L'uomo del Sol Levante fa calare la notte sul Lugano
Il Lugano è ultimo in classifica. In solitaria. E dopo sole due giornate. Il momento di far scattare l’allarme, in casa bianconera, non è però ancora arrivato. No, nonostante le prime due sconfitte stagionali siano maturate contro Sion e - oggi - Grasshopper. Non le favorite per il titolo, insomma. «Nessun dramma, davvero» rassicura capitan Jonathan Sabbatini al termine della sfida persa al Letzigrund. D’accordo. Qualche interrogativo, a fronte delle prestazioni offerte, sorge comunque spontaneo. E doveroso. Una settimana fa, a Cornaredo, erano state pagate a caro prezzo le disattenzioni individuali. Al cospetto del GC, invece, è più il sistema ad aver fatto cilecca. A far calare la notte sulla squadra di Mattia Croci-Torti, nello specifico, è stata la doppietta del giapponese Hayao Kawabe. L’uomo del Sol Levante, già, abile a sfruttare la scollatura tra la difesa e il centrocampo avversari.
Se non si parla la stessa lingua
«Banalmente è emerso cosa ci manca ancora: gli automatismi» ammette il capitano del Lugano. Per poi precisare il concetto: «Ogni tanto andavamo a sbattere uno addosso all’altro. Per tacere della difficoltà, oggettiva, sul piano della comunicazione. Non tutti palleggiano l’italiano. Puntare il dito contro i nuovi sarebbe tuttavia sbagliato. Di errori ne abbiamo commessi tutti, io compreso. Il modulo leggermente diverso alla scorsa stagione? Il mister sta lavorando per trovare la miglior formazione possibile con il materiale a disposizione. E, ripensando alla partita con il GC, non credo che la quadratura del cerchio sia così lontana». Come contro il Sion, in effetti, il pallino del gioco lo ha avuto in mano il Lugano. Così come i bianconeri hanno creato maggiori e migliori occasioni. Per dire: se solo Haile-Selassie non avesse scialacquato allo scadere, la rimonta ospite si sarebbe compiuta. «Al contrario abbiamo peccato di lucidità e intelligenza in determinate circostanze» osserva sempre Sabbatini: «Questo per dire che si sono viste anche buone cose e pure delle idee interessanti».
«Non sono preoccupato»
Il reparto arretrato, dicevamo, ha però ballato. E anche parecchio. Spesso per colpa dell’ispiratissimo Giotto Morandi. E così sono arrivate le reti numero quattro e cinque di questo complicato avvio di campionato. «Altri due gol regalati» sostiene al proposito l’allenatore del Lugano Mattia Croci-Torti: «Ogni volta che il Grasshopper ha avuto la possibilità di ripartire, ci ha messi in difficoltà. E addirittura ha trovato il vantaggio la prima volta che ha superato la linea di centrocampo. Insomma, gli uomini di Contini hanno fatto tesoro di un’efficienza e di una qualità venute meno nel nostro caso». Di qui, aggiunge il tecnico momò, «la necessità di lavorare ancora e ancora per trovare i giusti automatismi negli ultimi 30 metri. Perché fino lì, e non ho dubbi nell’affermarlo, siamo arrivati sempre bene. Non sono preoccupato, quindi. Semplicemente due settimane d’allenamento non sono sufficienti per trovare i migliori meccanismi. E dobbiamo essere intelligenti a riconoscerlo».
Okay, i problemi più importanti - a conti fatti letali - sono però emersi senza la sfera tra i piedi. Quando, cioè, i contropiedi e le incursioni del GC andavano bloccati o perlomeno contenuti. «Siamo scappati troppe volte con la difesa» riconosce il Crus, parlando altresì di «letture scorrette seppur in superiorità numerica, tre contro due». Con la neopromossa Winterthur - e a questo punto una gara da non sbagliare - all’orizzonte, l’allenatore bianconero rimane ad ogni modo sereno: «I cattivi pensieri non servono a nulla. A maggior ragione a inizio stagione e con una rosa che ha visto diversi elementi importanti aggregarsi solo di recente». Il dispiacere, comunque, è per un’alba tutto fuorché indimenticabile. «Certo, non è bello iniziare in questo modo il torneo» conclude Sabbatini, 346 partite in bianconero e il record eguagliato di René Morf accompagnate da una sconfitta: «A questo punto spero di poter festeggiare al meglio il superamento del primato, domenica a Winterthur. Entrando in campo al Letzigrund non nego di aver percepito un po’ d’ansia e molte emozioni. Non capita tutti i giorni di tagliare determinati traguardi. Peccato solo averlo fatto in questo modo. Ma ripeto: siamo solo all’inizio. Nessun dramma».