La rabbia del Crus: «Il turnover non c'entra, dov'erano personalità e concentrazione?»

Non un bel biglietto da visita. E, a voler fare i romantici, nemmeno un trattamento degno riservato a Cornaredo, per il cui addio è ufficialmente iniziato il conto alla rovescia. La Super League 2025-26 del Lugano è iniziata nel peggiore dei modi, senza punti al cospetto di una formazione neopromossa, e con un banco degli imputati alquanto affollato.
Contro il Thun, capace d’imporsi in rimonta per 2-1, hanno sbagliato singoli e allenatore. Sì, perché gli errori individuali dei vari Brault-Guillard, Belhadj e Saipi sono stati pagati a carissimo prezzo, venendo tuttavia preceduti da una prestazione collettiva di una pochezza inaccettabile. Oltre che sorprendente, per trama e sviluppo. Il debutto da titolare di Behrens, in effetti, ha portato a una sorta di cortocircuito. E, appunto, a un Lugano irriconoscibile, tutto o quasi palle lunghe per il possente attaccante tedesco.
Alle origini del tonfo
«Siamo una squadra che deve giocare a calcio con coraggio, non un gruppo che si affida a un’unica soluzione - per altro mai adottata - perché c’è un attaccante abilissimo nei duelli aerei» sottolinea in merito un Mattia Croci-Torti visibilmente arrabbiato. Per poi precisare: «Dove nasce l’errore? Bisogna farsi dare il pallone, bisogna smarcarsi fra le linee, bisogna raggiungere gli esterni, bisogna avere la personalità per fare un tipo di gioco che siamo soliti produrre». I sei cambi operati rispetto al match europeo con il Cluj, con tanto di battesimo nel massimo campionato svizzero di Damian Kelvin, non hanno aiutato. «Ma il turnover non c’entra» chiarisce l’allenatore. «Ripeto: è una questione di personalità. Di che cosa vogliamo mostrare nel nostro stadio e di fronte ai nostri tifosi. Dopo il vantaggio di Doumbia ci siamo sentiti comodi, limitandoci al compitino. E se è andata così, significa che il messaggio del sottoscritto non è passato».


Vero. Poi, dicevamo, esistono le aggravanti individuali. «Al netto della partita che non mi è piaciuta, potevamo vincere benissimo uno a zero» riconosce il Crus. «E invece commettiamo due errori banali, con due falli che non hanno ragione di esistere in Super League». Da un lato il rigore causato stupidamente da Brault-Guillard. Dall’altro un inutile intervento di Belhadj sui 30 metri. Tentazioni, queste, che Bertone ha trasformato in puro godimento. Certo, Saipi - sulla punizione che ha regalato raddoppio e posta piena al Thun - non ci ha fatto una bella figura. Anzi. «Ma non è colpa sua se abbiamo perso l’incontro» osserva Croci-Torti, offrendo una generosa giustificazione al portiere bianconero. «A provocare serie conseguenze sul match - ripete l’allenatore del Lugano - è stata la mancanza di attenzione e concentrazione che ha preceduto le reti. La seconda delle quali, oltretutto, mentre stavamo vivendo il nostro miglior momento». Ma Steffen, per due volte, il gol del raddoppio lo ha solo sfiorato.
Se Bislimi parla di «piano gara»
Uran Bislimi, non a caso, parla di un «Lugano ingenuo». E ciò dopo «aver avuto il match sotto controllo». Al contrario dell’allenatore, tuttavia, il centrocampista bianconero non rinnega totalmente la strategia abbracciata con i bernesi. Di più, parla proprio di «un piano partita che ha dato i suoi frutti». «La decisione di puntare sulle palle lunghe non è stata dettata solamente dalla presenza di Behrens in attacco, ma anche dal test pre-campionato di due settimane fa, quando il Thun ci aveva messo in difficoltà con il pressing dei suoi attaccanti». Beh, qualcosa non torna dunque. E, di sicuro, a non beneficiare particolarmente della costante ricerca del centravanti ex Wolfsburg è stato lo stesso Bislimi, schierato alle sue spalle e non da playmaker come contro il Cluj. «Personalmente amo maggiormente il ruolo di numero 8, in una zona nevralgica del campo e con la possibilità di toccare tanti palloni. Detto ciò, continuerò a dare il 100% e a mettermi a disposizione del tecnico».
Chi, invece, si è defilato in accordo con la società è Hajdari. E, tornando alla scarsa fluidità della manovra bianconera, si tratta di una defezione che oggettivamente pesa. «Albian ha sempre portato un enorme qualità in impostazione» ammette Croci-Torti: «In sua assenza, quindi, dovremo trovare delle soluzioni altrettanto efficaci sul piano della costruzione». Una ragione in più per sbloccare, e alla svelta, la fastidiosa impasse sul mercato che interessa il giocatore,
Saipi «vuole rivedere le immagini»
In attesa di capire se e quando Albian Hajdari lascerà Cornaredo, è doveroso spostare i riflettori del mercato tra i pali. La partenza di Sebastian Osigwe, d’altronde, ha lasciato un vuoto alle spalle di Amir Saipi. E, purtroppo, l’estremo difensore del Kosovo non ha rasserenato squadra e tifosi, circa l’affidabilità di chi attualmente veste i panni del titolare.
«La società ha una strategia, ma non posso esprimermi in merito» chiarisce l’allenatore Mattia Croci-Torti, sollecitato sulla volontà (o meno) di puntare su di un profilo in grado di fare concorrenza al numero uno. «È una decisione che non spetta al sottoscritto e, qualsiasi essa sarà, sono pronto» osserva Saipi. «Se a mia volta penso a un trasferimento? Col mercato non si sa mai, ma posso assicurare che sono tranquillo e felice qui a Lugano». Forse lo sono meno i tifosi.


Il calcio da fermo di Bertone che ha permesso al Thun di superare i bianconeri lo hanno visto tutti. «Per chiarire il grado delle mie responsabilità, tuttavia, preferisco riguardare le immagini» si difende Saipi. Per poi aggiungere: «Tutto è andato molto velocemente, ho visto tardi la sfera. Se dovrò prendermi la colpa, lo farò. Ma, ripeto, prima preferisco analizzare a freddo il video».
A non necessitare di spiegazioni, per contro, è il fallo di Brault-Guillard sanzionato con la massima punizione. Una scena molto simile a quella osservata in settimana, con il Cluj che però non aveva sfruttato l’inutile trattenuta nei 16 metri di El Wafi. «Beh, sicuramente non è stato positivo provocare un rigore sugli sviluppi di una rimessa laterale. Non abbiamo difeso bene» evidenzia ancora il portiere del Lugano. «Lungi da me, però, puntare il dito contro la squadra, che dopo aver subito l’1-1 ha cercato in tutti i modi di riportarsi in vantaggio». Non è bastato. E di responsabilità, Saipi ne ha eccome.