Calcio

Ma dal titolo inaspettato del Basilea può nascere un'egemonia?

I renani sono tornati campioni dopo otto anni segnati dal dominio dello Young Boys - Il passaggio di testimone, nel 2017-18, si concretizzò per più motivi: dal mercato alle strategie societarie - Ora ci si chiede se i rossoblù saranno in grado di tenersi stretto lo scettro: possibile, ma non così scontato
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
12.05.2025 22:31

È una festa infinita. Iniziata domenica sera, sull’iconica Barfüsserplatz, mantenuta viva e colorita dalle note dell’Eurovision Song Contest e destinata a protrarsi almeno sino a sabato 24 maggio, quando sono in programma le celebrazioni ufficiali del titolo. Il 21. titolo nella storia del Basilea, a cui - con ogni probabilità - si aggiungerà pure la Coppa Svizzera. E via ancora di party. Tutto molto bello ed entusiasmante, sia in riva al Reno, sia per l’appetibilità del calcio svizzero, inevitabilmente intaccata dal recente dominio dello Young Boys. Ma, a proposito di campioni e cicli vincenti, in queste ore si è subito imposto un interrogativo: con Xherdan Shaqiri oramai sindaco in pectore della città, Fabio Celestini ancora ebbro di gioia - non solo di quella - e però tutto fuorché sicuro di rimanere al St. Jakob e David Degen incredulo per un’impresa nata dalla cenere, ci si chiede se e quanto durerà. Riformuliamo e poniamo il quesito: da un titolo inaspettato è possibile che prenda vita un’egemonia sportiva?

L’era Burgener e le contromosse

Presente e passato intrecciano i propri fili. D’altronde, fu proprio il Basilea a dover digerire l’ultimo, grande passaggio di testimone della Super League. Correva la stagione 2017-18 e, dopo otto campionati vinti consecutivamente, a prendersi infine la scena era stato l’YB, poi leader incontrastato per otto anni, 2022 a parte. Nell’ultima compagine renana in grado d’imporsi prima d’oggi, per dire, militava Davide Callà, attuale assistente di Celestini. In panchina, invece, sedeva Urs Fischer, che al termine di quel campionato avrebbe salutato per prepararsi a un futuro in Bundesliga. Nell’estate del 2017, tuttavia, il Basilea non optò unicamente per il cambio d’allenatore. No. A margine del ventesimo titolo conquistato, il club visse una piccola, grande rivoluzione. Già, poiché si chiuse l’era di Bernhard Heusler alla testa della società e al suo posto subentrò la controversa figura di Bernhard Burgener.

Se per guidare la prima squadra - gironi di Champions League inclusi - si decise di scommettere su Raphaël Wicky, alla prima esperienza tra i professionisti, in casa Young Boys il direttore sportivo Christoph Spycher - in carica da solo un anno - preferì dare continuità al progetto avviato con il tecnico austriaco Adi Hütter. Non solo. In vista della stagione 2017-18, il Basilea perse il suo capocannoniere Saydou Doumbia (20 reti nel campionato sfociato nel titolo) e - a seguito del ritiro annunciato a sorpresa - la personalità di Mathias Delgado. Defezioni, queste, che un timido mercato in entrata (su tutti Oberlin e Ajeti in corsa) non riuscì a compensare.

Sui trasferimenti estivi del 2017, al contrario, lo Young Boys costruì una sorta d’impero. Oddio, nelle fila giallonere militava già un certo Guillaume Hoarau. Il gruppo di Hütter venne però rinforzato con sua maestà Jean-Pierre Nsame, Ngamaleu o, ancora, Fassnacht e Sow. Quanto basta per apparecchiare l’avvicendamento sul trono, con ben 15 punti a separare bernesi e renani al tramonto del torneo.

Il gap finanziario

Nonostante le promesse di rivincita di Burgener, la stagione 2018-19 confermò la superiorità delloYoung Boys. Anzi, la accentuò in modo tale da rendere impari la contesa negli anni successivi. Il mancato accesso del Basilea alle competizioni europee, a fronte della fase a gironi di Champions League vissuta al Wankdorf, produsse innanzitutto un importante gap sul piano finanziario. Il mercato, sia estivo, sia invernale, fece il resto. A salutare per primi il St. Jakob furono il portiere Vaclik (comunque ben sostituito da Omlin) e gli affidabilissimi Lang ed Elyounoussi. Dopo Natale, con i rivali avanti in classifica, l’emorragia venne quindi aggravata dalle partenze verso la Germania di Akanji e Steffen. L’avvento di Gerardo Seoane in panchina, condito da alcuni ritocchi all’organico (Garcia sull’esterno o Camara dietro) non scalfì la potenza dell’YB, al contrario - e come accennato - ne favorì il perdurare.

