Calcio

E a Cornaredo volano ancora parole grosse

Durante l'allenamento mattutino di domenica, Amir Saipi e Roman Macek hanno dato vita a un acceso scontro verbale - Intanto i risultati della concorrenza hanno reso meno amara la figuraccia rimediata dal Lugano sabato sera: il terzo posto è a due lunghezze
© CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
11.05.2025 20:00

La chiamano seduta «di scarico». Il classico allenamento post-partita, destinato a chi non è sceso il campo o ha disputato solo una piccola porzione di match. Questa mattina, agli ordini di Mattia Croci-Torti e i suoi collaboratori, è toccato anche ai bianconeri che poco o nulla hanno avuto a che fare con la figuraccia rimediata contro il Basilea. Eppure, a riprova della tensione che continua ad albergare nello spogliatoio, sono di nuovo volate parole grosse. Niente a che vedere con la zuffa di qualche settimana fa tra Steffen e Papadaopoulos, sia chiaro. E - pure in questa occasione - screzio rientrato nel giro di pochi minuti. Ad Amir Saipi e Roman Macek, tuttavia, è bastato un futile motivo per andare allo scontro verbale, con tanto di pesanti insulti alla luce del sole. E così, ancora una volta, è toccato al Crus vestire i panni del pompiere. A intercedere, in un secondo momento, è quindi stato capitan Bottani.

Lukas Mai: «Troppo spavaldi»

L’episodio, dicevamo, suggerisce bene la frustrazione del momento. Sul piano collettivo e individuale. Il Lugano, d’altronde, credeva di essersi lasciato il peggio alle spalle, dopo il sofferto e pesante successo ottenuto a Lucerna all’alba del girone per il titolo. Macché. La sfida di sabato sera contro i campioni svizzeri ha riportato a galla le debolezze e i vizi bianconeri. Dall’enorme fragilità del sistema difensivo allo scarso feeling con la freddezza sotto porta. «Si è vista la storia del nostro campionato» ha rilevato non a caso l’allenatore, commentando la pesantissima sconfitta subita al cospetto dei renani. «Nel primo tempo abbiamo creato tanto, concretizzando poco. E questa lacuna, a fine stagione, fa la differenza, per quanto io cerchi ancora di spingere la squadra a creare il più possibile. Dall’altra parte c’era invece un giocatore che fa gol di alta classe, impossibili per altri. I complimenti a Xherdan Shaqiri, in tal senso, non vanno fatti su una gara singola, no. Parliamo di un uomo che ha stravolto l’intero campionato e, con la sua aura, pure i compagni».

Shaqiri? Siamo noi che lo abbiamo invitato a nozze. Il Basilea è stato spietato, noi invece creiamo ma non sfruttiamo
Lukas Mai, difensore FC Lugano

Sta di fatto che, dopo averlo controllato a dovere e fatto innervosire, i suoi avversari diretti hanno perso di vista «XS». Imperdonabilmente. «Magari siamo stati troppo spavaldi, troppo sicuri di poter vincere la partita con un uomo in più» ha ammesso Lukas Mai, invero in difficoltà già prima della pausa chiusa sull’1-1. «Dobbiamo rialzare la testa e guardare avanti, ma per questa partita mi mancano le parole. Shaqiri? Siamo noi che lo abbiamo invitato a nozze. Il Basilea è stato migliore, era più affamato, e però ha altresì approfittato di ogni nostro regalo. Nel primo tempo noi avremmo dovuto segnare 2 o 3 gol. E penso che pure questo sia un problema: d’accordo concedere il meno possibile dietro, ma davanti dobbiamo sfruttare meglio le chance che ci creiamo». Il Crus non ha invece voluto sentir parlare di sudditanza nei confronti del miglior esponente della Super League. «La partita era stata preparata benissimo e nei primi 45’, infatti, Shaqiri ha creato pochissimo. Nel secondo tempo, per contro, lui ha giocato dove voleva, mentre i miei uomini erano troppo distanti. Ma la colpa è mia, non loro».

Le scuse del Crus (e non solo)

Il resto è stato un florilegio di scuse. Dello stesso tecnico, per aver appunto sbagliato a valutare tatticamente la differente posizione di Shaqiri, con il Basilea in dieci e il Lugano passato a una difesa a quattro. Di Antonios Papadopoulos, per aver trasformato la superiorità numerica in un harakiri. E di Renato Steffen, che a fine incontro ha invitato i compagni e pure Croci-Torti a seguirlo sotto la curva. «I tifosi hanno chiesto alla squadra di non mollare sino alla fine» ha spiegato proprio il tecnico ticinese. «Come fa il sottoscritto, anche i miei ragazzi non hanno problemi a metterci la faccia. Sappiamo che i nostri sostenitori si aspettano altro e noi non dobbiamo scappare. Chi scappa è un codardo e noi non lo faremo mai».

E a proposito di mancate fughe e di appigli ai quali aggrapparsi. I risultati maturati oggi hanno reso un po’ meno amaro il weekend del Lugano. Lucerna e Losanna si sono bloccate a vicenda, così come Servette e Young Boys. Insomma, il 3. posto - obiettivo stagionale - rimane lì, a sole due lunghezze. Giovedì i bianconeri sono attesi proprio allo Stade de Genève, turno infrasettimanale prima di un’altra trasferta in Romandia, sponda Losanna. Due partite che preciseranno gli effetti collaterali della manita subita sabato e pure quanto è pronunciato il nervosismo interno.

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