Calcio

Ma i falli su Steffen e su Behrens non erano entrambi da rosso?

Due episodi simili hanno segnato Lugano-Losanna e Lugano-Grasshopper: il primo aveva portato l’arbitro Schnyder a tramutare un giallo in espulsione diretta (poi tolta a Sow), diversamente dal secondo (doppia ammonizione di Gianforte a Paloschi) - Un altro uso difforme del VAR?
Il controverso intervento di Sow su Steffen, in occasione di Lugano-Losanna. ©Keystone/Samuel Golay
Massimo Solari
29.09.2025 20:30

Non è solo una questione «ticinese». Ad affrontare il tema VAR e difformità nel suo utilizzo, ieri, è stata la Tribune de Genève. Perlomeno, quindi, si rispolveri il caro e vecchio Röstigraben, anche se poi - a ben guardare - di situazioni e valutazioni controverse si dibatte altresì e puntualmente nella Svizzera tedesca. E basti pensare a quanto successo nel weekend - con rigori accordati o meno - durante Zurigo-San Gallo e Basilea-Lucerna. Il quotidiano ginevrino, in merito, ha interpellato l’ex presidente della Commissione arbitri dell’ASF Christophe Girard. «Da una partita all’altra, si possono vedere decisioni diverse su casi che sono fondamentalmente identici. È necessario puntare a una maggiore uniformità. Questo è lo scopo dei corsi di formazione che vengono impartiti agli arbitri» il suo j’accuse, accompagnato da un auspicio: puntare alla creazione di specialisti destinati esclusivamente all’assistenza video.

Nella sua disamina, la Tribune torna ad analizzare quanto avvenuto il 17 settembre, in occasione di Lugano-Losanna. La mancata espulsione del difensore dei vodesi Karim Sow è, di fatto, storia nota. Così come il protesto inoltrato alla SFLdal club bianconero, intenzionato a far rigiocare la partita a fronte di quello che ritiene essere stato un utilizzo scorretto - e in violazione del protocollo - del VAR. Ma in attesa del responso della Commissione disciplinare, l’ultimo incontro disputato dai ticinesi ha se possibile gettato benzina sul fuoco. Già, perché il pubblico di Cornaredo - forse senza accorgersi - ha vissuto una sorta di déjà-vu.

Schnyder VS Gianforte

In estrema sintesi: quando sul cronometro correva il 54’, il direttore di gara Nico Gianforte ha decretato un calcio di rigore a favore del Lugano, ravvisando un intervento del difensore del Grasshopper Dorian Paloschi ai danni di Kevin Behrens, lanciato a rete da Uran Bislimi e pronto a colpire a tu per tu con il portiere avversario. Ebbene, l’arbitro ha sanzionato Paloschi con un cartellino giallo, sinonimo di espulsione considerata una precedente ammonizione. E il VAR? Non è intervenuto, né per contestare la punibilità dell’intervento su Behrens, né per ravvisare gli estremi di un rosso diretto. Ma come? Per un fallo molto simile su Steffen, a 40 metri dalla porta, la seconda ammonizione di Sow era stata tramutata in espulsione diretta dal VAR, sicuro che una chiara occasione da gol fosse stata impedita irregolarmente. Tale aggiustamento, lo ricordiamo, aveva quindi permesso a Urs Schnyder di intervenire pure sulla iniziale posizione di fuorigioco del giocatore bianconero, annullando di fatto qualsivoglia sanzione nei confronti di Sow.

Azione e regolamento cristallini

Qualcosa non sembra tornare. E le spiegazioni fornite dal Dipartimento arbitri dell’ASF - da noi sollecitato - non cancellano dubbi e interrogativi. Anzi. «L’arbitro Gianforte - citiamo - ha valutato il duello all’interno dell’area di rigore per la contesa del pallone come un impedimento di una chiara occasione da gol (“DOGSO”) e come un tentativo di giocare il pallone (“attempt to play the ball”). Il VAR non è quindi intervenuto perché, a suo avviso, la decisione presa dall’arbitro non era chiaramente e palesemente errata».

Bene. Non benissimo. La dinamica dell’azione, infatti, è evidente, così come preciso è l’art. 12 delle regole del gioco stabilite dall’IFAB. Paloschi, in netto ritardo su Behrens, non cerca in alcun modo di intervenire sul pallone - non v’è intenzione -, ma un po’ sgambetta e un po’ spinge il centravanti tedesco. E che cosa prevede il regolamento? «Se un giocatore commette un fallo contro un avversario per impedire un’occasione da rete manifesta e l’arbitro accorda un rigore, l’autore del fallo viene ammonito se ha tentato di giocare o contendere il pallone; in tutte le altre circostanze (per esempio trattenute, calci e spinte, nessuna possibilità di giocare il pallone, eccetera), l’autore del fallo va espulso».

E l’ASF preferisce sorvolare

Avremmo dunque voluto sapere se l’analisi effettuata a posteriori dal team arbitrale dell’ASF - ieri mattina, come ogni lunedì mattina dopo il weekend di competizione in Super League - fosse giunta a una conclusione differente da quella dell’arbitro Gianforte e del VAR Kanagasingam. Insomma, se esattamente come nella fattispecie che aveva coinvolto Sow e Steffen la decisione corretta dovesse comportare un cartellino rosso diretto e non la seconda ammonizione per il difensore delle cavallette Paloschi.

A precisa domanda, tuttavia, si è preferito non rispondere. Prima sorvolando, poi esitando. E allo stesso modo, alla luce del protesto pendente, il Dipartimento guidato da Dani Wermelinger non ha voluto paragonare le due situazioni. A evidenziare la palese difformità nel giudizio degli episodi incriminati da parte del VAR, allora, ci siamo permessi noi.

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