I segnali sottovalutati a Berna

Torniamo ai giorni nostri. E, appunto, allo splendore ritrovato dal Basilea di David Degen. Subentrato a Burgener nel maggio del 2021, l’ex giocatore renano ha impiegato tre stagioni e mezza per dare una chance alla propria creatura. Per permetterle di sognare per davvero il colpaccio. Nel frattempo, a tenere banco al St. Jakob sono state più le acrobazie sul piano contabile e del personale, giocatori compresi. Con il club finanziariamente fragile, Degen ha fatto leva sulle competenze da agente per alimentare un mercato schizofrenico, ma impreziosito da alcune operazioni di spicco, oltre che vitali per le casse renane. I risultati - tolta la clamorosa cavalcata sino alla semifinale di Conference League nel 2023 - hanno latitato. Peggio, hanno fatto temere il peggio. La gestione Celestini, nell’ottobre di due anni fa, era nata con il Basilea fanalino di coda, premessa nefasta per un campionato chiuso lontano dalle migliori sei e, di riflesso, il girone per il titolo.

La scorsa estate, va da sé, ha solleticato l’inerzia del nostro calcio, convincendola a cambiare direzione. L’acquisto di Xherdan Shaqiri - un autentico colpo di scena - ha funto da detonatore per le ambizioni e il successo renani: in campo, sulle tribune e a livello commerciale. Sul fronte opposto, invece, sono stati sottovalutati i campanelli d’allarme risuonati lungo la stagione 2023-24. Le partenze di Rieder, Fassnacht e Zesiger, oltre a quelle di Nsame e Garcia in gennaio, avevano in effetti messo in serio pericolo il titolo, alla fine arrivato comunque con in panchina l’allenatore della U21 Joël Magnin e non Wicky, licenziato anzitempo. Nemmeno il successore designato, Patrick Rahmen, si è rivelato all’altezza della situazione, in Super come in Champions League. L’ex allenatore di Winterthur e Basilea, esonerato lo scorso ottobre, ha però pagato anche per colpe non sue. Nella prima parte della stagione – e dunque prima del ritorno di Fassnacht e degli arrivi di Bedia e Raveloson – la rosa giallonera non è stata riattrezzata a dovere, comportando un campionato di rincorsa e con Giorgio Contini alla guida da Natale.

La variabile Europa

Il crollo del Lugano, campione d’inverno, e la quadratura del cerchio trovata da Celestini attorno ai numeri impressionanti di Shaqiri, hanno plasmato il nuovo campione svizzero. Ma di nuovo: il Basilea saprà ripetersi sul medio termine? È possibile, ma tutto fuorché scontato. Inciampi sul mercato a parte, lo Young Boys rimane una società ricca, ambiziosa e stabile sul piano societario, con Spycher punto di riferimento del CdA per la parte sportiva. Per quanto vissuta da comparsa, la nuova Champions League ha comportato entrate superiori ai 40 milioni di franchi, che non sono pochi e verranno sicuramente investiti da luglio. Sempre in questo senso, il finale di stagione dei gialloneri potrebbe tuttavia fare la differenza. Non chiudere secondi o terzi, in effetti, potrebbe precludere al club gli introiti garantiti da Europa o Conference League, a portata di mano o addirittura garantite in caso di top 3. Non per forza, tuttavia, rinunciare al palcoscenico internazionale equivarrebbe a complicarsi la vita. Tutt’altro. Proprio il calendario orfano di eccessivi impegni ha favorito la costanza di rendimento del Basilea, limitando gli infortuni e permettendo a Shaqiri di esaltarsi nelle migliori condizioni psicofisiche.

Che mercato farà David Degen?

Ebbene, la questione – a rovescio – si porrà per i renani, desiderosi di riabbracciare i fasti della Champions e, alla peggio, sicuri di disputare la prossima Europa League. Come agirà il patron Degen? E che influenza avrà il desiderio della star «XS» di non sfigurare in nessun torneo? «Quest’estate dovremo prendere le giuste decisioni, ma fare cassa non è più una priorità» ha precisato il presidente al Blick. Abituato a generare plusvalenze notevoli, il numero uno del club potrebbe dunque frenare le operazioni in uscita. La strabiliante stagione di Shaqiri, per altro, ha in parte oscurato le prestazioni di diversi compagni. Insomma, si faticano a scorgere i nuovi Amdouni, Ndoye, Barry o Veiga sui quali lucrare pesantemente. Forse il solo Traoré, mentre riscattare i prestiti degli interessanti Metinho e Otele – al contrario - comporterà uno sforzo finanziario. In attesa di conoscerne le mosse, media e tifosi d’Oltralpe fantasticano già sul riaffermarsi della rivalità tra Basilea e Young Boys. Attenzione però. Rispetto al 2017-18, e all’ultimo cambio di guardia, la credibilità e le aspirazioni di Lugano e Servette hanno a loro volta subito una metamorfosi. E, suggerivano, la classifica finale di questo campionato, con i suoi risvolti europei, potrebbe creare i presupposti per un futuro senza un solo, vero padrone.

Prima un fumogeno acceso sulla balconata, poi i pesanti cori contro Zurigo e GC lanciati via microfono e condivisi la Barfüsserplatz in delirio. Sì, il simbolo del Basilea Taulant Xhaka ha esagerato durante i festeggiamenti di domenica. Il club, in una nota, si è scusato, precisando che il giocatore sarà multato. Anche la SFL ha aperto una procedura.
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