Freuler è pronto ad agganciare Behrami, ed era destino che accadesse contro la Svezia

A Stoccolma è possibile innamorarsi quattordici volte. Tante quante le isole che compongono l'arcipelago della capitale svedese. I numeri, comunque, non svelano tutti segreti di una città e nemmeno raccontano l'essenza di un calciatore. Di sicuro, però, ne suggeriscono la dimensione. E, a poche ore dalla sfida contro la selezione delle Tre Corone, quelli di Remo Freuler in Nazionale meritano un occhio di riguardo. Come Djurgarden, l'isola-parco che assoceremmo al centrocampista del Bologna: instancabile, silenzioso, autorevole, quanto l'oasi verde percorsa in lungo e in largo dagli amanti della natura e della corsa, ma altresì scelta poiché sede dei migliori musei della zona.
E a proposito di istituzioni. Al netto della portata ai fini della qualificazione ai Mondiali 2026, anche il match della Strawberry Arena offrirà un pezzo di storia. Sì, perché Freuler disputerà l'83. partita con la maglia rossocrociata, eguagliando proprio il suo predecessore e omologo nel cuore del campo: Valon Behrami. Di più: è come se si chiudesse un cerchio simbolico, dalla Svezia alla Svezia.
L'ultimo incontro disputato da Behrami con la Nazionale, in effetti, fu contro gli scandinavi, in occasione degli ottavi di finale del Mondiale 2018. Quel giorno, a Kalingrad, Valon portava altresì la fascia di capitano, complice la squalifica rimediata da Stephan Lichtsteiner. E, purtroppo, ricordiamo tutti la frustrazione e la disillusione generate dalla partita, disputata senza argomenti e forze nervose e - di riflesso - vinta dal nostro avversario. Per Behrami, dicevamo, si trattò del tramonto rossocrociato, mentre Freuler intravide finalmente l'alba. Il 33.enne, d'altronde, aveva dovuto mordere il freno per l'intera Coppa del Mondo russa, ottavo di finale compreso. «Un'esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo; compresi che per impormi con la Svizzera serviva di più» ha ricordato Remo nella conferenza stampa della vigilia.
L'accantonamento di Behrami operato dall'allora ct Vladimir Petkovic, va da sé, contribuì in modo determinante all'ascesa del nuovo braccio destro di Granit Xhaka. Freuler, ad ogni modo, ci ha messo del suo, eccome. E a elogiarne lo sviluppo, sempre ieri, è stato il successore di «Vlado», Murat Yakin: «Non ho memoria di prestazioni insoddisfacenti da parte di Remo. Il suo modo di giocare è strategico e non smette di affascinarmi, e mi riferisco al prezioso apporto in fase difensiva, così come alle scelte offensive e ai gol spesso realizzati nei momenti importanti delle gare». I numeri non raccontano l'essenza di un calciatore, ma le 11 reti firmate da Freuler in Nazionale - 9 in più di Behrami - hanno più volte fatto la differenza. Basti pensare che dal 2019, e cioè da quando è diventato uno dei centrocampisti titolari della selezione rossocrociata, l'ex Atalanta ha sempre timbrato il cartellino nel quadro delle campagne di qualificazioni, nelle diverse edizioni della Nations League, ai Mondiali in Qatar e a Euro 2024, teatro dell'indimenticabile inserimento vincente negli ottavi di Berlino contro l'Italia.
Ebbene, non saremmo sorpresi se in un match significativo come quello odierno con la Svezia, a conquistarsi uno spazio fra i marcatori fosse proprio Remo Freuler, polmone inossidabile della nazionale svizzera. Come Djurgarden per Stoccolma.