Calcio

FC Lugano: Valbusa e De Souza se ne vanno

Il presidente bianconero Angelo Renzetti ha affrontato i giornalisti a Cornaredo e indicato le prossime mosse del club – VIDEO
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
22.06.2021 19:15

Sono giorni concitati a Cornaredo. E questo perché, banalmente, un cambio di proprietà apparentemente tranquillo e indolore si è trasformato in un rebus complicatissimo. Di fatto, i rappresentanti del nuovo corso – Thyago De Souza e Giammarco Valbusa – non hanno fornito le garanzie richieste dalla Swiss Football League affinché il passaggio di consegne con Angelo Renzetti venisse certificato con l’apposita mini-licenza di gioco. Nei giorni scorsi, il presidente ha addirittura parlato di «frode» chiamando in causa anche il socio di minoranza Leonid Novoselskiy. Il quale, dal canto suo, si è fatto garante del nuovo corso spiegando che il futuro non può né deve destare preoccupazioni. Ora, di nuovo, è il turno di Angelo Renzetti. Il patron ha convocato i giornalisti a Cornaredo. Per spiegare, per spiegarsi. E, soprattutto, per comunicare la direzione che prenderà il club nell’immediato.

«Siamo qui per comunicarvi che in data odierna si è tenuta un’assemblea degli azionisti della Football Club Lugano SA» afferma subito l’amministratore delegato del Lugano Michele Campana. La novità, che circolava peraltro già da alcune ore, è l’uscita di scena con effetto immediato di Thyago De Souza e Giammarco Valbusa. «La FC Lugano SA comunica che, nel corso di un’assemblea totalitaria della società tenutasi in data odierna, è stata decisa la revoca con effetto immediato degli amministratori signori Thyago Rodrigo de Souza e Giammarco Valbusa» si legge nella nota diffusa dalla società. «Angelo Renzetti torna così ad essere l’amministratore unico della società».

«Purtroppo siamo finiti nel vortice della cronaca» spiega Angelo Renzetti. «Chiedo scusa a tutti gli sportivi, ai ticinesi, ho portato avanti una trattativa senza avere le garanzie necessarie. L’ho fatto in buona fede, perché vedevo il bicchiere mezzo pieno. Cerchiamo di rimetterci in marcia. In questo momento qui le cose sono diventate molto più difficili, sia a livello organizzativo, sia a livello morale ed economico. Dobbiamo scalare una montagna, ma io ci sono. A ottobre farò undici anni alla testa di questo club, non vorrei mai che finisse tutto male. Ci metterò il mio impegno. Mi sono già mosso per cercare degli aiuti, dovremo fare delle uscite».

Le posizioni di Abel Braga e Demba Ba
«Ora ci chineremo sui contratti in essere, su quelli appena firmati» prosegue Renzetti. «Abbiamo per le mani un allenatore di carisma, di peso. È una persona in gamba, che capisce di calcio, umanamente preparata. Però, ecco, bisogna capire se ciò che troverà a Lugano è quello che si aspettava. Ho sentito parlare di Champions League, di squadra che gioca in un certo modo. Io credo che a un mese dall’inizio del campionato dovremo fare determinati ragionamenti, legati ovviamente al budget. Dovremo affrontare questo problema. Lo faremo con una persona matura, seria, che eventualmente può tornare a casa dove avrà altre richieste. L’altro problema è Demba Ba: è un giocatore di cui potremo avere bisogno, è arrivato grazie a Leonid Novoselskiy. In linea di principio vorrei restasse, però ha aspettative per il post carriera nella società e bisogna parlarne».

La fiducia

«Quanto agli altri contratti – chiarisce Renzetti – i tanti elementi in prova dovranno tornare a casa. Dovremo avere un numero limitato di giocatori». Sulla fiducia data a De Souza e Valbusa, Renzetti spiega: «Erano decisi a fare le cose, avevano un’evidenza fondi. Però non hanno mosso un centesimo, per motivazioni loro. È andata così, mi dà fastidio anche solo parlarne e le energie, ora, vorrei metterle per ricostruire quello che si può ricostruire. Il gruppo proposto da Heusler? Noi dobbiamo cercare qualcuno che vada avanti o almeno mi affianchi. Il Lugano non può mantenersi con Angelo Renzetti, altrimenti non l’avrei, tra virgolette, venduto. L’avevo fatto, ero andato in vacanza ed ero l’uomo più felice del mondo. Non significa, ora, che le cose siano cambiate. Sono diventate semmai più difficili. Magari ci rimetterò, non è un problema, ma mi preme che il Lugano vada avanti».

Il rapporto con Novoselskiy
«Ho visto un Novoselskiy diverso oggi. Mi dispiace, perché è una persona che mi ha aiutato e che stimo. Però ci sono state queste problematiche e il nostro rapporto si è alterato. Ci siamo però guardati in faccia e ci siamo detti che il Lugano viene prima di qualsiasi altra cosa». E l’addio di De Souza e Valbusa? I diretti interessati hanno accettato di buon grado? «Thyago mi ha chiamato, continua a credere di poter acquistare il Lugano. L’importante, per me, è essere al timone del club e non nel baule della macchina». Quanto alla rosa da costruire, Renzetti ha già parlato con due o tre squadre per avere, in prestito, dei giocatori. «L’obiettivo è una rosa competitiva».

Il settore giovanile

Ci sono stati, in assenza di Renzetti, licenziamenti nel settore giovanile. «Onestamente non ne sapevo nulla, è un aspetto di cui si occupa Leonid Novoselskiy» spiega Renzetti. «Sono contratti annuali, a giugno sono state fatte delle scelte e i mancati rinnovi sono da ricondurre a Leonid Novoselskiy» aggiunge Campana. Novoselskiy, diceva il presidente, oggi sembrava diverso. «Ha compreso il senso di responsabilità, ci ha messo la faccia. Ci sono state mie esternazioni che lui ha vissuto male, ma si è trovato nell’occhio del ciclone».

Di nuovo al lavoro

Renzetti ha già in mente le prossime mosse per le questioni di campo. Anche dell’eventuale sostituto di Abel Braga. «Ho un nome e una squadra in testa, mi sono subito confrontato con il direttore sportivo Padalino e con lo stesso Campana, con Croci Torti. Con chi, insomma, può darmi una mano e conosce il club». Di più, «avrei ripreso Jacobacci se non si fosse impegnato con il Grenoble» ammette il presidente. «L’obiettivo stagionale? Vorrei aspettare. Ora l’obiettivo è ricostruire qualcosa. Dovremo avere fortuna nel mercato, aiuti, fare le necessarie uscite. In questo momento qui un’uscita non significa guadagnare soldi ma risparmiare in stipendi». C’è spazio anche per le emozioni, per lacrime di pura commozione. Per i sentimenti. «Non voglio la morte del Lugano» ribadisce Renzetti.