Ecco il pagellone bianconero: habemus «Papa», fumata nera per Vladi e Marques

Una prima parte di campionato superlativa. Poi il progressivo e rumoroso cedimento. Diamo i voti ai bianconeri, protagonisti di una stagione dalle due facce. Entrambe da considerare.
Amir Saipi 4
Si conferma un portiere normale. Bravino e prezioso in fase d’impostazione, e però raramente decisivo con le sue parate.
Sebastian Osigwe 4
Dopo pochi incontri lungo il girone d’andata, entra in scena nel finale. Complice l’infortunio del collega di reparto.Incassa tanti gol, pochi tuttavia per demeriti propri.
Mattia Zanotti 4,5
Incarna alla perfezione l’implosione della squadra. Intrattabile e instancabile sino a Natale, il terzino italiano perde velocità in fase di spinta e - come dimostrano diversi erroracci - smarrisce la necessaria lucidità in retrovia. Perderlo dopo l’Europeo U21 sarebbe comunque un brutto colpo.
Antonios Papadopoulos 5
Eccolo il miglior bianconero della stagione. Il «Papa», a conti fatti, vive un solo passaggio a vuoto, a inizio marzo, quando rimedia un inutile cartellino rosso a Celje e poi sbaglia a Sion. Per spessore difensivo e attitudine (anche nel momento più buio della squadra) è esemplare.
Lukas Mai 4,5
Al centro della difesa a tre le sue doti emergono in modo prorompente. Fatica un po’ di più, invece, nella cerniera a quattro. Nella seconda parte della stagione - caratterizzata dal suo, importante rinnovo - è in ogni caso fra i più convincenti.
Albian Hajdari 3,5
I primi sei mesi erano stati da 5. Per quanto mostrato nel 2025, tuttavia, non si guadagna nemmeno una sufficienza risicata. Spicca per superficialità e scelte sbagliate, su tutte la folle espulsione rimediata allo scadere della gara di ritorno degli ottavi di Conference League, con il passaggio del turno oramai in tasca. Davvero, come spera, troverà qualcuno disposto a investire sulla sua superbia?
Milton Valenzuela 4
Il vuoto che lascia sarà misurabile solo in sua assenza. Frenato in modo eccessivo da un fisico fragile, non riesce a riproporsi con continuità sui buoni livelli delle scorse annate.
Ayman El Wafi 3,5
Trova spazio al tramonto della stagione, mascherando al massimo dei limiti oggettivi.
Martim Marques 3
Da talento cristallino a cui affidare senza remore il futuro della corsia di sinistra, a giocatore involuto e in perenne difficoltà. Inspiegabili alcuni suoi blackout.
Zachary Brault-Guillard 4
Terzino diligente, incapace ad ogni modo a scrollarsi di dosso l’etichetta di rincalzo.
Anto Grgic 4
Vale un po’ il discorso fatto per Zanotti. Si aggrappa a un girone d’andata illuminante e all’infallibilità dal dischetto (nove su nove!), ma anche lui vive un ritorno da incubo. Complice di Hajdari nell’harakiri contro lo Celje.
Mohamed Belhadj 4,5
La sua energia viene a mancare nel momento clou della stagione. Ed è impossibile non accorgersene. Bomber in Europa e garanzia in campionato.
Uran Bislimi 3,5
Come Hajdari, aveva strappato un 5 al tramonto nel girone d’andata. Il suo, però, è lo schianto più eclatante da gennaio in poi. Indolente e impalpabile nella maggior parte delle prestazioni fornite.
Ousmane Doumbia 3,5
Da perno a complemento d’arredo, autore di molteplici errori pacchiani e quasi commovente nel tentativo di rimanere a galla.
Roman Macek 3,5
Saluta dopo 7 anni di sfortuna e promesse non mantenute. Lo fa alternando giocate intelligenti a generosi regali all’avversario.
Renato Steffen 4
Per reti, assist e leadership, nel 2025 è assente ingiustificato e ingiustificabile. Anche a causa di alcuni fastidi fisici e tolta la zuffa in allenamento con Papadopoulos, non si scuote e non scuote mai il Lugano. Regge la sfida a distanza con Shaqiri fino a Natale, poi il paragone è mortificante.
Mattia Bottani 4
A inizio dicembre trascina la squadra sia in campionato, sia in Conference, nobilitando il rinnovo che arriva poco dopo. A differenza di alcuni compagni non si risparmia mai. Come molti di loro, tuttavia, fatica a incidere dopo il giro di boa.
Yanis Cimignani 3,5
Vive di fiammate, come quando all’alba del girone di ritorno sembra potersi caricare la fase offensiva sulle spalle. Peccato si spenga subito.
Daniel Dos Santos 3,5
Dall’ex Thun, miglior interprete della Challenge League lo scorso anno, ci si aspettava di più. Forse troppo. Ci prova, ma raramente è all’altezza.
Hicham Mahou 3,5
Inutile alla causa. E, purtroppo, facciamo copia e incolla da un paio di stagioni.
Ignacio Aliseda 4
In versione extra-lusso sino a novembre. Poi comincia il suo calvario. L’ennesimo. E così, invece che rivelarsi variabile decisiva in chiave titolo si trasforma in caso esplosivo nella «querelle infortuni». Un po’ ci mancherà.
Georgios Koutsias 4
È il «colpo» del mercato invernale, un classe 2004 a cui si chiede di essere macchina da gol e messia. Firma alcune reti pesanti, ma ne fallisce anche molte, non riuscendo a salvare l’attacco bianconero. Rimane comunque un profilo interessante.
Shkelqim Vladi 3
Basta, davvero. È inadeguato al contesto. E, quale aggravante per il diretto interessato e la società, basta osservare le gesta di Muci - l’epurato - con la maglia del GC.
Kacper Przybylko 2,5
Il regalo avvelenato di Chicago. Scordarsi il rigore sparato in zona Eiger, nella sfida casalinga con lo Celje, non sarà semplice.
Arigoni, Sbai, Ryter e Babic s.v.
Mattia Croci-Torti 4
La cavalcata europea esalta le sue competenze e le qualità della formazione che allena. E ciò indipendentemente dall’imperdonabile eliminazione agli ottavi, invero più riconducibile alle scelleratezze di alcuni giocatori che alle sue mancanze. Forte del titolo di campione d’inverno, «vende» alla piazza una fantasia proibita - il Lugano campione svizzero - che si rivela un boomerang. Prima la figuraccia di Bienne, una macchia per la reputazione del suo Lugano in Coppa Svizzera. Poi la crisi profonda - in termini di risultati, brillantezza e pure gioco - in Super League. Termina i 38 turni di campionato con sole 15 vittorie e 14 sconfitte. Tante. Condannare il 4. posto finale, sinonimo di Europa (League), sarebbe però ingeneroso.
La società 4
Il mercato estivo, con gli innesti di Papadopoulos e Zanotti, così come la lucida supervisione di un autunno sovraccarico di impegni e ambizioni, è un piccolo capolavoro. Il 2025, all’opposto, un rosario di leggerezze: 1) la passività, sempre sul mercato, a fronte dell’indisponibilità di Aliseda; 2) al netto delle singole colpe, l’allontanamento di Carlos Da Silva e l’annessa frittata comunicativa; 3) il cortocircuito (pure comunicativo) nella gestione degli infortuni, sotto controllo nel momento di maggiore stress, sfuggiti di mano in primavera. Per eventuali ammissioni di colpa appuntamento alle 10.30 di domani, quando il club stilerà un bilancio della stagione.