Calcio

Quanta voglia di cambiare aria in casa rossocrociata

Circa il 60% dei giocatori convocati da Murat Yakin per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026 si sono trasferiti in un'altra squadra tra la scorsa e quest’estate - Si tratta di un’incognita in vista del torneo americano, anche se alcune scosse di mercato in avvicinamento all’ultimo Europeo si erano rivelate positive
I rossocrociati si stanno preparando al Dreisamstadion di Friburgo in Brisgovia. ©KEYSTONE/GEORGIOS KEFALAS
Massimo Solari
03.09.2025 06:00

Murat Yakin ha spostato l’allenamento di odierno, il primo dei tre lontani da occhi indiscreti, dal mattino al pomeriggio. In questo modo, anche Manuel Akanji - fresco di firma e visite mediche all’Inter - ha potuto raggiungere il gruppo rossocrociato, chiamato a preparare le cruciali sfide iniziali delle qualificazioni al Mondiale 2026. Il timing del primo raduno stagionale delle nazionali, in tal senso, si è rivelato nuovamente infelice. Con il mercato dei principali campionati europei aperto sino alle 20 del 1. settembre, non pochi commissari tecnici hanno dovuto digerire giocatori in ritardo, mentalmente distratti o semplicemente resisi indisponibili per privilegiare una o l’altra trattativa. Ebbene, non accadrà più. Perlomeno sino al 2030. Dal prossimo anno, infatti, il calendario dedicato alle nazionali cambierà volto, unendo le pause di settembre e ottobre e dando vita a una maxi-sosta di circa due settimane (e quattro partite) a ridosso dell’autunno. Un pugno allo stomaco dei devoti al calcio per club, ma - oggettivamente - una mossa saggia.

Oltre la metà campo

A questo giro, dicevamo, bisognerà però fare ancora i conti con i risvolti di un trasferimento andato a buon fine e con le scorie di un’operazione fallita. Con la ritrovata serenità da un lato o il nervosismo persistente dall’altro. La questione, appunto, vale altresì per la nazionale svizzera. Eccome. Lungo l’estate, undici dei convocati da Yakin per i match contro Kosovo e Slovenia hanno cambiato squadra. E di questi, compreso l’infortunato dell’ultimo minuto Ardon Jashari, nove occupano posizioni dalla cintola di centrocampo in su. I difensori Akanji e Isaac Schmidt, entrambi candidati a una maglia da titolare venerdì al St. Jakob-Park, hanno da parte loro vissuto un trasferimento tardivo, a Milano e al Werder Brema, con tutte le conseguenze del caso in termini di impiego. Zero i minuti disputati da Akanji al City, zero quelli di Schmidt al Leeds, prima dello spezzone di gara - con tanto di gol - all’esordio in Bundesliga.

Titolari in cerca di nuovi stimoli

Il discorso, comunque, merita di essere allargato. Sì, perché se si considera il periodo che va dall’esaltante Euro 2024 a oggi, il numero di nazionali svizzeri che hanno conosciuto una svolta cresce a quattordici unità. 14 su 24 convocati, pari a poco meno del 60% della rosa costruita da Yakin per conquistare i primi 6 punti nel gruppo B. Non solo: scorrendo i nomi in questione, emerge come siano interessati dai sette agli otto undicesimi dell’ipotetica formazione che affronterà il Kosovo. Tolti Gregor Kobel (numero uno indiscusso al Borussia Dortmund), Nico Elvedi (sempre al Gladbach), Remo Freuler (leader del Bologna dalla stagione 2023-24) e Denis Zakaria (capitano del Monaco), ci si è voluti rilanciare o rimettere in gioco in altre società e/o in nuovi campionati. Dall’eterno Rodriguez, due anni fa passato dal Torino al Betis, a Vargas, volato ai rivali del Siviglia a inizio anno, sino ai trasferimenti più recenti: ovviamente Xhaka al Sunderland, Ndoye al Nottingham Forest, Embolo in extremis al Rennes o ancora Sohm alla Fiorentina.

Senza Sommer, Schär e Shaqiri

Insomma, l’anima della Nazionale ha conosciuto parecchie scosse nelle ultime due stagioni. Il che, va da sé, costituisce un’incognita lungo il cammino che dovrebbe portarci alla prossima Coppa del Mondo. Oddio. A ben guardare, lo stesso scenario si era configurato pure all’alba dell’annata che portò a Euro 2024. E pure allora aveva chiamato in causa alcuni pezzi da novanta, come i già citati Ndoye (dal Basilea al Bologna), Freuler (dal Nottingham al Bologna), Xhaka (dall’Arsenal al Leverkusen poi vincitore del titolo), ma pure Yann Sommer, indesiderato al Bayern Monaco e fortemente voluto dall’Inter. Certo, i risultati ottenuti dalla selezione elvetica nell’autunno del 2023 furono preoccupanti: una vittoria contro Andorra, quattro pareggi e una sconfitta che ci costarono la vetta del girone valido per l’accesso alla rassegna continentale. Ma all’Europeo tedesco, sei mesi più tardi, la Svizzera si esaltò e ci esaltò, flirtando a lungo con la semifinale. Un dato, a proposito di cambiamenti radicali e strattoni, non può tuttavia essere omesso: quella alle porte sarà la prima campagna di qualificazione a un grande torneo orfana di Sommer tra i pali, di Fabian Schär in retrovia e di Xherdan Shaqiri sulla tre-quarti. Un capitale umano e tecnico non ancora sostituito. Forse insostituibile, indipendentemente dalle bizze del mercato.

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