Calcio e politica

I supereroi di Hampden Park e una notte più forte delle bombe

Caricata di responsabilità e speranze dai soldati al fronte, l’Ucraina è stata capace di firmare un piccolo, grande miracolo contro la Scozia - Francesco Bianchi era a Glasgow in qualità di osservatore FIFA: «Ho percepito un’empatia enorme»
Massimo Solari
02.06.2022 19:30

Avrebbero potuto crollare, sotto il peso della responsabilità. Delle speranze affidate loro da un popolo intero. Se fosse successo, d’altronde, la comprensione sarebbe stata pressoché unanime. E invece no, l’Ucraina è stata più forte della pressione - immensa - che ha ammantato il suo ritorno in campo. I supereroi col mantello sono stati loro, i giocatori, capaci di compiere un piccolo, grande miracolo ad Hampden Park. Contro la Scozia, nella semifinale dei playoff mondiali. Il centrocampista Taras Stepanenko ha parlato di un successo «venuto dal cuore e dall’anima». Scomodare la tattica e la tecnica non avrebbe avuto senso. «A volte non si può dire quello che si prova. Quando ho sentito l’inno dell’Ucraina volevo piangere». Già, a ridosso del fischio d’inizio - per un frangente che si sarebbe voluto infinito - il frastuono delle bombe e l’urlo delle sirene è sembrato affievolirsi. Sovrastato dai versi urlati in campo - la bandiera blu e gialla sulle spalle di Zinchenko e compagni - e al contempo intonati da tutto lo stadio di Glasgow. Scozzesi e ucraini come fratelli, non avversari.

La gioia di Zelensky

«Dal profilo umano, è stata un’esperienza intensa» conferma Francesco Bianchi, presente ad Hampden Park in qualità di osservatore arbitrale FIFA. «Sia prima del match, per le vie della città, sia sulle tribune, ho percepito un’atmosfera molto bella. Sì, attorno alla formazione ospite si è creata un’empatia fortissima». I sostenitori ucraini, dettaglio, erano solo 2.500. «Ma a prevalere sono state le emozioni condivise. Con il momento degli inni effettivamente da brividi». Poi, però, c’era una partita da giocare e una carica nervosa da addomesticare. Su un fronte e soprattutto sull’altro. «In questo senso - commenta Bianchi - il terreno da gioco ha parlato in modo chiaro. La Scozia è stata travolta dagli eventi, non tanto a causa di un timore reverenziale, ma semplicemente perché l’Ucraina era la squadra migliore. Sul piano della tenacia, come pure a livello tecnico». E in fondo, l’impresa della squadra guidata da Oleksandr Petrakov è racchiusa proprio qui. Le aspettative di milioni di persone e gli insistiti messaggi trasmessi dai soldati in trincea, sono stati trasformati in un vantaggio. «Ho avuto il privilegio di trovarmi a bordo campo, durante la fase di riscaldamento. E negli occhi dei giocatori ucraini ho letto - nonostante tutto - una grande serenità. Che, di riflesso, ha significato consapevolezza nei propri mezzi. Si voleva raggiungere la finale dei playoff e il Galles, e allo stesso tempo lanciare un messaggio che travalicasse lo sport. Ebbene, entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti». Per la gioia di Volodymir Zelensky, riservata a Telegram: «Ci sono momenti in cui non servono molte parole. Solo orgoglio. Grazie ragazzi! Due ore di felicità a cui non siamo abituati. Stiamo tutti combattendo, ognuno sul proprio fronte».

Il delicato compito dell’arbitro

A farne le spese è stata la Scozia. «Emersa solo nel finale, quando l’Ucraina ha accusato un inevitabile calo fisico» sottolinea Bianchi. Per dire: sei dei titolari militano nel campionato nazionale, bruscamente interrotto a fronte dell’invasione russa. «All’opposto, il fuoco sacro degli ucraini è apparso chiaramente a inizio partita» prosegue il nostro interlocutore, che su questo aspetto ha dovuto lavorare insieme al direttore di gara Danny Makkelie. «In realtà parliamo di un arbitro esperto, al quale ho semplicemente rammentato l’importanza di non farsi assorbire dal contesto. Non era per nulla evidente, ma il fischietto olandese è stato all’altezza del compito. Ad esempio, il trasporto eccessivo dell’Ucraina è stato attenuato con due cartellini gialli nei primi dieci minuti. Un doppio messaggio, a favore dell’incolumità dei giocatori, e a seguito del quale la gara è stata incanalata sui binari giusti».

Il paradosso? «Senza la prontezza e l’abilità di Hessel Steegstra - assistente di Makkelie - l’incontro avrebbe tuttavia rischiato una diversa interpretazione storica» nota Francesco Bianchi. Per poi precisare: «Le rete scozzese di McGregor, prima del definitivo 3-1 dell’Ucraina, è stata convalidata senza l’ausilio della goal-line technology. E vi assicuro che si è trattato di una decisione difficilissima, dal momento che la sfera aveva superato la riga di porta a mezza altezza ed era stata respinta da un difensore ucraino una frazione di secondo dopo». Additare la terna arbitrale di favoritismi o - tornando all’umanità - di voler proteggere l’Ucraina, va da sé, sarebbe stato semplice. E invece è andata in scena una notte senza macchia. Come i suoi supereroi.

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