L'intervista

«Il mio approccio? Mi muoverò come se entrassi in una cristalleria»

La sua carriera è partita dai settori giovanili italiani, per poi approdare su panchine molto prestigiose, come quelle in Serie A di Siena, Palermo e Chievo: a tu per tu con Giuseppe Sannino
Maddalena Buila
04.10.2022 18:32

La sua carriera è partita dai settori giovanili italiani, per poi approdare su panchine molto prestigiose, come quelle in Serie A di Siena, Palermo e Chievo. Nel suo curriculum vitae ci sono però anche le esperienze in Inghilterra, Grecia e Ungheria. E ora la Svizzera. All’età di 65 anni, Giuseppe Sannino ha deciso di diventare la nuova guida del Paradiso.

Signor Sannino, come si sente dopo aver deciso di diventare il nuovo allenatore del Paradiso?
«Sono felicissimo. È un onore. Dopo aver rescisso il contratto con il Nocerina ho fatto ritorno a Varese e, poco dopo, una serie di coincidenze mi ha portato in Ticino».

Con che spirito affronta quest’avventura?
«Sempre con passione. È lei il motore di tutto. E non varia a seconda del campionato in cui milita la squadra che alleno. Ho girato tanto: Italia, Europa, Africa… Ma qui metterò la stessa passione usata nelle altre categorie in cui ho allenato. Il calcio è uno solo e io porto sempre con me la stessa energia».

Che idea si è fatto del Paradiso?
«Innanzitutto già il nome mi piace (sorride, ndr). Si tratta di una realtà importante che vuole fare qualcosa di bello. Sarei contento di portare il mio contributo, sempre con l’umiltà che mi contraddistingue. Ho già visto la squadra all’opera, mi pare sia molto motivata. Ecco cosa mi ha spinto a venire qui. E spero di poter rimanere a lungo. Mi piace molto la realtà ticinese, inoltre abito a due passi».

Dobbiamo dedurre che ha messo un punto alla sua carriera professionistica?
«Essendoci stata una rescissione di contratto, non potrei in ogni caso più allenare tra i confini nazionali per un anno. Ma il futuro non conta. Il presente mi ha portato al Paradiso. Ora è questa la mia realtà. E poi mi sento al livello professionistico anche qui. Se così non fosse, potrei anche smettere di fare l’allenatore».

Dovrò fare molta attenzione a non rompere quanto di bello è stato creato

Solitamente si prendono in mano le redini di una nuova squadra quando quest’ultima si trova in difficoltà. Il Paradiso invece è in ottima forma.
«Ed è per questo che cercherò di muovermi come in una cristalleria. Dovrò fare molta attenzione a non rompere quanto di bello è stato creato. Non credo comunque che i ragazzi dovranno essere eccessivamente guidati. Mi pare di aver intravisto un bel gruppo, i cui componenti sanno comunicare e relazionarsi molto bene».

Che sensazioni pensa di trovare a Paradiso che non ha vissuto nelle sue esperienze passate?
«La tranquillità svizzera e il rispetto delle regole. Ho sempre pensato che in questo paese si potesse trascorrere una vita diversa. Non sono mai riuscito a militare su suolo elvetico. Ci entro ora, a 65 anni (sorride, ndr). Penso troverò ciò che ciascuno vorrebbe poter sperimentare nella propria vita. Mi piacerebbe poter porre fine alla mia carriera qui, vicino a casa».

Lei si è seduto anche su panchine prestigiose. Avendo modo di conoscere diversi grandi campioni.
«È vero, ho allenato grandissimi giocatori, che erano anche grandi uomini. Ma il ricordo più bello l’ho vissuto tra le giovanili. Sono stati quei ragazzi, sconosciuti ai più, che mi hanno permesso di arrivare in alto. Attraverso di loro ho potuto esprimere la mia idea calcistica e farmi notare. Devo dire grazie anche loro».

Segue ancora il campionato italiano? Che idea si è fatto di questa stagione di Serie A?
«Una volta lo seguivo molto di più, ma posso dire che è un campionato più equilibrato degli altri anni. La davanti c’è l’Atalanta - la cui mentalità è cambiata radicalmente -, ma anche l’Udinese sta andando forte, così come il Napoli. Il Milan dovrà riconfermarsi e non sarà facile, mentre l’Inter ha iniziato maluccio. Vale lo stesso per la Juventus, che sono però convinto si rialzerà. E farà rimangiare a tutti le brutte cose dette ad Allegri. Mi ricordo ancora un quadro esposto nello stadio di Torino, dove si diceva che la Juve ha sette teste. Non muore mai questa squadra. Nella seconda parte della classifica si dovrà pensare a salvarsi. La sorpresa più grande è però la Samp, che dovrà trovare qualcuno che la tiri fuori dalle sabbie mobili».

Torniamo a lei, che tipo di allenatore è?
«Contraddittorio. Non sono per le frasi fatte o i luoghi comuni, che portano a fare scelte sbagliate».

Che valore vorrà lasciare ai ragazzi?
«La lealtà, il sacrificio e il saper perdere per poi vincere. Vorrei dar loro i valori di uno sport in cui si fa sempre più fatica a trovare belle e serie persone. Mi piacerebbe lavorare con persone felici di fare quello che fanno. Anche nei momenti brutti».

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