Calcio

I numeri di Haaland junior, la vendetta di Haaland senior?

Il neoacquisto del Manchester City, nel suo primo derby contro lo United, ha messo la firma su una tripletta, la terza consecutiva – Un match importante, perché Haaland senior, all'Old Trafford, vide concludersi la propria carriera
Giacomo Butti
03.10.2022 18:15

«Unstoppable». Inarrestabile. È questo l'aggettivo più usato in queste ore (e non solo) per descrivere il centravanti norvegese Erling Haaland, che nel weekend appena trascorso ha dato nuovamente prova del suo immenso potenziale. Il neoacquisto del Manchester City, nel suo primo derby contro lo United, ha messo la firma su una tripletta, la terza consecutiva, servendo inoltre due assist negli altri tre gol realizzati dalla sua squadra (risultato finale: 6 a 3). A soli 22 anni, il norvegese, nato in Inghilterra, ha sin qui messo a segno in Premier League ben tre triplette. In otto partite di campionato. Un rapporto che fa sbiancare quelli registrati nella massima lega inglese da mostri sacri quali Michael Owen (che necessitò di 48 presenze per totalizzare lo stesso numero di triplette), Ruud van Nistelrooij (59), Fernando Torres (64) ed Andy Cole (65). E che dire di Cristiano Ronaldo? L'avversario di giornata, pur sempre il miglior marcatore nella storia del calcio, ha avuto bisogno di 196 presenze per mettere a referto lo stesso numero di triplette. Dati, insomma, da capogiro, quelli di Haaland. E che fanno capire come la punta cresciuta nel settore giovanile del Bryne possa rappresentare il futuro del calcio, il primo vero fenomeno della generazione Z.

Gli highlights della partita

E alla fine della partita dei record, lo stesso Guardiola, pur ammettendo di volere che Haaland «tocchi di più la palla», ha voluto coccolare il predestinato: «Quello che fa in campo non gliel’ho insegnato io. Ha un istinto incredibile. Viene da sua madre e suo padre (la prima eptatleta, il secondo calciatore, ndr). Ci è nato così». 

Una parabola promettente

Da professionista, Haaland ha raccolto soddisfazioni ovunque. Prima nel Molde (20 reti e 6 assist in 50 presenze), poi Salisburgo (29 gol e 7 assist in 27 partite) e infine al Borussia Dortmund (86 reti, 23 assist, 89 presenze). Da quando indossa la casacca del Manchester City, il talento norvegese è sceso in campo in totale (fra Premier, Champions e Community Shield) 11 volte, finendo in 20 occasioni sul tabellino con 17 gol e 3 assist. In sostanza: 1,55 gol a partita, a segno una volta ogni 54 minuti.

Se Haaland dovesse riuscire a mantenere questo ritmo nell'arco delle 38 partite di campionato, il numero di reti realizzate si attesterà attorno a 59. Una cifra da far sbiancare i più grandi marcatori del campionato inglese. A titolo di paragone, Alan Shearer nel 1994-95 raggiunse "solo" quota 34 gol in 42 partite. Stesso numero per Andy Cole sull'arco di 40 (1993-1994). Mentre in tempi più recenti (2017-18) Mohamed Salah ha messo a referto 32 gol in 36 partite.

La vendetta degli Haaland?

Tra i più soddisfatti della tripletta dell'inarrestabile Erling, sicuramente il padre Alf-Inge "Alfie" Haaland, seduto qualche fila davanti alla tribuna stampa. Dopo aver festeggiato in maniera piuttosto contenuta i gol del City, alla tripletta del figlio non ha saputo nascondere le emozioni abbracciando i fan che lo circondavano. Fra gli Haaland e il Manchester United, del resto, non corre proprio buon sangue. 

Se la sfida fra Erling e United era particolarmente sentita dal padre, è proprio perché Haaland senior, all'Old Trafford, vide concludersi la propria carriera. Era il 2001: giocava come difensore proprio per i Citizens. E, nel derby contro i Red Devils, subì l'ormai famoso intervento "da codice penale" di Roy Keane. Fallaccio, grave infortunio al ginocchio e due stagioni fuori, prima di decidere per un prematuro ritiro all'età di 30 anni, nel 2003.

L'intervento di Roy Keane su Alfie Haaland

C'è differenza, infatti, tra un involontario fallo di gioco e un'entrata assassina. E, per anni, si è creduto che quanto messo in atto da Keane fosse la seconda. L'inimicizia tra i due aveva avuto origine quattro anni prima, nel 1997, quando Haaland giocava con il Leeds e Keane con il Manchester. Dopo un contrasto di gioco tra i due, Keane restò a terra. Haaland senior lo accusò di fingere per ottenere un rigore, ma l'irlandese si era infortunato davvero: venne portato fuori in barella e saltò il resto della stagione. Da qui l'idea che l'intervento di Keane nel 2001 fosse tutt'altro che involontario. Lo stesso 51.enne, in una biografia pubblicata nel 2002, disse di aver compiuto deliberatamente il gestaccio contro Haaland per le parole da lui rivoltegli cinque anni prima. Un'ammissione di colpa ritrattata qualche anno più tardi, fra interviste e una nuova biografia, in cui ha invece più volte dichiarato di aver compiuto un «duro intervento, ma non premeditato e senza la volontà di causare infortuni».

E, forse, di infortuni seri non ne ha nemmeno causati. Dopo aver inizialmente considerato un'azione legale, Haaland senior e Manchester City decisero di rinunciare nel 2003. Il difensore aveva infatti scritto sul suo sito web personale di aver giocato per mesi con un infortunio al ginocchio sinistro (e l'entrata di Keane è arrivata sulla gamba destra), il che sarebbe la vera ragione della sua decisione di mollare a 30 anni.

Keane o non Keane, vedere il figlio asfaltare i propri rivali deve aver fatto un certo effetto ad Haaland senior. Vendetta forse no. Ma certamente un bel senso di rivalsa.

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