisare il nuovo direttore sportivo Igli Tare, provando in qualche modo a forzare la trattativa.

Secondo una narrazione ricorrente nelle calde estati di calciomercato, anche Vogel «sognava da sempre» di vestire la maglia rossonera. Vi riuscì per l’appunto nel luglio del 2005, firmando a parametro zero dopo sei stagioni positive e 240 gettoni con il PSV Eindhoven. L’avventura milanese, tuttavia, avrebbe costituito un flop. E ciò nonostante il presunto innamoramento del tecnico Carlo Ancelotti, rimasto folgorato dalle doti del giocatore in occasione della semifinale di Champions League disputata (e vinta) contro gli olandesi prima dello psicodramma di Istanbul.

Parabole e tappe bruciate

A Milanello, suggerivamo, Vogel giunse con un bagaglio d’esperienza notevole. Aveva 28 anni e un curriculum vitae arricchito dai numerosi trofei conquistati nei Paesi Bassi, oltre che da più di 80 presenze in Nazionale, le ultime delle quali con la fascia di capitano attorno al braccio. Il grande salto all’estero, per uno dei talenti più cristallini plasmati dal Grasshopper, avvenne a 22 anni. Già, la stessa età di Jashari al momento di lasciare la Super League per abbracciare il Bruges. Va da sé, il secondo potrebbe dunque bruciare - e non poco - le tappe. Il paradosso? In caso di approdo al Milan, l’ex gioiello del Lucerna - una sola presenza da titolare con la Svizzera - avrà verosimilmente molte più chance per emergere e imporsi. Il contesto dei due trasferimenti, d’altronde, presenta differenze importanti. E - ci arriveremo - la selezione rossocrociata era ed è spettatrice interessata.

Vice Pirlo, la condanna

In sede di presentazione, tanto per cominciare, Vogel venne dipinto come il «vice Pirlo». Ruolo scomodissimo, che dite? I match di Serie A giocati dal primo minuto dal ginevrino, non a caso, furono appena nove; uno in Champions; tre in Coppa Italia. Per un totale di 22 apparizioni. Poche. E però tutto fuorché ingiustificate. Basta rispolverare i nomi dei centrocampisti di quel Milan: detto di Pirlo, nel cuore del campo Ancelotti poteva schierare Gattuso, Seedorf, Ambrosini (per altro infortunatosi a inizio stagione) e mettiamoci pure Rui Costa. Di più: solo in rare occasioni Carletto cucì addosso all’elvetico l’abito da mezzala, condannandolo - per quanto centrale - a un ruolo di comparsa.

Ecco, a proposito di attori in mediana. L’eventuale tasso di riuscita di Jashari nel nuovo Milan di Massimiliano Allegri potrebbe passare proprio da un’investitura in qualità di mezzala. Al 22.enne nato a Cham, gamba, inserimenti e qualità tecniche non mancano di certo, anche se il premio di miglior giocatore dell’ultimo campionato belga è maturato nel quadro di un modulo leggermente diverso dal 4-3-3 che sembra andare a genio ad Allegri. Jashari, in effetti, ha nella maggior parte dei casi giostrato in coppia con Onyedika nel 4-2-3-1 impostato dal Bruges.

Concorrenza e conseguenze

Poco male. Al netto della posizione e del digiuno da coppe europee, la principale variabile per Jashari sarebbe rappresentata dalla concorrenza. Non dei futuri campioni del mondo, ma l’astro calante Modric e diversi elementi discreti, da Loftus-Cheek a Fofana, passando per il neoacquisto Ricci e Bondo. Non solo. A fronte di un investimento superiore ai 30 milioni di euro, è immaginabile - e ci mancherebbe - che il Milan punterebbe con determinazione sulla personalità del giovane rossocrociato. Di sicuro più di quanto avvenuto due decenni or sono con Vogel. A farne le spese, al tramonto di quella stagione, più che l’ego del diretto interessato - che non rinnegò mai la scelta del Milan - fu la Svizzera. Malgrado gli auspici e le promesse del ct Köbi Kuhn («avremo un Vogel freschissimo e smanioso di dimostrare il suo valore»), il capitano risultò tra i peggiori della spedizione conclusa agli ottavi di finale, dopo la tremenda serie di rigori con l’Ucraina. Questa la valutazione finale dell’inviato del CdT: «È uno dei pochi rossocrociati che assume atteggiamenti da divo, ma intanto il suo rendimento, un tempo straordinario, cala parallelamente all’aumentare della sua spocchia. Il suo calcio è fatto di passaggi orizzontali o a ritroso, un football a rischio zero, che di questi tempi non paga. Può trastullarsi coi milioni del Milan, ma Kuhn dovrebbe imitare Ancelotti e prendere il coraggio di farlo accomodare in panchina, perché così a questa nazionale non serve». Altrettanto critico il commento del GdP: «Molta panchina al Milan (che faceva giocare Pirlo anche da zoppo pur di non dargli spazio) gli ha tolto del tutto lo smalto evidenziato nel corso delle qualificazioni. La scarsa lucidità e la mancanza totale di iniziativa hanno nascosto persino i suoi pregi, relativi all’ordine e alla in dispensabile disciplina. Arrugginito».

Yakin e una mediana targata Serie A?

In caso d’intesa con il Milan (e ovviamente di qualificazione della Nazionale al torneo), Jashari si giocherebbe a sua volta diverse carte in vista della prossima Coppa del Mondo. Alla finestra, a questo giro, si apposterebbe Murat Yakin, che nella recente tournée americana dei rossocrociati ha infine dato fiducia all’erede di Xhaka, facendo altresì coesistere i due nel test con gli USA. Prima di Jashari, il Milan aveva tentato - e parecchio - proprio il capitano della Svizzera e leader del Leverkusen. Poco male. A provare a strappare Xhaka dal Bayer, ora, c’è la Juventus. E te lo immagini un centrocampo targato 100% Serie A, con Granit in cabina di regia e, sì, Freuler e Jashari mezzali di sostanza e qualità?

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